1 marzo 2016

L’Abbé Philippe Laguérie (IBP) ci chiede di censurare gli articoli


E altre recenti conferme

                                                                                           29 febbraio 2016



  Pagina ufficiale facebook dell’IBP dopo gli attentati di Parigi:
Gesù Buon Pastore si colora di blu, bianco e rosso


L’abbé Philippe Laguérie ha scritto al Direttore di Disputationes Theologicae alla fine dello scorso anno, chiedendo di provvedere all’oscuramento di alcuni nostri articoli entro quindici giorni. In dicembre e gennaio avevamo già in programma alcuni articoli su questioni di notevole importanza ecclesiale, ora abbiamo lo spazio editoriale per rispondere ad una richiesta che tra l’altro è esplicitamente in contrasto con lo stesso Diritto canonico (can. 212 e 215).

Cosa preoccupa l’Abbé Laguérie in un’ora così grave per la Chiesa? Forse ha sentito il bisogno di farci avere un articolo in cui difende apertamente il Matrimonio cristiano e l’Eucarestia dagli attacchi che oggi subiscono, anche da parte d’eminenti uomini di Chiesa? Oppure vuol rendere pubblica una presa di posizione ufficiale (finora non risulta ve ne siano) contro le tesi Kasper e le gravi eresie che ne conseguono, esercitando così quella “critica costruttiva” che un tempo sembrava la caratteristica dell’IBP? No, niente di tutto ciò, per ora l’urgenza sembra essere quella di chiedere che Disputationes Theologicae censuri tutti gli articoli che riguardano i cambiamenti identitari dell’IBP e la sua strana “elezione”, sulla quale la Segnatura Apostolica non ha ancora risposto a tutte le domande poste.

All’epoca della “Chiesa della Misericordia” e della “parresia evangelica”…e allorquando Papa Francesco scrive ad Antonio Socci (che nel libro “Non è Francesco” ha messo in dubbio tra l’altro la legittimità canonica della sua elezione) per ringraziarlo e dirgli: “sono sicuro che tante delle cose riportate mi faranno molto bene. In realtà, anche le critiche ci aiutano”, ricevere una lettera con minacce per aver pubblicato delle domande ancora senza risposta fa un po’ sorridere.

Da parte nostra non abbiamo mai preteso che i nostri articoli non fossero suscettibili di precisazioni da parte degli obiettanti e abbiamo sempre detto di essere disposti ad eventuali dibattiti o rettifiche, ma nel quadro della pubblica “disputatio” intorno all’oggetto. Il nome della testata non è casuale. Insomma - come dovrebbe essere evidente - non basta sentenziare, bisogna argomentare. Ma finora di lettere argomentate sul contenuto degli articoli in questione non ne è pervenuta nessuna.

Le richieste di censura, evidentemente, non sono un argomento. Anche se possono essere lo stesso un’importante conferma…


Già in passato l’abbé Laguérie ci scrisse perché oscurassimo l’articolo Il "rito proprio" e l' "ermeneutica della continuità sono sufficienti? e Accordo Roma-Econe: "Abbiamo scherzato?". Si invocò all’epoca persino l’espressa volontà della Commissione Ecclesia Dei, quasi fosse il mandante della censura e delle minacce di nomina in Colombia se non avessimo ottemperato. Interpellammo l’autorità competente e Mons. Di Noia ci rispose rivelando che eravamo in presenza di arbitrarie amplificazioni di quella che era una richiesta di vigilanza e di prudenza. Insomma ancora una volta il “complesso dell’integrato” andava ben oltre le richieste. Scrivemmo: “Più che la Pontificia Commissione Ecclesia Dei era dunque il servilismo”. La storia si ripete, a dire il vero abbiamo perso il conto, dovremmo essere alla quarta o quinta inaccettabile richiesta di censura, sembra che non si stanchino mai…Un’altra volta fu per aver rivelato che il Capitolo era stato manipolato in maniera indecente (cfr. La cosiddetta “elezione” dell’abbé Laguérie a Superiore dell’IBP), era rivenuta fuori come “sanzione” la nomina in Colombia (amano così poco l’America Latina da considerarla un bagno penale?). Stavolta la censura è richiesta evocando il nome del Commissario Forgeot, Abate emerito di Fontgombault, che fu il gestore della “normalizzazione forzata” dell’IBP. Costatiamo che - dopo tre anni - ancora c’è chi non si dà pace pensando ai documenti che in parte abbiamo pubblicato nei nostri articoli. 


Altre recenti conferme 

Quanto sia opportuno che i nostri articoli siano in rete - e ci restino - ce lo ha recentemente confermato un giovane sacerdote del Buon Pastore, il quale ha affermato nelle scorse settimane a dei fedeli di Bordeaux, che se gli Statuti dell’IBP non sono stati cambiati e se c’è ancora il rito esclusivo, lo si deve alla Comunità San Gregorio Magno e ai suoi articoli. Questo giovane sacerdote, la cui onestà intellettuale in sé è da lodare, ha indicato che sono le pubbliche testimonianze che frenano le pressioni a svendersi. Tale sacerdote all’epoca fu sinceramente scandalizzato da quel che diceva l’Abbé Laguérie sul Documento Pozzo (cfr. Mail della “Buona Provvidenza”, Conferenza in Seminario registrata del 2 giugno 2012 e Intervista di Claire Thomas su Monde et Vie del 20 ottobre 2012) e, se oggi così si esprime in pubblico, vuol dire che l’intelligenza è ancora lucida; se anche la volontà è retta, allora che tragga semplicemente le conclusioni dalle premesse che ha saputo porre.

Gli Statuti quindi, per quel poco che si sa e malgrado il Tribunale della Segnatura abbia già parlato di cambiamenti statutari (“de mutatione statutorum”, cfr. Dalle risposte della Segnatura già qualche conferma), sembrano per ora essere “mantenuti”, ma ci chiediamo: “mantenuti” in tal modo non rischiano di diventare solo un “guscio vuoto”? Uno specchietto per le allodole che permette di rifugiarsi dietro di essi anche se - per stessa ammissione interna - i vari capi sono “costretti” a mantenerli a causa della testimonianza della Comunità San Gregorio Magno e sotto la pressione di quel che direbbe Disputationes Theologicae? Forse, a credere alla necessità di una “terza via teologica ed ecclesiale”, eravamo davvero in pochi…

A tal proposito è interessante notare anche quel che scrive l’Abbé Raffray, che ha ricevuto da poco importanti incarichi di responsabilità. Tale Superiore ha rilasciato recentemente un’intervista programmatica. In essa afferma che oltre il rito esclusivo, il carisma specifico dell’IBP è la “critica teologica positiva delle riforme moderne” (Cfr. L’Institut du Bon Pasteur de retour à Roma, Paix Liturgique, lettre 526 del 19 gennaio 2016). Ora, che la “critica teologica positiva” fosse il carisma specifico del Buon Pastore ci giunge veramente nuova, anche perché parlare solo di “critica teologica positiva delle riforme moderne” - che potrebbe essere rivendicata da qualsiasi teologo e che non è più nemmeno la ratzingeriana “ermeneutica della continuità” - sembra tanto un fumoso accademismo. Non c’era certo bisogno del Buon Pastore per inventarla. I testi fondatori del 2006 parlavano di “critica seria e costruttiva” di “alcuni punti insegnati nel Concilio Vaticano II concernenti alcune riforme posteriori della liturgia e del diritto e che ci sembrano difficilmente conciliabili con la Tradizione”. Ma di tutto ciò non c’è più traccia. Non è inutile ricordare infatti che - guarda caso - l’accantonamento della “critica costruttiva” (ma per ora non si vedono pubblicazioni, nemmeno di “critica teologica positiva delle riforme moderne”…) è proprio nella linea di quel che chiese il famoso Documento Pozzo, che sarà utile rileggere anche integralmente. Constatiamo che si sta realizzando punto per punto quanto scrivemmo nell’articolo A un mese dal manifesto della Comunità San Gregorio Magno e nel successivo Mons. Pozzo: la messa “straordinaria” può essere abolita dall’autorità.

Vedete a che servono gli articoli e perché è bene che restino in rete? Alle volte la memoria è corta, o - per certo opportunismo - selettiva. I vecchi articoli aiutano ad evitare l’immanentismo.

Anche la deriva della parrocchia personale di Saint Eloi, su cui tanti sacerdoti e fedeli ci hanno scritto con dolore, era stata ampiamente annunciata. Non c’è più traccia per esempio del bollettino parrocchiale Le Mascaret, il cui titolo indicava il “mascaret”, che è quell’onda controcorrente che risale la Garonna; è stato sostituito da una rivista dal nuovo nome americanista Religius, decisamente più “nel senso della corrente” e - seguendo l’enciclica Laudato si’ - l’editoriale dichiara : “Religius sarà ecoresponsabile”. Anche la predicazione ha subito una svolta. Quest’anno per esempio ci saranno quattro prediche quaresimali, che si chiameranno “Conferenze di Quaresima del Giubileo della Misericordia”. Quella del 19 febbraio sarà sulla Misericordia (per il re Davide), invece quella del 26 febbraio sarà sulla Misericordia (che viene dal confessionale), quella dell’11 marzo al contrario sarà - indovinate un po’? - sulla Misericordia (secondo Suor Faustina), e quella del 18 marzo ancora sulla Misericordia (per la Maddalena). Insomma su Saint Eloi si riversa un mare di Misericordia, al punto tale che pure il tradizionale pellegrinaggio parrocchiale a Nostra Signora di Verdelais, un punto di riferimento locale cui tutti sono affezionati, sarà - non indovinerete mai - su…Maria e la Misericordia! Insomma o c’è poca fantasia o c’è tanta piaggeria. Ora, tutti siamo convinti dell’importanza della virtù ordinata di misericordia, ma ostentare di essere “più bergogliani di Bergoglio” con addirittura cinque somministrazioni di “misericordina” - cinque! - in meno di un mese, forse farà sorridere anche in Vaticano. Soprattutto sapendo bene che in privato le critiche sul “Papa argentino” sono appunto…senza misericordia! Absque misericordia, in privato. In pubblico invece si invoca “Roma Roma Roma”, chiedendo “tanta Misericordia”. 

E non è solo colpa - malgrado le sue oggettive responsabilità - dell’Abbé Vella, Parroco e Assistente Generale, come troppe volte si dice a Bordeaux, ma anche gli altri - sacerdoti e fedeli, alcuni dei quali ci hanno scritto - dovrebbero riflettere sul fatto che è possibile (oltre che doveroso) non rendersi complici di tale duplicità. Alcuni hanno già fatto una scelta coraggiosa.  

Avevamo scritto nei nostri articoli, mettendo in guardia i nostri confratelli: “il servilismo è un pozzo senza fondo”, forse avremmo dovuto scrivere che è un “abisso”. Che invoca l’abisso. 

Valutato l’insieme di questi motivi pensiamo sia un bene per tutti che i nostri articoli restino in rete e consultabili liberamente.   

La Redazione di Disputationes Theologicae