7 ottobre 2012

Cosa sta succedendo all’Istituto del Buon Pastore?


7 ottobre 2012, Madonna del Rosario




Dopo aver prudentemente atteso per non bruciare eventualità di pacificazione, questa libera rivista, con la medesima franchezza con cui ha commentato altri avvenimenti ecclesiali e resistito ai tentativi di censura, interviene sull'attuale situazione dell’Istituto del Buon Pastore. Riportiamo dapprima i fatti, esposti nel resoconto ufficiale del segretario del Capitolo, che è stato trasmesso per conoscenza alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei; a seguire pubblichiamo la “Lettera aperta all’abbé Philippe Laguérie”, del direttore di questo sito.  

La Redazione 


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 Rev.ma Pontificia Commissione Ecclesia Dei,


    con grande dispiacere ci vediamo nella necessità di evocare degli avvenimenti dolorosi circa il nostro primo Superiore Generale, avvenimenti che avremmo voluto risolvere all’interno della nostra Società.

Avevamo pensato di relazionare a viva voce e in maniera dettagliata sulla recente situazione del nostro Istituto. Per questo il nostro nuovo Superiore Generale aveva chiesto d’essere ricevuto. Avevamo anche sperato e cercato una pacificazione interna della medesima situazione, inviando delle proposte all’abbé Laguérie. Tuttavia abbiamo recentemente considerato che nessuna delle due circostanze ha potuto realizzarsi. In effetti con lettera del 17 luglio la Commissione ci ha comunicato che non desiderava ricevere nessun membro del Capitolo. Per quanto riguarda l’abbé Laguérie abbiamo dovuto constatare un’attitudine opposta ad un dialogo costruttivo e nell’insieme oggettivamente non affidabile. In effetti, dopo le operazioni elettorali - di cui faremo edotti ulteriormente e pienamente - egli ha abbandonato il Capitolo ancora in atto, malgrado gli inviti a restare, a dialogare e ad accordarsi che gli sono stati rivolti, ma che assolutamente non ha voluto ascoltare. 

Quando i lavori capitolari erano ormai conclusi l’abbé Laguérie ha trasmesso le sue proposte per una riconciliazione della situazione (vedere foglio annesso). Nelle settimane successive, ancora nel mese di luglio, abbiamo cercato di stabilire un contatto finalizzato a valorizzare per quanto possibile le sue proposte, ma a questo punto si è rifiutato sotto pretesto che tale disponibilità era tardiva (già in luglio!) e che tali proposte avrebbero dovuto essere accolte integralmente o rifiutate prima della fine del Capitolo, non prendendo così in considerazione quel che già gli era stato risposto: ovvero che il suo abbandono del Capitolo e il fatto di leggere le sue proposte inviate per mail - una volta che i lavori capitolari erano terminati - non aveva costituito una circostanza propizia per suscitare una risposta ancora più rapida a tali proposte.

In seguito lo stesso abbé Laguérie ha detto all’abbé Perrel che bisognava incontrarsi, specificando tuttavia che non avrebbe mostrato i documenti romani ai quali aveva fatto allusione nel suo blog e ai quali ingiungeva di sottomettersi.

Essendo evidente che è deplorabile che un documento al quale tutti debbono attenersi sia comunicato prima per allusioni su internet, invece di essere inviato ai capitolari e ai membri dell’IBP in generale, e essendo evidente che esso deve essere conosciuto integralmente, abbiamo fatto notare che la pretesa appariva senza alcun senso. Noi avremmo dovuto conoscere in maniera genericamente riferita e nel migliore dei casi per stralci, una cosa che ci concerneva direttamente!

L’abbé Perrel ha dunque chiesto di poterlo incontrare per leggere tale documento. L’abbé Laguérie ha risposto che non avrebbe mostrato il documento, ma che ne avrebbe dato lettura (integrale? Non ha voluto specificare) sostenendo che egli era tenuto al segreto. A ciò l’abbé Perrel ha replicato che un tale comportamento era strano: come poteva un documento così segreto essere vincolante allorquando non poteva essere mostrato? E se era tanto segreto, l’abbé Laguérie non avrebbe violato tale segreto dandone notizia sul suo blog e citandone estratti nelle sue mail? E un’eventuale lettura fatta dall’abbé Laguérie in presenza dell’abbé Perrel, senza che quest’ultimo avesse mai potuto leggere il testo autentico, non avrebbe in ogni caso violato il segreto in questione? Quale logica vi era in tutto ciò? 

Come possiamo dare per indiscutibilmente vincolante un testo che ci si ostinava a non voler mostrare, allorquando l’abbé Laguérie aveva dato prova di variazioni, come mostrerà l’insieme del presente documento? Aveva infatti sostenuto (ed anche confermato per iscritto) delle cose poco credibili, come ad esempio che questa Pontificia Commissione avrebbe formalmente ingiunto la censura e il ritiro di alcuni articoli da un libero sito internet, che dichiara di non essere un organo dell’IBP.

Più tardi l’abbé Laguérie ha comunicato all’abbé Perrel d’aver ricevuto da questa Commissione l’autorizzazione a far conoscere il testo, dichiarando d’inviarlo per mail. L’abbé Perrel ha quindi comunicato all’abbé Laguérie la propria disponibilità ad incontrarlo, a leggere insieme i documenti, a parlarne insieme, come precedentemente auspicato.

A questo punto l’abbé Laguérie ha posto una serie di condizioni: il luogo e la data, non già d’un incontro, ma della convocazione dell’abbé Perrel, avrebbero dovuto essere scelti unilateralmente da lui stesso (…) e ingiungendo all’abbé Perrel di non presentarsi in compagnia d’un determinato sacerdote, membro dell’IBP, come accompagnatore; con toni arroganti e fortemente provocatori. 

L’abbé Perrel ha dunque espresso all’abbé Laguérie che, anche per favorire un clima di dialogo, un incontro si concorda; che lui non avrebbe nemmeno immaginato di porre un veto all’abbé Laguérie in merito all’accompagnatore scelto e che stimava di poter godere della medesima libertà; l’abbé Laguérie si ostinava ad imporre tutti e singoli i punti come condizione sine qua non, confermando la sua recente attitudine che non aveva mostrato alcunché di costruttivo. 

Quindi, in considerazione dell’avviso di questa Rev.ma Commissione contenuto nella comunicazione del 17 luglio scorso di “non ritenere opportuno in questo momento ricevere nessun membro del Capitolo” e in considerazione dell’attitudine prevaricatrice e non costruttiva dell’abbé Laguérie che ha reso vane le nostre speranze d’una ricomposizione della situazione nell’immediato, ci vediamo ormai costretti a ricorrere al presente mezzo, benché imperfetto, per esporre in maniera completa - in prolungamento del precedente invio - la situazione in causa.


***


Il Capitolo è iniziato nella mattinata di lunedì 2 luglio; dopo le votazioni sulle modalità di scrutinio,  facciamo notare che l’abbé Laguérie guidava le discussioni del Capitolo nella sua qualità di Superiore Generale prima di dare le dimissioni - sottolineiamo - il 3 luglio, prima della controversa eventuale rielezione. 

Il 3 luglio l’abbé Laguérie fa uso della sua forte influenza sulle operazioni preelettorali guidando le discussioni, con l’aiuto dell’abbé Héry, suo assistente, perché fosse preso in considerazione il fatto che l’abbé Navas aveva inviato delle schede di voto per mezzo dell’abbé Pinzon. L’abbé Laguérie invitava ad un’interpretazione larga degli statuti per permettere d’accogliere il voto dell’abbé Navas.

Dei dubbi sono stati sollevati perché l’abbé Laguérie era al corrente dell’invio di tali schede per mezzo d’un capitolare fin dalla fine del mese di giugno, ma ne aveva informato il Capitolo solo dopo la sua apertura (la cosa non figurava nemmeno all’ordine del giorno). L’abbé Laguérie ha insistito e si è proceduto alla votazione del Capitolo che ha accettato che, per mezzo delle schede apportate dal Padre Pinzon, il voto del Padre Navas potesse essere espresso. 

In seguito è arrivata una nuova busta da Bogotà. L’abbé Laguérie che guidava ancora le discussioni ha insistito perché si prendessero in considerazione questi nuovi voti per corrispondenza che lui stesso aveva sollecitato presso il Padre Navas nei giorni precedenti al Capitolo. In tale clima, non si è proceduto al voto quanto all’accettazione delle nuove schede che sono state sostituite alle precedenti dal canonista.

Nel pomeriggio il Superiore Generale uscente abbé Laguérie ha dato le dimissioni così come tutto il resto del Consiglio (incarico che, in assenza di tali dimissioni, avrebbe dovuto continuare fino all’8 settembre 2012). Il Capitolo ha dunque potuto procedere alle elezioni e la presidenza del Capitolo è stata presa integralmente in carico da me, Segretario generale uscente e Segretario del Capitolo. 

Ha fatto seguito il primo scrutinio coi seguenti risultati :

Numero dei capitolari presenti: 11 (totale di 12 votanti in ragione del voto del Padre Navas).

Risultati del primo turno:
Abbé Philippe Laguérie 6 voti
Abbé Roch Perrel 5 voti
Abbé Guillaume de Tanoüarn 1 voto

Risultati del secondo turno:
Abbé Philippe Laguérie 6 voti
Abbé Roch Perrel 6 voti

Accedono al terzo turno i Rev.di Philippe Laguérie et Roch Perrel.
Risultati del terzo turno:
Abbé Philippe Laguérie 6 voti
Abbé Roch Perrel 6 voti

L’abbé Philippe Laguérie è eletto Superiore generale dell’Istituto del Buon Pastore, per beneficio d’anzianità. 
Accetta l’incarico.

Don Carusi indirizza al Segretario del Capitolo una reclamo concernente la validità dell’elezione, in ragione di un vizio di forma dovuto all’adozione delle nuove schede di voto del Padre Navas, ricevute per posta dopo l’apertura del Capitolo, senza nessuna firma né lettera d’accompagnamento, e senza che l’accettazione delle nuove schede sia stata sottomessa all’approvazione del Capitolo.

Il Padre Pinzon si dice molto meravigliato perché nelle schede che aveva consegnato c’era il nome dell’ abbé Aulagnier, che non ha ottenuto nessuna preferenza con le nuove schede.

All’inizio della sessione seguente del Capitolo, mercoledì 4 luglio 2012 alle ore 9, Don Carusi contesta la validità di questa elezione, insieme a più padri capitolari, e chiede di sottomettere l’annullamento dell’elezione al voto del Capitolo per vizio di procedura: la consultazione concernente la richiesta del Padre Navas approvava che si prendessero in considerazione le schede “che ha emesso e comunicato per mezzo del Padre Pinzon Vélez”. Ora quelle che sono state prese in considerazione sono altre schede, ricevute per posta nel pomeriggio. D’altra parte, queste seconde schede sono arrivate in Capitolo dopo la sua apertura; esse non erano accompagnate da nessuna lettera esplicativa, né da una qualsivoglia firma del Padre Navas. Seguono le discussioni dei capitolari. Tutti intervengono sull’argomento.

La sessione è sospesa per 20 minuti.

Al ritorno, l’abbé Laguérie dichiara che abbandona l’assemblea capitolare, malgrado gli inviti a restare che gli sono indirizzati, a causa dell’impossibilità a governare che egli dichiara evidente: “Vi lascio distruggere l’IBP, i nuovi capi distruggeranno l’IBP, io non posso governare questo Istituto”. Abbandona quindi l’assemblea. In seguito alle frasi menzionate, che hanno il sapore di dimissioni, l’abbé Laguérie ha anche affermato, mentre usciva dalla sala, che stava partendo, ma che tuttavia non dava le dimissioni perché era stato rieletto. Ora, a parte la contraddizione d’una tale frase, detta uscendo, con tutto ciò che aveva affermato poco prima e con il fatto costituito dal suo abbandono del Capitolo, va sottolineato che le eventuali contraddittorie non dimissioni riguardavano la sua eventuale rielezione del giorno precedente: come abbiamo ricordato sopra, aveva dato le dimissioni dal suo titolo di Superiore Generale il 3 luglio, come lo prevedeva l’ordinanza preparatoria del Capitolo, titolo che aveva ricevuto per decreto dell’Em.mo Card. Castrillon Hoyos. E’ in ragione di questa dimissione formale del 3 luglio che noi abbiamo considerato che l’unico titolo eventuale fosse quello legato all’elezione controversa del 3 luglio e non un titolo anteriore.

L’abbé Héry dichiara a sua volta d’abbandonare il Capitolo per ragioni di salute, a causa della difficoltà a sopportare i dibattiti. Abbandona il Capitolo.

Ore 11 e 55: La sessione è sospesa dal Segretario del Capitolo. 

Ore 15 : Apertura della sessione 


Lettera dell’abbé Laguérie. 

Il Padre Pocquet du Haut-Jussé, canonista, legge una lettera del Superiore Generale, che questi gli ha lasciato a mezzogiorno. Annuncia le sue dimissioni dal Capitolo Generale e il suo rifiuto preventivo di qualsiasi responsabilità il Capitolo volesse affidargli:


« Abbé Ph. Laguérie.

Io rassegno le dimissioni da questo capitolo generale (2-… luglio 2012). Rifiuto in anticipo ogni responsabilità che decidesse d’affidarmi.

Fatto a Courtalain, mercoledì 4 luglio 2012 
Abbé Philippe Laguérie, fondatore e sup. generale »



Il Capitolo Generale, essendo la suprema autorità dell’Istituto, constatando la presenza dei due terzi degli aventi diritto, l’abbé Laguérie avendo dato le dimissioni dal suo incarico ricevuto dal Card. Castrillo Hoyos e essendo anche parso dare le dimissioni oralmente e per mezzo della lettera consegnata al canonista (eventuale rielezione), stabilisce di continuare le sue attività anche dopo l’abbandono dei capitolari abbés Philippe Laguérie et Christophé Héry, per il bene supremo della Società. 

Il Capitolo prende atto del fatto che, oltre ai problemi citati, la procedura di emettere un voto per corrispondenza, se la pratica non è prevista dagli Statuti, è contraria al canone 167.

Il Capitolo esclude dunque di fare ricorso al voto per corrispondenza o per delega, stabilendo che i soli presenti avranno diritto al suffragio.


Il Capitolo vota e approva la mozione seguente :

« Il Capitolo Generale considera come nulla l’elezione del Superiore Generale che ha avuto luogo martedì 3 luglio, a causa di un vizio di forma ».


Il Capitolo informa la Pontificia Commissione Ecclesia Dei di ciò che è avvenuto e approva la seguente mozione:

« Il Capitolo generale auspicherebbe avere un avviso della Commissione Ecclesia Dei, fintanto che è in atto, prima di procedere all’elezione del Superiore Generale e del suo Consiglio »  


Il Capitolo informa la Pontificia Commissione Ecclesia Dei e prevede di rinviare l’elezione all’indomani alle ore 15 per poter lasciare un congruo spazio perché la Commissione possa inviare  eventuali consigli fintanto che i capitolari sono ancora tutti riuniti (alcuni padri dell’America Latina avendo già preso il biglietto di ritorno).


Testo della comunicazione inviata il 4 luglio alla Commissione :

« Mercoledì 4 luglio 2012

     Il Capitolo Generale dell’Istituto del Buon Pastore informa la Rev.da Commissione Ecclesia Dei che in seguito all’invalidità dell’elezione del 3 luglio 2012, non potrà comunicare alla Rev.da Commissione i risultati dell’elezione del Superiore Generale prima del 5 luglio 2012.

Il Capitolo informa anche la Commissione che al momento della contestazione della validità di detta elezione, l’abbé Philippe Laguérie si è ritirato in circostanze d’abbandono del Capitolo. La Commissione è dunque informata delle ragioni per le quali i risultati non potranno pervenire se non con ritardo, così potrà anche, se essa stima utile, comunicarci qualche consiglio.
  
Il Capitolo continuerà a procedere secondo l’ordine del giorno, che prevede ormai l’elezione per giovedì 5 luglio alle ore 15 ».


Il mattino seguente il Capitolo vota e approva la proposizione seguente :

«Il Capitolo generale autorizza il Segretario del Capitolo a prendere contatto immediatamente con l’abbé Laguérie per sapere se ha una comunicazione da fare al Capitolo». 


Il Segretario generale prende contatto con l’abbé Laguérie, che si rifiuta di comunicare alcunché al Capitolo generale. 

Alle ore 15, in qualità di Segretario consulto le mail, dopo aver telefonato per verificare se non c’erano eventuali indicazioni della Pontificia Commissione, e si procede all’elezione del Superiore generale.


Elezione del Superiore generale.

Numero dei capitolari presenti: 9 votanti. 

Risultati del primo turno:
Abbé Roch Perrel 8 voti
Scheda bianca 1

L’abbé Roch Perrel è eletto Superiore generale dell’Istituto del Buon Pastore, con due suffragi in più in rapporto alla parità del precedente scrutinio, ottenendo i due terzi degli aventi diritto, e gli otto noni dei presenti.
Accetta l’incarico.



Elezione del Primo Consigliere, primo assistente e vicario generale

Risultati del primo turno:
Abbé Paul Aulagnier 8 voti
Abbé Yannick Vella 1 voto

L’abbé Paul Aulagnier è eletto Primo Consigliere, primo assistente e vicario generale dell’Istituto del Buon Pastore.
Accetta l’incarico.



Elezione del Secondo Consigliere, secondo assistente

Risultati del primo turno:
Abbé Leszek Kròlikowski 6 voti
Abbé Yannick Vella 3 voti

L’abbé Leszek Kròlikowski  è eletto Secondo Consigliere, secondo assistente dell’Istituto del Buon Pastore.
Accetta l’incarico.



Elezione del Terzo Consigliere

Risultati del primo turno:
Abbé Yannick Vella 4 voti
Don Stefano Carusi 4 voti
Abbé Louis-Numa Julien 1 voti
Risultati del secondo turno:
Don Stefano Carusi 5 voti
Abbé Yannick Vella 4 voti

Don Stefano Carusi è eletto terzo consigliere dell’Istituto del Buon Pastore. 
Accetta l’incarico.



Elezione del Quarto Consigliere

Risultati del primo turno:
Abbé Louis-Numa Julien 4 voti
Abbé Philippe Laguérie 1 voto
Padre Jose-Luis Pinzón Vélez    1 voto
Abbé Yannick Vella 1 voto
Abbé Vincent Baumann 1 voto
Abbé Matthieu Raffray 1 voto
Risultati del secondo turno:
Abbé Louis-Numa Julien 5 voti
Abbé Yannick Vella 1 voto
Padre Jose-Luis Pinzón Vélez    1 voto
Abbé Vincent Baumann 1 voto
L’abbé Louis-Numa Julien è eletto Quarto Consigliere dell’Istituto del Buon Pastore.
Accetta l’incarico.


Il Capitolo comunica alla Commissione :

« Il Capitolo generale dell’Istituto del Buon Pastore comunica alla Rev.ma Commissione Ecclesia Dei l’elezione del Superiore generale e dei membri del Consiglio generale dell’Istituto.

Sono eletti : 

Superiore generale, M. l’abbé Roch Perrel; 

Primo assistente, M. l’abbé Paul Aulagnier; 

Secondo assistente, Don Leszek Krolikowski; 

Terzo consigliere, Don Stefano Carusi; 

Quarto consigliere, M. l’abbé Louis-Numa Julien. 


In attesa della vostra risposta, vi preghiamo di ricevere l’espressione della nostra filiale devozione,


Il Capitolo generale dell’Istituto del Buon Pastore, riunito a Courtalain, il 5 luglio 2012 »


Una volta terminato il Capitolo tutti i membri ricevono quindi la lettera che l’abbé Laguérie aveva inviato per fare della proposte di “possibilità di conciliazione” (vedi annesso), nelle quali tra l’altro sconsigliava di far ricorso a questa Commissione per le ragioni che lui stesso descrive, delle quali voi potete prendere conoscenza nell’annesso, opera dello stesso abbé Laguérie.

Avendo informato la Rev.ma Commissione dei fatti e degli elementi in questione tra i quali le dimissioni da lui rassegnate - formalmente quanto ai suoi titoli anteriori alla controversa e tanto discutibile rielezione -, riteniamo che, avendo presentato tutto ciò, possa essere chiaro agli occhi della Commissione quali motivi ci hanno condotto a stimare di non poter agire in altra maniera rispetto a quella adottata. Restiamo in attesa fiduciosa delle vostre comunicazioni e dell’invio diretto dei documenti che concernono l’IBP, non avendo ancora potuto fare lettura diretta e certa degli originali con l’abbé Laguérie.

Con le nostre devote preghiere alla Beatissima Vergine Maria, Mater Ecclesiae e con osservanza

                                                                       Don Leszek Krolikowski
         Segretario del Capitolo dell’Istituto del Buon Pastore



LETTERA APERTA ALL’ABBE’ PHILIPPE LAGUERIE





                                                                                              Courtalain, 21 settembre 2012



Caro abbé Philippe Laguérie, Superiore generale (emerito) del Buon Pastore,



             il suo comportamento ci contrista ogni giorno di più: ora lei viene in Seminario per privare l’abbé Perrel, suo concorrente, dei diritti elettorali attivi e passivi, e poi viene a dirci che lei cerca la pace. Da tempo avrei voluto replicare, ma ho aspettato per non chiudere la porta alla possibilità di segni di pace e di buon senso. Tuttavia lei ha ormai oltrepassato ogni limite d’umana tolleranza. Fecerunt desertum et appellaverunt pacem.

            Adesso lei attacca il Seminario, dicendo che « si oppone a Roma », ecco il suo unico argomento di queste settimane, quello che maggiormente serve i suoi interessi personali.


Le vostre esilaranti dichiarazioni di iper-romanità

      Avete scritto un incredibile « comunicato dei fondatori ». Ecco colui che si vantava fino a ieri dell’occupazione di Saint Germain l’Auxerrois e dei suoi attacchi contro la “Roma modernista”, in compagnia del grande istigatore delle Consacrazioni episcopali del 1988, firmare un documento untuosamente servile, al punto tale che pure a Roma si saranno dovuti sforzare per non scoppiare dalle risate. Personalmente - glielo confesso - non ci sono riuscito, ho riso, l’ammetto. Non mi punisca oltre per il gesto, già mi ha nominato (con quale diritto?) al Centro San Paolo, che - se non erro - è quel centro culturale in Rue S. Joseph, di certo eretto nel più gran rispetto del diritto ecclesiastico positivo, che dall’oggi al domani le è divenuto sì caro. Questo centro che lei voleva cancellare dalla carta - col suo dirigente - nel giugno scorso e che l’Economo generale voleva escludere dall’ “associazione cultuale” perché non eretto canonicamente. Ricordatevi entrambi…, Rev.di Padri, che ai vostri propositi  collerici e passionali fu risposto che non era onesto - malgrado tutto - sbarazzarsi del Centro San Paolo dopo averlo utilizzato così a lungo. Ma da quel giorno avete fatto la pace…il  Vangelo già parla d’amicizie che si riannodarono in fretta…era un Venerdì Santo, giusto il tempo d’attraversare Gerusalemme e l’amicizia era ricomposta.  

       Col citato testo (…) lei si autoproclama, in compagnia d’altri iper-romani - basta rileggere il loro passato per convincersene - “interprete autentico” degli  Statuti. Lei s’avvale pure della firma d’un altro “fondatore-interprete”: è andato via dall’IBP sbattendo la porta. Che dalla diocesi di Tolone si potessero interpretare autenticamente gli Statuti dell’IBP, davvero non l’avrei mai immaginato.

    Caro Padre, ci dia la lista di tali « interpreti-fondatori », perché essa è a geometria variabile: i suoi rapporti turbolenti col Padre Prieur hanno determinato la sua sparizione dalla lista in questione. Ci dica pure fino a quando si resta “fondatore-interprete”: sarebbe forse un incarico a vita anche se si abbandona l’IBP? Se domani un “fondatore-interprete” avesse ad abbandonare l’IBP, bisognerà che si chieda il suo avviso in merito agli Statuti, seguendone le evoluzioni dottrinali? Non sarebbe questo un immanentismo dottrinale modernista, nel peggior senso della tradizione “vivente” e mutevole al passar delle epoche…e, confessiamolo, secondo l’utilità del momento? 

     Mi perdoni Padre, ma non vedo nessuna coerenza nell’interpretazione autentica dell’abbé Aulagnier sul Novus Ordo, chiamato « Messa di  Lutero » nelle pubblicazioni del suo sito, e le evoluzioni liturgico-dottrinali dell’altro « interprete-fondatore », l’abbé de Tarnouarn, sul sito del quale si può leggere il titolo:  «Ma se si preferisce presuntuosamente e temerariamente un rito particolare all’unità e alla pace, anche se personalmente si è buoni, santi e degni d’elogio, si merita tuttavia la condanna». Sulla conciliazione delle due posizioni contraddittorie la lascio, senza troppe speranze, unico “interprete autentico”: se invece di riempirsi la bocca di “Roma”, “Roma”, “Roma” volesse dirci quale delle due posizioni corrisponde al suo pensiero gliene sarei grato.  

    E’ davvero la firma dell’abbé Aulagnier quella che leggiamo? E’forse lo stesso che chiamava ancora di recente Dom Gerard “razza di Giuda”? Iam parce sepulto. L’abbé Aulagnier è forse quell’ultimo prete venuto al Buon Pastore, per l’esattezza nel novembre 2011? Si tratta di quello che prima di questa recente data scriveva ancora su internet che era “membro della FSSPX”? E se l’autorità conta più della verità, che facevate nella FSSPX che ha resistito all’Autorità Suprema della Chiesa? Si tratta forse di colui che ancora nel giugno 2011 (!) diceva: “pur avendo aiutato la fondazione, non voglio incardinarmi all’IBP perché se la FSSPX fa un accordo entro da loro. L’IBP è instabile e non mi dà nessuna fiducia a causa degli abbés Laguerie e Tarnouarn”? Al punto tale che i professori del seminario - i quali, non foss’altro che per onestà verso i seminaristi, il rischio d’incardinarsi l’avevano già preso - gli  hanno fatto notare che una Società di vita sacerdotale non va identificata personalisticamente con la figura del Superiore pro tempore

     L’abbé Aulagnier che, nel 1988, rifiutando ogni proposta del Card. Ratzinger, diceva: “a Roma hanno un pensiero teologico e filosofico contrario al pensiero della Chiesa. Ho paura di quest’accordo; temo l’astuzia del diavolo, del nemico (…). Temo l’Ufficio romano. “Aderisco alla Roma cattolica, rifiuto la Roma modernista”, che rischia d’essere il Leviatano che ci divora”, è forse la stessa persona che ora ci parla così untuosamente di “Roma”, “Roma”, “Roma” e di fedeltà assoluta al diritto positivo? Tutto ciò fa sbellicare dalle risa tutti…forse pure i funzionari romani. Lui, che per evitare i rischi d’una fondazione è entrato al Buon Pastore solo da qualche mese - giusto in tempo per votare al Capitolo -, il tutto è alquanto ridicolo.

     E passo oltre sull’altrettanto esilarante autocitazione dell’abbé Laguérie - Cicero pro domo sua, ancora una volta esasperato personalismo dell’autorità - divenuto “ermeneuta unico e autentico degli Statuti”. Ancora nient’altro che dell’auto-proclamazione. Abbiamo capito, non insista.  

     La misura è ormai colma, e replico quindi dopo lunga attesa, obbligato ormai a causa non già del suo accanimento personale nei miei confronti, ma perché debbo prendere atto della sua pretesa ridicola epurazione di stamattina nei confronti del suo concorrente; perché lei s’ostina in questa linea distruttrice.

      L’antico retaggio giacobino dei fondatori torna con le liste di proscrizione ormai già affisse: io stesso, molto “canonicamente” nominato in una casa che “canonicamente” non esiste; l’abbé Perrel dichiarato ineleggibile, perché non consente alle sue pretese e minacciato d’altre punizioni. Robespierre docet. E non posso credere che Roma sostenga dei simili procedimenti, come lei lascia intendere.


Lo svolgimento del Capitolo 

Replico quindi pubblicamente che l’abbé Philippe Laguérie è stato rifiutato due volte dalla nostra Società: la seconda con l’elezione dell’abbé Perrel, con 8 voti su nove presenti (ossia i due terzi degli aventi diritto); ma rifiutato anche nella prima votazione, nella quale, anche avendo fatto di tutto per raccogliere i voti dell’ultim’ora, l’abbé Laguérie è arrivato a parità al terzo scrutinio (sei a sei con l’abbé Perrel, quindi presunta elezione per anzianità). Ma precisiamo che per arrivare alla parità c’è stato bisogno d’aggiungere come elettore l’abbé Aulagnier, in fretta incardinato qualche mese prima; senza parlare della trovata della scheda: prima ci fanno votare perché i voti del Padre Navas, in possesso del Padre Pinzon, siano ammessi e il Capitolo accetta, ma per ritrovarsi poi di fronte all’arrivo per posta d’una busta che lei fa sostituire ai precedenti senza nessuna votazione, allorquando l’abbé Laguérie presiedeva le discussioni del Capitolo - giudice e giudicato - e con l’avallo espresso del canonista indicato all’epoca da lei stesso e approvato da Mons. Pozzo nella sua lettera. Questa stessa scheda che ora Roma dichiara illegittima, essendo questo un procedimento canonicamente inammissibile, secondo le carte che lei stesso fa circolare.

     Tale scheda, dopo essere arrivata senza alcuna lettera né alcuna firma, e contenente quattro fogli con nominativo, allorquando c’erano solo tre scrutini, dopo essere passata da una tasca all’altra del canonista (!) - il quale, va detto, in altri campi ha dimostrato di padroneggiare meglio il Diritto Canonico - le avrebbe permesso un’apparente parità; allorquando la sua accettazione era proposta - in evidente conflitto d’interessi - da colui che era giudice e giudicato. Il Capitolo ha in seguito constatato la nullità d’un atto illecito, informandone la Santa Sede prima di procedere a nuova elezione. Ed ora il decreto romano sembra anch’esso, ripetendo parola per parola ciò che il Capitolo aveva constatato, dichiarare nulla e non avvenuta la sua elezione illecita. Tale scheda che, assieme all’iscrizione all’ultimo minuto dell’abbé Aulagnier, le ha permesso d’arrivare a parità, è una scheda illegittima e inutilizzabile.

      Non scordiamo che il suo primo irresponsabile ricorso - messo su internet prima d’essere comunicato ai Padri Capitolari e ai membri della nostra Società, senza preoccuparsi dei danni - reclamava per lei il titolo di Superiore Generale in ragione della validità di tale elezione che il Capitolo non avrebbe potuto disfare. No, non è un atto del Capitolo, è un atto giuridicamente nullo e non avvenuto per vizio di forma: tale votazione illecita era non solo contraria alle più elementari norme della giustizia, ma anche al canone 167. Cosa che le abbiamo detto - a lei e al canonista, che aveva scordato tale canone - perché si procedesse ad un’altra elezione. Elezione che lei avrebbe ormai perso cinque a sei, ed ecco che lei abbandona il Capitolo! Per favore eviti l’affabulazione.

     Sono costretto a dire che Roma « sembra » confermare tale giudizio del Capitolo, dalla giustezza d’altronde evidente, poiché questa mattina lei mi mostra dapprima una fotocopia, rifiutandomi l’originale, e solo a causa della mia insistenza lei mi dà un altro testo; poiché l’insieme dei Capitolari non ha ancora visto tale decreto, che, il 18 luglio, le sarebbe stato inviato (col titolo di “m. l’abbé”, ma poco importa), perché lei lo trasmettesse ai Capitolari. Trasmettere ai Capitolari - ripeto - e subito, ecco cosa le domanda la Santa Sede.   

     Durante un mese e mezzo tale testo non ci è accessibile, e ci viene chiesto al tempo stesso di sottometterci a quanto contiene, senza che noi lo conoscessimo! Chi sta prendendo in giro, quando parla di disobbedienza ai decreti? Nihil volitum nisi praecognitum; lei ci impedisce l’accesso ai documenti di Roma, e ci accusa di rivolta. Vediamo bene qual è il suo rispetto delle indicazioni romane e le sue intenzioni nascoste. Finora ogni notizia che ho di tale decreto, mi è trasmessa da lei - giudice e giudicato ancora una volta - e l’insieme dei Capitolari non ha ancora avuto copia di tutta la documentazione. Dove sta il suo resoconto dei fatti inviato a Roma? Non sappiamo quel che lei ha raccontato a Roma per poter ottenere - cosa assai singolare - un eventuale decreto “inaudita altera parte”.

     E permetta quest’annotazione passeggera: caro Padre, per un Superiore uscente essere “eletti per anzianità” (e dopo tali manovre!) equivale moralmente ad una disfatta; la cosa non avrebbe dovuto, senza moltiplicare i ricorsi-internet e i ricorsi canonici, dissuaderla dal cercare il potere ad ogni costo?


Il suo abbandono del Capitolo 

     Essendo divenuto chiaro l’esito delle successive votazioni, non solo perché lei avrebbe perduto cinque a sei senza la « scheda volante », ma anche perché quest’atto illecito aveva disgustato i presenti - che hanno votato 8 su 9 per l’abbé Perrel - lei abbandona il Capitolo. Lei abbandona il Capitolo, prima che avvenga una qualsivoglia scelta o votazione, e ciò a partire dal momento in cui vede che l’atmosfera è divenuta sfavorevole alla sua rielezione.
     Oh quant’è bello vedere un capo che abbandona la propria Società, che tanto più si chiama “del Buon Pastore”! Sentirla dire “vi lascio distruggere il Buon Pastore, non posso governare, vi lascio fare”! Ma anche lì lei non mantiene la sua parola e fa delle dichiarazioni su internet. In vista di qual bene ? 


Lei ha mai creduto all’ IBP?

     Lei è stato messo in minoranza, la Società non l’ha rieletta. Un capo che ama la propria società dice “che io muoia perché il Buon Pastore viva”. Un buon capo si ritira in buon’ordine dimostrando che ama l’IBP, mostrando così che la FSSPX aveva torto quando diceva che l’abbé Laguérie aveva fondato l’IBP senza crederci, solo perché non sapeva dove trovare rifugio. In effetti, si ricorda Padre? Lei ci diceva in conferenza “non sapevo dove andare e bisognava pur fare qualcosa”. E recentemente lei ripeteva in un’intervista con Mons. Gaillot (!) che lei non era dell’auspicio che la FSSPX facesse un accordo. Ma allora, ha mai creduto a quel che ha fatto? O davvero le circostanze l’hanno spinta ad ascoltare le proposte del Card. Castrillon, delegato del Papa Benedetto XVI, il Quale è, forse più di tanti altri, fondatore di questo Istituto. 

     Lei si ricorda di quando diceva che non avrebbe rinunciato al posto di parroco di S. Eloi (malgrado la nuova nomina) e che ne avrebbe mantenuto l’incarico sulla carta, perché, “se saltava tutto”, lei avrebbe conservato un posto al calduccio? Lei si metteva al riparo, lasciando il gregge alle intemperie! Che Pastore! Bell’esempio di abnegazione.  Ed ora per salvare se stesso, lei fa dei proclami ultra-romani sulle specificità dell’IBP, ma nascondendo saggiamente l’ «exclusive», del quale lei non parla più da parecchio tempo, e la “critica costruttiva”, opportunamente occultata anch’essa da circa un anno, come alla conferenza del giugno scorso, che ha scandalizzato tutti i seminaristi (io non c’ero, perché conoscevo il ritornello dal 20 luglio 2011, l’avevo sentito nell’ufficio di Mons. Pozzo. Si ricorda?).

     Altri hanno creduto al Buon Pastore e ci credono fermamente, perché in ragione dell’ideale che avevano non si riconoscevano né nella FSSPX né nella FSSP. 

     Si ricorda di quella sera del 3 luglio, dopo la sua apparente rielezione, quando si cercava di farmi tacere sull’irregolarità della scheda? Lei parlava del mio eventuale posto di consigliere, persino d’Assistente. E in quel frangente lei non smetteva di tessere i miei elogi. Se avessi accettato lei sarebbe ora Superiore ed io Assistente. Non ho accettato ed ora mi tratta in tutti i modi possibili, dopo le lusinghe adulatorie di quella sera.

E adesso di nuovo « Superiore Generale » 

     Ed ora lei dice di essere Superiore Generale « secondo tutti i canonisti ». Ma ci dica dove li trova tutti questi canonisti sempre d’accordo con lei, altrimenti citi i canoni e la giurisprudenza, se non la giustizia. Erano tutti d’accordo quando lei era incontestabilmente eletto al primo turno. Erano tutti d’accordo quando lei diventava in luglio “Delegato Apostolico” (anche lì, la loro conoscenza del Diritto sembra un po’ desueta…) e adesso lei ridiviene “Superiore Generale” per decreto del Card. Castrillon del 2006, incarico dal quale lei ha formalmente dato le dimissioni il 3 luglio, come le ha giustamente fatto notare l’abbé Raffray.  

     Capirà quindi perché esitiamo a riconoscere tutte le sue variazioni, non essendo il diritto - secondo le sue stesse parole - una “pelle di coniglio” che può essere stiracchiata in tutti i sensi.


Quale coerenza?  
Anche a Roma dovranno ridere leggendo le sue servili dichiarazioni d’amore ad ogni autorità ecclesiastica e a qualsiasi diritto ecclesiastico positivo. L’incontrollabile “curé de Saint Nicolas du Chardonnet”, a fianco dell’ “uomo delle consacrazioni episcopali dell’ ‘88” e dell’abbé de Tarnouarn, quello di “Vatican II et l’Evangile”, quello nel sito del quale si legge “se si preferisce presuntuosamente e temerariamente un rito particolare al’unità e alla pace, anche se si è personalmente buoni, santi e degni d’elogio, si merita tuttavia condanna”, e che deve esser un omonimo di quello che, il 4 giugno a Notre Dame de Vignemont, dava la Comunione in cotta e stola a un matrimonio probabilmente invalido, durante la Messa d’un sedevacantista (uno vero stavolta…), la cui ordinazione è dubbia e il quale dichiara Benedetto XVI (pardon, “l’abbé Ratzinger”) essere un impostore eretico. A proposito, chi era il Superiore d’un Istituto di Diritto Pontificio che dirigeva la corale di questo stesso “matrimonio” sedevacantista? Come si può fare una cosa simile? “Bisogna trarre le conseguenze d’un accordo con Roma”, pontifica lei senza arrossire nel suo ultimo proclama. Medice cura teipsum.  Ecco le lezioni d’obbedienza romana e d’ecclesialità che lei ha dato alla  propria Società. Si tratta della stessa persona che ha voltato gabbana per conservare il potere? Crede davvero che a Roma penseranno che lei è ormai divenuto un docile agnellino che non beve altro che acqua del Tevere e vino di Castelgandolfo?   

     Caro Padre, lei cambia spesso idea. Dove sono andate a finire le frasi guerriere (e assai poco ecclesiali) che abbiamo ascoltato in Capitolo, in campagna elettorale: “e adesso ci istalleremo ovunque anche senza il permesso dei Vescovi”? E questo l’ha riferito a Roma? Dove sta la romanità? E il rispetto del diritto e della divina costituzione della Chiesa? (…) Senza moltiplicare gli esempi, basti citare la sua installazione a Poitiers in periodo di sede vacante, ciò che ci è valso la comprensibile riprovazione di tutto l’episcopato francese - come tante volte ci ha ripetuto Sua Em.za il Card. Ricard durante la visita canonica.     

     L’IBP deve rispettare la costituzione della Chiesa e continuare la sua battaglia liturgica e dottrinale e non, al contrario, prendersi gioco della giurisdizione dei Vescovi e cedere, come dirò sotto, sulla sua ragion d’essere e le sue specificità. Eccolo il nostro servizio alla Chiesa aldilà delle dichiarazioni d’amore interessate degli “interpreti-fondatori”.

     E’ forse lo stesso abbé Laguérie, attivamente presente al “matrimonio” sedevacantista, colui che manda una mail (23 marzo 2012, ore 10 e 52) ai suoi preti, invitandoli ad accettare i consigli di Mons. Pozzo di levare l’ «exclusive» e di convertire la «critica costruttiva» accontentandosi dell’ “ermeneutica della continuità” e nulla più? E’ davvero lo stesso? Qual è il vero Laguérie? Lei ha chiamato per iscritto tali richieste di Mons. Pozzo all’IBP una «Buona Provvidenza» (!) per tutti. Non si poteva più nemmeno scrivere liberamente "Il rito proprio e l’ermeneutica della continuità sono sufficienti?”. Mons. Pozzo ne chiede la censura (così lei mi scrive) e lei esegue. E in questa sua mail collettiva che ho citato poc’anzi, lei ammette senza ritegno che il testo che Mons. Pozzo ha accolto è stato proposto da lei stesso (!), e lei conclude la mail con un elogio della nuova conquista: il “proprie” al posto dell’ “exclusive”! E mi fermo per ragioni di spazio, senza citare i suoi propositi ai sacerdoti presenti nel pomeriggio del 2 febbraio scorso. Di certo lei non mancava di faccia tosta e continua ad averne.


Le sue contraddizioni 

     Un giorno i suoi elogi della Commissione Ecclesia Dei oltrepassano l’adulazione (togliere l’ «exclusive» sarebbe una «Buona Provvidenza»!), l’indomani lei ci scrive in merito all’Ecclesia Dei, dicendoci che bisogna essere uniti contro « i nostri comuni nemici » (rilegga la sua Lettera al Capitolo, dopo il suo  abbandono). Quante volte lei cambia opinione passando da un estremo all’altro? Oppure più semplicemente lei cambia registro a seconda dell’interlocutore? Dov’è il comune denominatore delle sue azioni, a parte il suo potere personale? Quale credibilità fornisce non solo a noi, ma alla stessa Commissione, che oggi lei incensa e che ieri disprezzava anche per iscritto?

     O piuttosto lei non ama altri che se stesso (e qualche vicino) ed è pronto a tutto, purché il capo sia lei. Possiamo restare con un capo disposto a tutto purché il suo potere personale sia salvo? Non facciamoci ridere dietro. Eppure ce ne sono stati che hanno creduto all’IBP, e che ci credono ancora. Lei non ci ha mai creduto, altrimenti non agirebbe così.

     Come diceva l’abbé Aulagnier di Dom Gerard? «Razza di Giuda»? Speriamo solo, cari Padri, che siate accecati al punto da non vedere in voi ciò che condannavate negli altri…a meno che tutto non divenga lecito, purché siate voi a farlo. 
     Caro abbé Laguérie, lei non è Superiore Generale: lei ha dato le dimissioni il 3 luglio, e inoltre l’8 settembre lei ha perso il titolo colorato che il decreto del Card. Castrillon le permetteva. Due volte la società l’ha rifiutata, due volte, mostri che lei merita stima per altri versi. Lei vuole il potere a tutti i costi, lei ha fatto venire una scheda invalida, lei ha in fretta inserito l’abbé Aulagnier fra gli elettori, quindi di voti lei non ne ha avuto che quattro…e, se leviamo il suo, porta tre! Insomma la società l’ha rifiutata come capo, a cosa serve tutto quel che lei sta facendo?

     Un capo in minoranza che non vuole abbandonare il potere sarà condizionabile, a causa della necessità che avrà di ricorrere continuamente ad un aiuto dall’esterno. Lei è per alcuni il candidato ideale, anche se un giorno lei sarà gettato dopo esser stato utilizzato, come quelle povere donne, che si utilizzano una volta e delle quali poi ci si sbarazza. E’ proprio quel che ci vuole per chi volesse dirigere il Buon Pastore per mezzo d’una marionetta…non abbiamo bisogno d’un commissario…anche facendo astrazione di tutti quei sacerdoti  che oggi non sono nell’IBP, ma che sono interessati, e che dicono che non verranno da noi finché l’abbé Laguérie resterà il capo. Si rassegni ad abbandonare il potere di una società che l’ha rifiutata, altrimenti dimostrerà che avevano ragione quando dicevano che lei se ne infischiava dell’IBP e che cercava solo una cuccia e il potere.

     Se lei non è completamente accecato dallo spirito delle tenebre, se la Provvidenza le dà un attimo di lucidità ne approfitti, prima ch’Essa non glielo levi di nuovo. Non passi alla storia come il “Giuda” che ha consegnato l’IBP, pensi ad altro.

     Le ho già detto tutto ciò in privato, non volevo dirlo all’esterno, ma ormai lei mi obbliga. Concluda bene ciò che è cominciato così male. Quante volte l’abbiamo difesa con forza contro gli attacchi, lei è stato il nostro Superiore, con coraggio talvolta, ma tutto ciò non fa che aumentare la mia desolazione per la sua azione presente.


Come alla Fraternità San Pietro nel 2000?

    Pensi anche a questa eventualità: non starà per caso succedendo (in maniera più mascherata) quel che avvenne al Capitolo della Fraternità San Pietro nel 2000? Questa Fraternità che ora, secondo voi cinque firmatari del Comunicato, è giunta a difendere - senza precisazioni e servilmente - la libertà religiosa e a non far più alcuna battaglia dottrinale, per la gioia della FSSPX, che chiama traditori tutti “gli Istituti Ecclesia Dei”? Non ci troveremo forse, per caso, davanti ad una situazione analoga?

        E se qualcuno pensa - come chiaramente detto in privato - che cedere sull’ «exclusive» e sulla «critica costruttiva» sia la miglior via per facilitare lo sviluppo dell’IBP, come l’abbiamo ascoltato al telefono e a voce, allora che lo dica in maniera aperta, ma non con dei simili imbrogli. 

     Il Buon Pastore ha bisogno d’un capo che non sia condizionabile, sotto nessun punto di vista. Che tristezza vedere che lei non se ne rende conto da solo! E si guardi dallo spirito cattivo: lei non assomiglia al Buon Pastore che dà la vita per le sue pecore. Lei assomiglia al contrario di Gesù Cristo: che la nostra opera sia distrutta, purché il mio potere sia salvo. Lei assomiglia al contrario del Buon Pastore, dimostri che lei è un uomo, un cristiano, un uomo d’onore, mostrando coi fatti che tutto ciò non è vero, invece d’auto-citarsi e di fare manovre per avere quei voti che non avrebbe avuto dall’inizio, mostrando  in tal modo che il giudizio che la FSSPX portava su di lei era falso. Lo dimostri, ma lo dimostri coi fatti!
     Le ho detto tutte queste cose in privato e più volte, la qual cosa ha causato il suo risentimento accanito e personale; gliele ridico stavolta pubblicamente a seguito della sua ostinazione suicida, perché c’è ancora una speranza che lei apra gli occhi sul male che ha fatto al nostro Istituto e supplico la Madre del Buon Pastore di preservarci dall’accecamento nel servizio leale di Suo Figlio. 
                                                                                               

Don Stefano Carusi