29 settembre 2010

Mons. Gherardini: per la Fraternità né compromesso né "Aventino"


Pubblichiamo un testo inviatoci da Mons. Gherardini sul domani della Fraternità San Pio X. La sua prospettiva, realisticamente fondata sulle circostanze storiche che per più motivi conosce bene, approda ad una sintetica analisi teologica che centra la “vexata quaestio” sul concetto di Tradizione. Il suo è un lucido invito ad operare nella chiarezza teologica senza avere il timore d’intavolare un discorso di lunga lena, aperto a larghe collaborazioni e a ricerche approfondite sui documenti conciliari controversi, come scriveva nel suo celebre libro Concilio Ecumenico Vaticano II, un discorso da fare. In questa prospettiva l’accordo canonico sperato non sarebbe il punto d’arrivo d’un rapido confronto punto per punto sul Vaticano II, ma al contrario il punto di partenza di un vasto programma d’analisi e di studi che coinvolgerebbe “la collaborazione di tutti i più prestigiosi, sicuri e riconosciuti specialisti in ognuno dei settori in cui s’articola il Vaticano II (e che darebbe luogo ad) una serie di congressi o ad una serie di pubblicazioni su ognuno dei documenti conciliari” (B. Gherardini, “Supplica al Santo Padre, Ibidem, p. 257).
Noi ci iscriviamo in quest’ottica, in particolare per ciò che concerne un serio rinnovamento del dibattito teologico, che dovrà comportare, da ambo le parti, la revisione dei “luoghi comuni” non dogmatici, nel supremo interesse della Chiesa universale e non nella ricerca d’uno status quo, finalizzato al solo interesse particolare.




Sul domani della Fraternità S. Pio X
Durante un amichevole incontro, alcuni amici m’han chiesto quale potrebb’esser il domani della Fraternità S. Pio X, a conclusione dei colloqui in atto fra la medesima e la Santa Sede. Ne abbiam parlato a lungo ed i pareri eran discordi. Per questo esprimo il mio anche per iscritto, nella speranza – se non è presunzione e Dio me ne guardi! - che possa giovare non solo agli amici, ma anche alle parti dialoganti.
Rilevo anzitutto che nessuno è profeta né figlio di profeti. Il futuro è nelle mani di Dio. Qualche volta è possibile preordinarlo, almeno in parte; in altre, ci sfugge del tutto. Bisogna inoltre dare atto alle due parti, finalmente all’opera per una soluzione dell’ormai annoso problema dei “lefebvriani”, che fin ad oggi han lodevolmente ed esemplarmente mantenuto il dovuto silenzio sui loro colloqui. Tale silenzio, però, non aiuta a preveder i possibili sviluppi.
Di “voci”, peraltro, se ne sentono; e non poche. Quale sia il loro fondamento è un indovinello. Prenderò dunque in esame qualcuno dei pareri espressi nell’occasione predetta e dirò poi articolatamente il mio.