Sul
Capitolo 2019
29
settembre 2019, San Michele Arcangelo
Abyssus…
Il recente Capitolo del Buon Pastore ha lasciato interdetti molti osservatori. Soprattutto davanti ad un risultato che vede eletto Superiore Generale un sacerdote pressoché sconosciuto, proveniente dall’America Latina, che a suo tempo abbandonò la Fraternità San Pio X nella quale fu ordinato per poi andare nella diocesi di San Bernardo in Cile, nella quale ha celebrato per una quindicina d’anni la Messa riformata per poi giungere al Buon Pastore dopo il 2014. Il sacerdote si chiama Luis Gabriel Barrero ed era assai poco conosciuto dai sacerdoti, dai seminaristi e dai fedeli.
Cosa è successo davvero al Capitolo e come spiegare quest’avvenimento? Questa è la domanda rivolta alla nostra Redazione da alcuni lettori, la risposta alla quale è un’analisi della crisi identitaria dell’Istituto, supportata anche dalle recenti conferme che ci sono giunte da confratelli dell’IBP, tra cui alcuni Padri Capitolari.
Non torneremo molto su quanto già ampiamente scritto e argomentato, ma per comprendere cosa è avvenuto oggi è capitale rileggere i nostri articoli: che dalla richiesta di appiattirci sull’ermeneutica della continuità, accantonando concretamente la critica costruttiva e di rinunciare “ad ogni esclusivismo” (con la reazione non franca, non davvero filiale, ma servile che ne seguì) vanno fino al “golpe di Fontgombault” da cui è uscita la classe dirigente dell’epoca 2013-2019. Quanto avvenuto in parte era prevedibile, se non altro come conseguenza di un annullamento identitario e di coscienza per cui si mandava giù quanto è contrario alle proprie specificità.
In breve: al Capitolo del 2019 il candidato uscente abbé Philippe Laguérie non è stato rieletto; ci riferiscono che ha avuto solo due voti all’elezione del Superiore Generale, si è comunque presentato anche all’elezione di semplice Assistente, ma anche qui, ci viene riferito, ha avuto solo due preferenze. Il concorrente abbé Vella, già uno dei fedelissimi dell’abbé Laguérie, ma che stavolta si presentava come candidato indipendente, ha avuto anch’egli pochi voti all’elezione da Superiore Generale, pochissimi ne ha avuti l’abbé Raffray, anch’egli pilastro dell’amministrazione Laguérie, diventatone concorrente al Capitolo. Ma l’evento inatteso è stato che fin dalle prime battute è emerso che il candidato più votato era un certo Padre Barrero; alcuni dei votanti ci hanno riferito che nessuno sapeva bene quale fosse il suo passato ed il fatto che per anni avesse scelto il rito riformato, abbandonando il rito tradizionale, sembra non fosse noto ai più. Sic!
Non c’è voluto molto ai Padri Capitolari per capire che tutti questi consensi non potevano essere che la conseguenza di un piano legato alla componente dell’IBP che dipende dall’associazione brasiliana “Monfort”, derivante da una scissione della TFP, della quale ha saputo mantenere metodi organizzativi e strategie di comando. Gli elettori francesi si sono trovati in minoranza, anche perché l’abbé Aulagnier - da sempre molto legato alla “Monfort” e ad alcuni finanziatori di area TFP che con un complesso sistema “ridistribuiscono” le donazioni atlantiche - sembra avesse già preso da tempo (ma con discrezione) il partito sudamericano, che è particolarmente di moda.
Il resto è noto, Padre Barrero - con un piccolo aiuto dalla Polonia - è diventato il nuovo Superiore Generale; l’abbé Aulagnier ha mantenuto il posto di primo Assistente Generale; l’abbé Vella è potuto restare secondo Assistente Generale, magra consolazione per la sostanziale sconfitta. Scompare completamente di scena l’abbé Laguérie, nel comunicato ufficiale non lo si menziona nemmeno nei ringraziamenti di rito. Verrebbe da dire: «non ha accettato i veri amici, ed ecco qua». Meglio tacere su altri dettagli dello svolgimento e della “preparazione” del Capitolo perché non essenziali alla comprensione di quanto realmente accaduto.
Parlano i fatti; non ci sembra ci sia molto da aggiungere, se non che la deriva da noi denunciata dal 2012 ha avuto addirittura un’accelerazione rispetto a quanto previsto e lo snaturamento identitario della società ha portato alla lunga anche ad una vera e propria “mutazione genetica”; oltre a notare che tutti i membri del nuovo Consiglio Generale non solo non sono fondatori, ma nessuno di loro era membro in quell’autunno del 2006 quando tra grandi sacrifici e poche persone nasceva l’IBP (l’abbé Vella arriva nel 2007, l’abbé Aulagnier nel 2011- giusto in tempo per votare al Capitolo 2012 -, il nuovo Superiore Generale solo nel 2014). Ci sembra di dover rinnovare un appello ai confratelli dell’IBP che ci hanno contattato, i quali riconoscono implicitamente che noi difendiamo ancora l’identità dell’IBP-2006 e la validità di quella linea, di quei presupposti, anche se ormai riuniti nella Comunità San Gregorio Magno: oggi, davanti a segni tanto evidenti non è forse giunto il momento di un ripensamento di certe opzioni e di certe strategie utilitaristiche che hanno dimostrato il loro fallimento fino a tal punto?
La Redazione di “Disputationes Theologicae”