16 aprile 2011

La necessità teologica ed ecclesiale di una “terza via”: né vortice “scismatico” né conformismo “allineato”

[Seconda parte]



Papa Gregorio IX riceve le decretali


Risposta alle obiezioni d’ordine pratico-politico:


5) Non abbiamo mai sostenuto che tale Fraternità sia scismatica o che lo sia stata: abbiamo detto che nel suo interno ci sono tendenze in tal senso, che non sembrano affatto diminuire, e che questo dato avrebbe dovuto consigliare mons. Fellay ad accettare, anni fa, l’accordo offerto da Roma. Accordo che non era “inaccettabile” e che avrebbe lentamente stemperato gli eccessi da “pétite église” nella società religiosa. Che al suo interno vi siano esponenti che già si esprimono con attitudine gravemente scismatica è invece un dato di fatto. In generale rinviamo allo studio C. Héry, “Non lieu sur un schisme” (2005), le cui conclusioni ci paiono più che condivisibili.


6) Gli accordi dottrinali così come erano stati illustrati da S. Ecc.za Mons. De Galarreta, capo della delegazione della Fraternità, sono falliti. L’autorevole ecclesiastico il 19 dicembre 2009 nel corso della nota omelia a la Reja disse che la delegazione andava «semplicemente a dare una testimonianza di fede» o ancora «andiamo fin là (a Roma ndr) per predicare, così come sto predicando a voi» (!). Questi non condivisibili toni s’univano alla perentoria dichiarazione: «noi sappiamo molto chiaramente quello che non abbiamo assolutamente l’intenzione di fare : primo, cedere sulla dottrina e secondo, fare un accordo puramente pratico». Se Econe non ha ceduto sulla dottrina, di per sé ha fatto bene; se passasse all’accordo cosiddetto pratico, o meglio sostanzialmente canonico (ammesso che sia ancora fattibile, viste le resistenze esterne e interne maggiormente sviluppatesi), di per sé farebbe bene. Ma fare un “accordo pratico” significherebbe che c’è stato un ripensamento rispetto ai proclami sopracitati fatti a la Reja, all’omelia di Mons. Fellay a Flavigny il 2 febbraio 2010, ai contenuti del libro di Mons. Tissier, “L’etrange théologie de Benoit XVI”, sul quale è meglio stendere un velo pietoso, all’asserita impossibilità di “communicatio in sacris” con chi è sottomesso al Papa e ai Vescovi territoriali, sostenuta dal superiore di Francia abbé de Caqueray (link all'articolo), e soprattutto alla più che ufficiale dichiarazione dell’ultimo Capitolo della FSSPX (2006), che testualmente definiva un accordo pratico, senza preliminare conversione di Roma, “impossibile”. Se tale cambiamento ha avuto luogo ce ne rallegriamo, ma sarebbe serio e onesto dichiararlo.

13 aprile 2011

La necessità teologica ed ecclesiale di una “terza via”: né vortice "scismatico" né conformismo "allineato"


Giotto, San Francesco si rivolge al Papa

Nel quadro della disputa sollevata dal nostro recente editoriale siamo in dovere, come la nostra rivista si prefigge, di dare risposta ad alcuni interrogativi ed ad alcune obiezioni, violente, violentissime a volte - probabile segno che il problema denunciato era reale -, ma sempre prive di nome e cognome. Infatti né l’amor di verità degli strenui difensori di un tradizionalismo “duro”, né il desiderio d’ unità dei fautori d’un liberale “ecumenismo della Tradizione” sono stati capaci d’infondere il coraggio d’una firma. Si noti anche la strana convergenza dei due poli apparentemente opposti, ma in realtà uniti dall’avversione alla linea teologico-ecclesiale, chiara e dichiarata, da noi espressa. Davanti a questa strana attitudine vogliamo attirare l’attenzione su una “terza via”. Si può essere “romani”, e nutrire un rispetto – anche verbale – nei confronti dell’autorità ecclesiastica, ma al tempo stesso esprimere anche pubblicamente il proprio dissenso quando un pericolo per la dottrina della fede lo richieda.

Nell’intento di essere sintetici, riassumeremo i differenti interventi, alcuni d’ordine teologico, altri di tipo pratico-politico, ma con connessioni teologiche, cercando al tempo stesso di illustrare questa “terza via” di cui nel titolo di fa menzione.