“Esortazione postsinodale” su Santa Margherita di Cortona
25 gennaio 2016, Conversione di San Paolo
Il concubinaggio
Santa Margherita
di Cortona nacque a Liviano, in diocesi di Chiusi in Toscana nel 1247. Dopo
un’infanzia allegra e normale perdette sua madre durante l’adolescenza. Il padre
si risposò e ciò le fornì il pretesto per vivere secondo i suoi capricci. La
sua grande bellezza fu presto notata dagli uomini della regione e soprattutto
da un ricco uomo di Montepulciano, che s’innamorò perdutamente di lei e portò
la magnifica ragazza di sedici anni nel suo castello. Durante nove anni visse
nella bella dimora in cui il suo concubino poteva soddisfare il suo amore per
il lusso e il piacere, al punto che le sue amiche, rimproverandole un giorno il
suo aspetto esteriore, le dissero: “che sarà di te, o vanitosa Margherita?”.
Cosciente del suo
stato e della sua vita peccaminosa e miserevole, volle continuare, durante
tutto il tempo del suo sbandamento, a occuparsi dei poveri e a coltivare un po’
di preghiera personale.
La conversione
Nel 1274, il suo
concubino partì per qualche giorno. Quale grande sorpresa quando, dopo tre
giorni, vide tornare sola soletta la cagnolina ch’egli aveva portato con sé.
Quest’ultima arrivando si mise ad abbaiare, a guaire e a tirare per la veste
Margherita per farle capire di seguirla. Meravigliatasi seguì la cagnolina al
di fuori e dopo una breve passeggiata scoprì in un bosco il corpo del suo
amante, nascosto sotto dei rami e steso al suolo già in parte roso dai vermi.
Piena d’orrore per tale visione e sorretta dalla grazia di Dio capì tutta la
gravità della sua vita peccatrice, la stupidità d’essersi abbandonata a una
creatura che non era che corruzione e, abbandonando quella dimora, se ne
ritornò come il figliol prodigo verso suo padre. Voleva implorare perdono per
una vita così scandalosa ed avere il suo aiuto alfine di riparare e far
penitenza. Il padre accettò e Margherita cominciò a far penitenza. Dopo tanti anni
di vita licenziosa non sapeva se Nostro Signore le avrebbe ridato la grazia.
Moltiplicò allora le penitenze straordinarie per ricevere dal Cielo un segno che
potesse tranquillizzare la sua coscienza tormentata. Fu così che si presentò
più volte alla Messa parrocchiale in cui erano riuniti tutti gli abitanti della
città, vestita poveramente e portando una corda al collo. Interrompeva i santi
misteri confessando pubblicamente i suoi peccati passati e domandava perdono a
Dio e a tutta l’assistenza per il pubblico scandalo da lei causato. Presto la
sua attitudine finì per nuocere alla reputazione familiare, la qual cosa non
piacque affatto alla sua matrigna che fece di tutto per metter fine al suo modo
d’agire. Quest’ultima riuscì alla fine ad ottenere che suo marito scacciasse
quest’ “insensata”, questa “folle”, dalla casa paterna.
La tentazione
Margherita si
ritrovò messa per strada, sola, abbandonata da tutti, senza soldi, con il suo
bambino piccolo nato da quest’unione concubinaria. Entrando allora in una
piccola cappella si gettò ai piedi d’un gran Crocifisso e si mise a pregare per
implorare l’aiuto del Cielo. Fu allora che il Principe delle tenebre, vedendola
in sì grave stato, così sola e abbandonata e così fragile, le sibilò
all’orecchio la più insidiosa delle tentazioni: “a che ti sono servite quelle
penitenze eccessive se non a farti così tanti nemici, perché ti lamenti? Sei
ancora così giovane, talmente bella, senza nessuna difficoltà tu troverai un
altro ricco compagno per riprendere quella vita di dolcezze, di ricchezza, di
piaceri, di mondanità”. Il demonio fece rinascere nei ricordi tutti i piaceri
passati, tutte le cose affascinanti di quella vita mondana, tutta la
considerazione e il prestigio che aveva all’epoca. Terribile prova, terribile
dilemma, terribile battaglia interiore, terribile tentazione che dovette
sopportare Margherita. Ma Nostro Signore non abbandona mai i suoi - “Dio è
fedele, non permetterà che siate tentati al si sopra delle vostre forze (I Cor.
10, 13)” - e in mezzo a questo vortice ammaliante e mortale, udì una voce che
veniva dal Crocifisso: “Va a Cortona, al convento dei Frati Francescani, ti
diranno come continuare la tua vita penitente”.
Cortona
Aggrappandosi a
questa voce come ad una mano tesa in pieno naufragio, obbedì immediatamente e
intraprese il viaggio. Entrò da una piccola porta della città, quasi di
nascosto, e si gettò ai piedi di un confessore del convento dei Francescani al
quale narrò tutte le tribolazioni della sua giovane esistenza e soprattutto le
grandi misericordie del Salvatore che l’aveva condotta fin lì. Dopo tre anni di
prova poté ricevere l’abito del Terz’Ordine di San Francesco. A partire dal suo
arrivo a Cortona desiderò solo d’essere gradita a Nostro Signore Gesù Cristo. E
si ritirò in un piccolo eremo in cui visse per ventitré anni di privazioni, di
mortificazioni, di penitenze. Seguendo il consiglio di San Paolo “castigo il
mio corpo e lo riduco in schiavitù (I Cor. 9, 27), dormiva sulla pietra a
livello del suolo, vegliava notti intere nella preghiera, si dava la
disciplina, ridistribuiva immediatamente ai poveri tutto ciò che le era portato
e non mangiava che un pezzetto di pane, un po’ d’erbe qualche noce e un po’
d’acqua. Tutte queste austerità indebolirono talmente il suo corpo che non
sentì più nessun moto sregolato della sensualità né il minimo desiderio
disonesto. Liberata da qualsiasi attaccamento ai beni della terra la sua anima
si poteva elevare facilmente al Cielo durante la preghiera e fu gratificata da
numerose visite celesti, come quella di Nostro Signore stesso che amava
intrattenersi familiarmente con la sua umile serva.
La reputazione di santità
Dopo qualche tempo
lo sguardo degli abitanti di Cortona mutò radicalmente nei suoi confronti e la
sua reputazione di santità si diffuse al di fuori della città. Il diavolo che
non la lasciava mai in pace e la perseguitava con numerose tentazioni, visioni,
attacchi, approfittò subito della cosa per instillare in lei dei sentimenti
d’orgoglio, di fierezza, di vanità. Sentendo immediatamente l’estremo pericolo
di tali tentazioni, Margherita uscì per strada e cominciò ad urlare agli
abitanti della città: “come pensate, amici miei, di trattenere entro le vostre
mura una detestabile creatura come me; ignorate forse che vita vergognosa ho
condotto ?” Partì quindi per
Montepulciano, la città dei suoi sbandamenti e dei suoi eccessi, e all’entrata
della città chiese a una sua compagna di passarle la corda al collo, di
trascinarla nelle vie e di urlare il più forte possibile: “ecco Margherita che
ha perduto tante anime; ecco quella peccatrice che ha profanato la vostra
città”.
La chiamata al Cielo
Durante gli ultimi
anni della sua vita, Margherita contemplò con grande fervore la Passione di
Nostro Signore, ciò le diede un’immensa carità per la salvezza delle anime e
soprattutto una grandissima devozione alle anime sante del Purgatorio. Nostro
Signore stesso le disse un giorno in una delle loro conversazioni: “dì ai Frati Minori che si ricordino delle anime dei defunti, sono in così gran numero che lo spirito dell’uomo può a malapena immaginarlo, e tuttavia sono poco soccorse dai loro amici”. Per uno speciale permesso divino, queste anime poterono addirittura chiedere alla santa delle preghiere di liberazione e Margherita poté contemplare la salita al cielo di numerose anime attorniate da cherubini, finalmente liberate dalle fiamme del Purgatorio.
Avendo conosciuto
in anticipo la prossimità della sua morte, vi si preparò con lo stesso zelo che
ebbe nelle sue mortificazioni e consumata dagli ardori dell’amore divino,
munita dei Sacramenti della Santa Chiesa, rese l’anima a Dio il 22 febbraio
1297. La sua anima poté finalmente gustare la felicità celeste e il suo corpo,
che esalava un odore soave e ancor oggi intatto, fu lo strumento di numerosissimi
miracoli. Nel 1728 Papa Benedetto XIII canonizzò questa figlia della Chiesa da
sempre venerata a Cortona e diede come modello ai cristiani il suo percorso:
dal concubinaggio alla santità.
Testimoni della misericordia
Se delle penitenze
pubbliche così austere sono chieste solo alle anime privilegiate, l’esempio
della conversione, del cambiamento di vita e dell’abbandono di una situazione
peccaminosa per lasciar posto alla vita della grazia, non sono richieste
soltanto ai santi. Su questo punto Santa Margherita resta un esempio di
grandissima attualità. Così come non si servì del suo bambino, frutto dei suoi
anni di concubinaggio, per giustificare soluzioni inammissibili, ma sentì il
dovere di occuparsi con cura della sua educazione cristiana e della salvezza
della sua anima. Quest’ultimo seguirà il buon esempio di sua madre entrando
nell’Ordine Serafico.
In conclusione
lasciamo la parola a San Gregorio Magno, ascoltando la sua esortazione al
popolo romano: “Osservo Pietro, considero il ladrone, intravedo Zaccheo,
guardo attentamente Maria [Maddalena] e non vedo in essi che dei modelli di
speranza e penitenza messi sotto i nostri occhi. Qualcuno ha lasciato che la
sua fede mancasse, che guardi Pietro piangente per aver rinnegato per paura. Qualcun altro è stato duro, crudele
addirittura verso il suo prossimo, che guardi il ladrone che giunge alla gioia
della vita al momento stesso della morte, grazie al suo pentimento. Un altro,
infiammato dalla cupidità, s’è impossessato del bene altrui, che guardi Zaccheo
rendendo al quadruplo se aveva preso qualcosa a qualcuno. Un altro, tutto
incendiato dal fuoco della voluttà, ha perso la purezza del corpo, che guardi
Maria [Maddalena] che ha fatto morire in sé l’amore carnale al fuoco dell’amore
divino. Ecco che Iddio onnipotente presenta ovunque ai nostri occhi dei modelli
da imitare, e che propone degli esempi della sua misericordia. Che il male ci
sia in orrore, soprattutto se ne abbiamo fatto l’esperienza. Dio onnipotente
scorda volentieri che abbiamo fatto del male, è pronto a trasformare la nostra
penitenza in innocenza”.
Abbé Louis-Numa Julien