29 settembre 2015

Un nuovo sacerdote alla Comunità San Gregorio Magno

Intervista all’abbé Jean Pierre Gaillard 

                                                                    29 settembre 2015, San Michele Arcangelo

Pellegrinaggio dei sacerdoti della Comunità San Gregorio Magno alla Grotta della Maddalena

Padre, potrebbe presentarsi ai nostri lettori?

            Abbé Jean Pierre Gaillard: Sono nato in Francia nella regione del Massiccio Centrale; dopo il servizio militare, mi sono seriamente posto la domanda della vocazione e sono entrato nel seminario di Wigratzbad dove ho ricevuto una parte della mia formazione. Nel luglio 2006, prima dell’erezione dell’Istituto del Buon Pastore, sono arrivato a Bordeaux dove ho partecipato al restauro della chiesa di Saint Eloi. Nel mese di settembre dello stesso anno ero presente alla fondazione di questo Istituto di cui condividevo gli ideali fondatori iniziali. Sono stato ordinato sacerdote il 22 settembre 2007 dal Cardinal Castrillon Hoyos. Nel 2008 ho cominciato il mio apostolato presso la scuola parrocchiale nella quale sono rimasto fino alla fine dell’anno scolastico 2015.

            Dopo i ben noti eventi del 2012-2013 e la cosiddetta « elezione », a causa dei metodi impiegati ho preso le distanze, ma ho fatto la scelta di continuare a preservare il bene comune della scuola continuando nelle mie funzioni di direzione. Il tempo tuttavia ha rivelato che non era più possibile restare in una simile situazione, soprattutto in ragione della posizione che assumevo apertamente. Ho allora valutato quel che potevo fare. Dopo un tempo di riflessione e di preghiera, visti i chiari segni della Provvidenza, ho capito che ostinarsi su questa via non era la volontà di Dio. Ho dunque fatto la scelta di raggiungere la Comunità San Gregorio Magno.       


Potrebbe spiegarci quel che l’ha determinata a fare questa scelta? 

            Da un certo tempo mi interrogavo sulle conseguenze della strada che aveva imboccato l’IBP, ma ho aspettato per veder più chiaro. In seguito sono stato particolarmente indignato dalla costatazione del silenzio sulle grandi questioni in cambio di concessioni – penso tra l’altro al grave problema della comunione ai “divorziati risposati”. Non si vedeva più la determinazione nel denunciare pubblicamente i problemi, nemmeno su un argomento così evidente come quello della famiglia. Questa rinuncia ad ogni critica pubblica in rapporto alle questioni cruciali di oggi (che era l’ideale dell’IBP), andava di pari passo con la durezza di posizioni nelle discussioni private ed addirittura con la severità nei confronti dei fedeli che esprimevano la minima critica su questa inversione di rotta. Sono anche stato testimone involontario della strumentalizzazione dell’assoluzione sacramentale. 

            Non era più possibile avallare una simile attitudine. Era ben venuta l’ora di fare la scelta che la Provvidenza m’indicava. Vedevo che alla Comunità San Gregorio non c’era questa doppiezza d’espressione e, sinceramente, è forse ciò che mi ha toccato maggiormente.

           
Potrebbe parlarci della vita quotidiana alla Comunità San Gregorio Magno?

            Fin dal mio arrivo qui a Camerino, ho prima di tutto trovato i benefici della vita in comunità. Orari regolari, preghiera e ufficio in comune, pasti fraterni nel corso dei quali possiamo parlare apertamente, discutere sulla vita della Chiesa e, più in generale, sulla situazione odierna. Tutto ciò permette di riflettere tra sacerdoti sulle grandi questioni della società e soprattutto di sostenersi reciprocamente. La giornata si articola in tempi d’approfondimento, di lettura e in piccoli lavori manuali, classici in ogni fondazione. I miei confratelli già dicono che sono un esperto del bricolage

            Ci troviamo in campagna (e persino in montagna…), il che favorisce la contemplazione e la vita di preghiera. Sto anche scoprendo poco a poco gli apostolati che abbiamo nelle regioni vicine. Al tempo stesso la nostra presenza qui resta un punto di riferimento: i fedeli vengono ad assistere agli uffici e alcuni sacerdoti dei dintorni vengono ogni tanto ad incontrarci per capire in cosa consiste la nostra modesta testimonianza.
           

Pensa che altri sacerdoti potrebbero seguirla?

            Veritas liberabit vos. Quando non si agisce in verità si è prigionieri, quando si agisce rettamente secondo coscienza, è lì che siamo liberi. Ho fiducia che la forza della verità e la grazia agiscono sempre. Certo, tutti noi abbiamo i nostri momenti d’esitazione, è un po’ naturale, ma la tendenza a non prendere impegni può essere anche una tentazione del Maligno. In quanto sacerdoti, in ragione del nostro carattere sacerdotale, abbiamo tutti una grave responsabilità...

            Alcuni confratelli mi hanno confidato che si pongono seriamente il problema. Per vincere la nostra “paura d’esporsi” bisogna pensare che il bene comune della Chiesa dipende anche dalle scelte personali di ciascuno di noi... Agire vuol dire anche dar prova di carità.


Padre, una parola finale per i nostri lettori

            Bisogna pregare per dirigere l’azione: noi dobbiamo agire, ma bisogna prima pregare molto e specialmente il Rosario. Difendiamo la verità soprattutto e i fondamenti della società, testimoniamo apertamente in favore della famiglia e dell’insegnamento cattolico. Perché la Madonna ha promesso ai bambini di Fatima che – dopo le prove – il Suo Cuore immacolato trionferà…e questo trionfo verrà con la recita del Rosario. 

                                                                                               Nicolas Fulvi