G. B. Tiepolo, "Il cortigiano Tolomeo offre la testa di Pompeo per ingraziarsi Cesare" |
Nella nostra comunicazione pubblica del 14
maggio 2012 “Disputationes non si lasciaimbavagliare”, ci eravamo chiesti se l’ingiunzione rivolta a nome della
Pontificia Commissione Ecclesia Dei a questa libera rivista provenisse
realmente da tale Organo romano, in che misura...Al fine di verificare, anche
nei confronti dei nostri lettori, il nostro direttore ha chiesto direttamente
alla Commissione medesima, con la lettera seguente:
Don Stefano Carusi
18 Place A. Rillié
F- 28290 Courtalain
18 Place A. Rillié
F- 28290 Courtalain
Courtalain, 22 ottobre 2012
Eccellenza Rev.ma,
mi vedo costretto a scrivere a codesta
Rev.ma Commissione per renderla edotta di alcuni avvenimenti ed alcuni episodi
sconcertanti che mi vengono presentati come applicazioni della volontà della
medesima Commissione. Negli ultimi mesi infatti sono stato oggetto di minacce
in quanto Direttore responsabile del sito Disputationes
Theologicae (libera rivista che non è un organo del Buon Pastore, come ha dichiarato
anche espressamente); alcune di tali minacce provenivano direttamente dall’abbé
Philippe Laguérie, il quale sosteneva che codesta Rev.ma Commissione gli avesse
dato mandato per significarmi le gravi punizioni che mi attendevano se non
avessi obbedito a tali censure. In data 13 maggio 2012 l’abbé Laguérie mi ha
scritto sostenendo che il Rev.mo Mons. Guido Pozzo aveva ingiunto con lettera
dell’8 maggio c. a. la censura di alcuni articoli del sito; nel contempo sono
stato minacciato espressamente di essere trasferito in Colombia se non avessi
ritirato gli articoli d’opinione sul rito esclusivo e sulla critica costruttiva
del Concilio Vaticano II; negli stessi giorni una minaccia anonima è giunta a
invocare per me una riduzione allo stato laicale nel giro di poco tempo. In
conseguenza di tali pressioni ho subito anche un ricovero ospedaliero
all’Ospedale di Chateaudun il giorno 14 maggio 2012.
Premesso che come Direttore di una libera
rivista, regolarmente iscritta al Tribunale di Camerino, la mia opera di
coordinatore mi impone di concertare col Consiglio di Redazione e con la legge
italiana sull’editoria, non vedo davvero come l’abbé Laguérie possa invocare il
diritto di censura sulla libera stampa cattolica, a maggior ragione se i testi
non contengono nulla contro la fede e i costumi ed esprimono un mero punto di
vista teologico indipendente, come i canoni 212 e 215 del Codice sottolineano.
A tutt’oggi, purtroppo, le minacce
continuano e si intensificano in questo momento delicato per l’Istituto del
Buon Pastore; non solo si invoca che esse provengano direttamente da codesta
Rev.ma Commissione, ma si sostiene anche che codesta Commissione abbia dato il
potere di escludere dal Capitolo del Buon Pastore - e quindi da prossime
eventuali elezioni - tutti quanti non si sottomettano agli ordini e alle
censure dell’abbé Laguérie. Quest’ultimo, di fatto, sta rimaneggiando la
composizione del Capitolo - non si sa bene a quale titolo, avendo egli dato le
dimissioni da Superiore il 3 luglio
scorso ed essendo anche scaduto il titolo colorato l’8 settembre - in vista di
una rielezione, con metodi che non appaiono ispirarsi alla legalità canonica,
ma nemmeno al più elementare senso della giustizia.
Mi trovo quindi nell’obbligo di rendere
edotta codesta Rev.ma Commissione dello stupefacente testo che mi è pervenuto
lo scorso 11 ottobre e che allego alla presente. Non solo esso contiene minacce
espresse e canonicamente irricevibili, ma vi si insinuano anche frasi calunniose.
Scrivo quindi a codesta Rev.ma Commissione, informandoLa anche che i membri del
Consiglio di Redazione di Disputationes si
sono interrogati sulla necessità di ricorrere alla giustizia, ecclesiastica in primis.
Nel salutarLa rispettosamente affido alla
Sua preghiera il nostro Istituto e invoco la Sua benedizione. Prono al bacio del
sacro anello.
Don Stefano
Carusi
Direttore
responsabile di Disputationes Theologicae
________________________
S. Ecc.za Rev. ma
Mons. Augustin Di Noia
Pontificia Commissione Ecclesia Dei
Piazza del Sant’Uffizio 11
00193 Roma
In semplicità, senza reticenza, abbiamo
preferito l’approfondimento in via diretta alle illazioni affrettate, siano
esse dettate dal timore opportunistico (degli “allineati”) o dalla semplificazione
tendenziosa (della FSSPX).
Al quesito la Commissione ha risposto come
segue:
PONTIFICIA
COMMISSIO ECCLESIA DEI
Prot.
80/2006
Dal Vaticano, il 5 novembre
2012
Reverendo Padre,
è pervenuta a questa Commissione la Sua
lettera in data 22 ottobre nella quale Lei partecipava le Sue preoccupazioni
circa la Sua situazione all’interno dell’Istituto Bon Pasteur.
Al riguardo mi pregio comunicarLe che, in
data 8 maggio 2012, l’allora segretario della medesima Commissione, Mons. Guido
Pozzo, ha fatto sapere al Suo Superiore, il Rev. do Philippe Laguérie, che, pur
essendo legittima la discussione all’interno dell’Istituto circa le domande
fatte dopo la visita canonica, era inopportuno che tali dibattiti apparissero
su siti internet o in riviste accessibili al pubblico. La medesima Commissione
ha chiesto una vigilanza rinnovata al riguardo, senza però raccomandare nessuna
determinata misura disciplinare.
Nel significarLe quanto sopra, profitto
della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio.
J. Augustin Di Noia, o. p.
Vice-presidente
Copia al Rev.do Philippe Laguérie
_______
Don Stefano Carusi
18, Place Rillié
28 290 Courtalain
France
Notiamo
che la Commissione sembra non escludere che si possa dissentire da alcuni
inviti espressi a seguito della visita canonica, essendo essi un punto di vista
non perentorio. Emerge soprattutto che ingiunzioni di censura così assolute del
dibattito intorno al “rito esclusivo” e alla “critica costruttiva”, nonché a
certa gestione poco chiara del dialogo Econe-Roma, più che essere un diretto
ordine della Commissione, provenivano in buona parte dalla cortigianeria
complessata e/o interessata di taluni esponenti del nostro mondo.
Di
tale risposta della Commissione qualcosa ci sembra possa essere discusso: ad esempio,
pur non disdegnando il valore di una prudente moderazione in materia, non
stimiamo che su tali questioni dottrinali, liturgiche ed ecclesiali sia inopportuno
il pubblico dibattito, che non si presta ad ambiguità ed equivoci. Si tratta
infatti di questioni squisitamente di natura pubblica (peraltro già
anteriormente comparse su internet).
Rimane
il fatto che un punto di vista della Commissione dell’ordine del consiglio è
stato arbitrariamente accresciuto da altri in un vero e proprio ordine,
suscettibile di sanzioni. In tale procedimento, in sé squallido, vi è tuttavia
qualcosa di provvidenziale poiché ne risulta messo in luce un aspetto che
spesso, tra l’opportunismo timoroso e la tendenziosità faziosa, resta
trascurato: il servilismo interessato che, nel complesso dell’allineato, va
oltre le richieste. Quella piaggeria per la quale, nonostante le attuali
circostanze, non si distingue tra una legge e un punto di vista, tra un obbligo
e un’indicazione; servilismo di facciata, spesso e volentieri usato per
“compensare” certo estremismo in privato, talora persino inquietante.
In
tal senso la prova che sta attualmente attraversando l’Istituto del Buon
Pastore sarà, in ogni caso, preziosa per svelare i cuori; e non soltanto (come
purtroppo accade spesso nel nostro mondo) i cuori di coloro che - troppo facile
bersaglio - sono lontani da noi...
Abbiamo
fiducia nella Provvidenza, che sa quello che fa, come l’hanno avuto quei seminaristi
che proprio nell’attuale situazione sono entrati nel Seminario dell’IBP! Lasciamo
fare alla Provvidenza (come mons. Lefebvre amava ripetere serenamente nei
frangenti più difficili); quanto a noi, cooperiamo con il piccolo, umile contributo della fedeltà alla
linea della franchezza rispettosa e della critica costruttiva, come ci siamo
proposti fin dagli inizi.
P.S.
Il servilismo di cui sopra ha spesso negli ambienti di cuore tradizionale
un’appendice contraddittoria, o piuttosto complementare. Essa consiste in un
complesso acriticamente favorevole nei confronti della Fraternità San Pio X
(specialmente in privato, e specialmente quando la si conosce poco); FSSPX che
certo ha le sue ragioni, ma che non di rado è anche un riferimento idealizzato,
comoda e compensativa scorciatoia “virtuale” per tanti che non osano.
E’
anche su tale punto che verteva la censura che alcuni superiori emeriti
dell’Istituto del Buon Pastore ci volevano imporre (censura mossaci addirittura
dal settembre 2011). “Per non contrariare la Commissione….”, ci fu detto da
essi. Tanto maggiore è la cattiva coscienza delle proprie omissioni,
altrettanto maggiormente si è inibiti nel parlare costruttivamente anche di
questi problemi. La nostra rivista, fermamente convinta che il primato della
verità (anche quando scomoda) è un bene necessario e preliminare per tutti
(Fraternità San Pio X inclusa), respinge con sdegno la via dell’opportunismo,
che demanda ad altri il proprio dovere di testimonianza. Infatti di verità
scomode, alcune delle quali ben dolorose, Disputationes ha parlato pubblicamente
e senza complessi. Sicché ci siamo chiesti all’epoca e ci chiediamo
pubblicamente oggi: nella FSSPX, dove si ostenta sempre di parlare
pubblicamente, si avrà la consequenzialità di pubblicare la lettera con la
quale mons. Fellay ha ottenuto il ritiro del decreto di scomunica, lettera
della quale le due parti hanno dato due diverse versioni? Di rendere noti nel
dettaglio i risultati delle discussioni dottrinali, come promesso? Di pubblicare
il testo “di compromesso” del preambolo che Mons. Fellay ha firmato e inviato
ad aprile al Santo Padre? Di chiarire il mistero della lettera di settembre con
la quale mons. Fellay avrebbe chiesto ulteriore tempo alla Pontificia
Commissione per dare una risposta definitiva sul preambolo - richiesta
ufficialmente pubblicata dalla Commissione stessa - in stridente contrasto con
l’opposta versione dei fatti data da Mons. Fellay ai suoi fedeli nelle omelie
dell’1 e dell’11 novembre, riportate anch’esse - pubblicamente - su internet? Non
è forse vero che amiamo tutti la verità e la giustizia? Attendiamo risposta.
La Redazione di Disputationes Theologicae