23 dicembre 2015

Misericordia, virtù ordinata o passione sregolata?

L’insegnamento di San Tommaso d’Aquino


21 dicembre 2015, San Tommaso Apostolo

 
S. Margherita da Cortona: dal concubinaggio alla santità.
La misericordia di Dio


La parola misericordia è oggi tra le più abusate e l’improprio utilizzo di un termine così legato alla Sapienza e Bontà divine ha delle conseguenze che si riflettono anche sul modo di intendere la natura di Dio. Se da una parte è vero che vi possono essere più modi d’intendere la misericordia, dall’altra è importante introdurre alcune precisazioni per non approdare a gravi errori in materia di fede e di morale.

In questo breve articolo vedremo alcune capitali distinzioni che San Tommaso fa nella Summa Theologiae ed analizzeremo principalmente la questione di come vada intesa la nozione di misericordia nell’uomo e la nozione di misericordia in Dio. Poste queste distinzioni, utili ad evitare tanto lo scoglio del panteismo che quello correlativo dell’antropomorfizzazione eccessiva di Dio, vedremo quali siano le ragioni e le condizioni della misericordia per i peccatori, seguendo il Dottore Angelico.


La misericordia è virtù “secondo ragione”

San Tommaso parla della misericordia sotto il suo aspetto più propriamente morale nella Secunda Pars e, facendo ricorso all’etimologia, ci spiega cosa sia e come la si debba definire. Si dice misericordia quando qualcuno, guardando alla miseria dell’altro, ha un “misero cuore” o meglio un cuore “commiserevole”[1]. Ovvero il cuore di chi ha misericordia si immedesima con chi è nella miseria e - a sua volta - “si fa misero”. E’ l’attristarsi con chi è triste, ci si identifica in parte con chi sta male e col suo desiderio di bene. 

Questo movimento dell’animo è in certa misura qualcosa di innato nella nostra natura, ovvero Dio nella Sua infinita Sapienza ha creato l’uomo dotato di passioni, le quali in sé concorrono a condurci al fine ultimo. Per esempio davanti ad un’ingiustizia evidente si può avere un moto di collera, che può essere santa e giusta e stimolare all’azione per proteggere la verità o chi è ingiustamente vessato. La perfezione della creazione ha previsto infatti che per un animale spirituale e sociale come l’uomo, vi fossero delle “reazioni” che in sé hanno lo scopo di stimolare la creatura sensibile al bene proprio e degli altri; tuttavia - principalmente a seguito del peccato originale - le passioni devono essere sempre dirette dalla ragione perché non diventino causa di peccato per la loro sregolatezza.