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24 giugno 2022

Quando il tradizionalismo diventa schizofrenia e opportunismo

Una tendenza da cui stare in guardia

24 giugno 2022, Sacro Cuore di Gesù



E oggi parlano di « brigantaggio »…


I lettori di questa rivista, nata sulla linea d’una critica costruttiva ad ampio raggio, ricorderanno che abbiamo dedicato articoli dettagliati al pericolo concreto per l’Istituto del Buon Pastore di perdere le specificità della sua fondazione nel 2006. Sono studi reperibili in questa rivista che è bene rileggere davanti alle recenti uscite dell’Abbé Laguérie. In un paio d’interventi infatti, egli manifesta oggi una linea opposta a quella tenuta ufficialmente fino a circa un anno fa. Anzi diametralmente opposta. Certo Traditionis Custodes è stata una doccia fredda per certo tradizionalismo che voleva nutrirsi d’illusioni, inoltre adesso l’Abbé Laguérie non è più il Superiore Generale dell’Istituto…

Giusto a titolo d’esempio circa dieci anni fa, quando era ancora in carica, scriveva nella Position commune des membres du Conseil général de l’IBP, Dans le respect du Magistère et du Droit liturgique en vigueur, redatta a Parigi il 23 giugno e consegnata ufficialmente a Mons. Pozzo il 20 luglio 2011: «Noi riceviamo il testo di tutti i Concili, e specialmente del Concilio Vaticano II secondo le norme definite dalla Chiesa […] noi ci impegniamo a promuovere “l’ermeneutica di continuità o di riforma”». In merito alla Messa di Paolo VI: «Noi attestiamo “la validità o la legittimità del Santo Sacrificio della Messa o dei Sacramenti celebrati nella forma ordinaria”, secondo i termini dell’Istruzione Universae Ecclesiae del Cardinal Levada (30/04/2011)», nel medesimo testo - posizione ufficiale - venivano al contempo eliminati tutti i riferimenti al diritto di celebrare esclusivamente nel rito tradizionale e si parlava ormai solo di rito proprio. Volendo prescindere da un qualsivoglia giudizio sull’oggetto, ci si chiede: ma dov’è la coerenza con quanto dichiarato su Présent nell’intervista ad Anne Le Pape del 19 gennaio 2022 e che è riportato in calce a questo articolo?

Abbiamo analizzato ampiamente la questione in numerosi articoli passati, tra essi citiamo a titolo d’esempio: Il “rito proprio” e l’ “ermeneutica di continuità” sono sufficienti?

E poi era davvero necessario elogiare servilmente Mons. Pozzo quando aveva appena minacciato la possibile abolizione della Messa tradizionale nella sua conferenza proprio nel Seminario dell’IBP? Cfr. Mons. Pozzo: La messa “straordinaria” può essere abolita dall’autorità.

Il lettore troverà più sotto i recenti testi di segno diametralmente opposto. Certo non sarebbe giusto attribuire soltanto all’Abbé Laguérie il fenomeno che descriviamo nel titolo, ma questo insieme di dati, insieme ai nostri articoli passati, ha un chiaro valore esemplificativo. La domanda è: anche nel mondo cattolico-tradizionale quanto le scelte sono dettate dalla coscienza e quanto sono dettate solo dall’utile? O dal “presunto” utile?


La Redazione di Disputationes Theologicae



Seguono gli estratti pubblicati su internet dell’intervista di Anne Le Pape all’Abbé Philippe Laguérie, Présent, 19 gennaio 2022:

Reverendo, avrebbe mai pensato un giorno di rivivere un periodo di caccia alle streghe (oso servirmi di questa espressione) contro il rito tradizionale?

Sì e no! Se consideriamo le cause profonde della rivoluzione liturgica degli anni Sessanta, l’infestazione modernista del brigantaggio del Vaticano II (ben più sinistra di quella di Efeso!) le stesse cause producono gli stessi effetti: sì! Malgrado il tentativo, che oggi si può definire fallito, sotto Benedetto XVI, di restituire alla liturgia bimillenaria della Chiesa i suoi diritti, il personale ecclesiastico è rimasto e rimane fondamentalmente rivoluzionario. «Un albero cattivo non può portare buoni frutti…». Ma considerando la violenza degli ultimi due documenti (Traditionis Custodes e i responsa ad dubia), il loro disprezzo della tradizione liturgica, il cinismo delle misure adottate, la stessa rabbia di distruzione sistematica che trasuda odio, allora diremmo che il papa non lavora più «alle periferie», piuttosto su un’altra galassia. Del resto, i suoi viaggi ci mostrano che la sua ortodossia è inversamente proporzionale all’altitudine! Sì: costernazione. Eccoci tornati agli anni Settanta, alle sospensioni a divinis, al «seminario selvaggio», alle «scomuniche». C’è odore di polvere.

Come comprendere l’atteggiamento di papa Francesco: puramente nocivo o semplicemente coerente con il Vaticano II?

Innanzitutto non bisogna perdere di vista che il papa attuale è un gesuita! È la prima volta e spero l’ultima. Un gesuita preferirà sempre l’efficacia alla coerenza. Sant’Ignazio lo sapeva bene, e aveva assoggettato i suoi religiosi a un quarto voto: quello di obbedienza al papa, per limitare il numero di geni (infatti la Compagnia ne ha in abbondanza). L’efficacia lasciata a se stessa non diviene altro che stravaganza, presunzione, megalomania, autoreferenzialità. I cardinali lo avevano compreso, non eleggendo mai un gesuita. Un gesuita papa, dunque privo di superiore, è un genio impazzito al comando di un Mirage o di un Rafale (aerei da caccia, ndt): fermateli. Senza che ci sia bisogno di supporre in foro interno la minima cattiveria. Andiamo, chi ve lo permette? Un gesuita può far fuori qualcuno ad majorem Dei gloriam; è facile, se il suo superiore non ha nulla da ridire e  se dirige la sua intenzione in modo appropriato (cfr. Les Provinciales). Nel XVII secolo avevano inventato tante eresie (probabilismo, molinismo, casuistica, eccetera), che il papa dovette imporre loro il silenzio. Ed essi tacquero! Ma oggi, non lo si vede forse, salvo Gesù Cristo chi altri potrebbe mettere a tacere un gesuita senza superiore… Che almeno non prenda più l’aereo.

Che ne pensa dell’obiezione per cui «non voler celebrare altro che il rito antico significa contestare il valore del nuovo»?

Devo esprimermi chiaramente, dopo un periodo di silenzio diplomatico. Sono tra coloro che pensano che il nostro rifiuto assoluto della Messa di Paolo VI non è affettivo, né disciplinare, né carismatico, eccetera. È teologale, teologico, dogmatico e morale. Assoluto! Il peccato originale di questa deplorevole disputa liturgica all’interno della Chiesa è l’inenarrabile e folle audacia di papa Paolo VI nel promulgare un nuovo ordo Missae basato sulla ricerca degli esperti, di F… M… e dei protestanti, gettando alle ortiche (con la voce tremolante) la Messa dei pontefici Leone e Gregorio, entrambi grandi. La liturgia cattolica non può e non deve essere che una trasmissione dell’eredità degli Apostoli. Una Messa inventata 19 secoli dopo non può che essere un’ambizione prometeica, una chimera romantico-libertaria, un populismo di pessimo gusto, indegno della Chiesa di Gesù Cristo. La promulgazione del nuovo ordo Missae di Paolo VI è senza dubbio legale e valida, ma sicuramente non legittima. In questa crisi è molto istruttivo il posizionarsi di ciascuno: quelli che tirano avanti per diplomazia ecclesiastica e per i circoli ecclesiastici finiranno per annegare. Sopravviveranno solo gli appassionati della verità. Avendo trascorso la mia vita a combattere, sono felice di constatare che mi preparo a morire non come un disertore ma come un soldato.

Come vede la questione delle ordinazioni?

Lascio la questione al Superiore Generale del nostro istituto, l’Abbé Gabriel Barrero, che l’ha presa in mano con buone prospettive ma reclama giustamente il silenzio…

Crede che ci sia un rischio reale di rottura della ritrasmissione del rito tradizionale? Se sì, quali saranno le conseguenze?

Nessuna, nessuna! La «battaglia» per la Messa cattolica è stata vinta definitivamente e irreversibilmente da Mons. Lefebvre negli anni Ottanta. Ciò che è fatto è fatto! Ci sono decine di migliaia di preti nel mondo che celebrano la Messa gregoriana, e non basterà un cenno di qualche segretario romano o di qualche vescovo residenziale che fa gli «straordinari» a far cambiare le cose. È troppo tardi: abbiamo vinto la battaglia. Non sono tra quelli che speculano su un infarto o una sincope del papa: lo troverei miserabile, e lo scommettitore rischia di pagare il prezzo della sua scommessa. Al contrario, so che TUTTI i preti che conosco (a cominciare da me) non passeranno mai a questa Messa che ha rovinato la Chiesa d’Occidente, d’America e d’Africa. Sarà più facile per Macron vaccinare i feti, che per Francesco imporci la sinassi di Paolo VI. Con 43 anni di sacerdozio, credete che andrei a chiedere il permesso a chicchessia per celebrare la Messa della mia ordinazione?