9 novembre 2012

Per il rilancio della filosofia perenne

Un intervento di Mons. Antonio Livi, Decano emerito di Filosofia alla Pontificia Università Lateranense.


Apoteosi di San Tommaso d'Aquino, Francisco de Zurbaran, 1631



La filosofia del senso comune in dialogo con il razionalismo e lo scetticismo di oggi.

di Antonio Livi


Sono impegnato da anni in un lavoro di ricerca filosofica, sia storico-critica che teoretica, che mira a una fondata rivendicazione della possibilità, anzi della necessità della metafisica in un’epoca che sembra segnare il trionfo definitivo del pensiero anti-metafisico (se di “pensiero” si può parlare, perché il più delle volte si tratta di mera retorica in difesa di interessi ideologici). Il risultato di questa ricerca consiste nella dimostrazione logico-aletica di due tesi tra loro collegate: la prima, contenuta in un trattato intitolato Filosofia del senso comune[1], afferma l’impossibilità di pensare se non presupponendo la verità di cinque evidenze empiriche universali (l’esistenza del mondo, dell’io come soggetto, degli altri soggetti, dell’ordine morale, di Dio come causa prima di tutto); la seconda, oggetto del saggio intitolato Metafisica e senso comune[2], afferma che la vera metafisica (non quella razionalistica, che sfocia nella dialettica hegeliana) non è altro che la formulazione scientifica e la giustificazione epistemica delle certezze che costituiscono il senso comune. Ho potuto poi constatare con soddisfazione che parecchi studiosi hanno preso in attenta considerazione questo discorso[3] e hanno notato come questa rivendicazione della metafisica, che altri continuano a respingere ritenendolo un tentativo anacronistico di riportare il dibattito filosofico ad epoche pre-critiche, muova da ragioni in gran parte nuove, in quanto basata sulla mia nozione di “senso comune”, che si rifà non tanto alla filosofia antica e medioevale quanto piuttosto alla filosofia moderna anti-cartesiana[4] e alla filosofia contemporanea di scuola analitica[5]. In particolare, i commenti di Evandro Agazzi[6], di Francesco Arzillo[7], di Roberto Di Ceglie[8], di Ambrogio Giacomo Manno[9], di Maria Antonietta Mendosa[10], di Fabrizio Renzi[11] e di Dario Sacchi hanno messo adeguatamente in rilievo come la mia rivendicazione della metafisica non sia una “conseguenza” della filosofia del senso comune ma sia proprio la stessa filosofia del senso comune, che a sua volta è espressione del realismo come metodo della filosofia[12].

7 ottobre 2012

Cosa sta succedendo all’Istituto del Buon Pastore?


7 ottobre 2012, Madonna del Rosario




Dopo aver prudentemente atteso per non bruciare eventualità di pacificazione, questa libera rivista, con la medesima franchezza con cui ha commentato altri avvenimenti ecclesiali e resistito ai tentativi di censura, interviene sull'attuale situazione dell’Istituto del Buon Pastore. Riportiamo dapprima i fatti, esposti nel resoconto ufficiale del segretario del Capitolo, che è stato trasmesso per conoscenza alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei; a seguire pubblichiamo la “Lettera aperta all’abbé Philippe Laguérie”, del direttore di questo sito.  

La Redazione 


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22 agosto 2012

Accordo (pratico) Roma-Ecône: avevano davvero scherzato

William Mortensen, Niccolò Machiavelli


E’ forse tempo di sfatare il luogo comune per cui i tradizionalisti sarebbero dei rigidi bacchettoni incapaci di facezie esilaranti. Al contrario, sembrerebbe proprio che quando la FSSPX parlava d’“accordo pratico” impossibile senza la preventiva conversione di Roma, stesse semplicemente scherzando. Forse con queste “bugie giocose” la FSSPX voleva sottolineare al contrario tutta la sua cattolicità, proclamandosi figlia dell’ilarità romana di San Filippo Neri piuttosto che del freddo rigore del Card. de Berulle o peggio di Saint-Cyran. Ora infatti lo scherzo è palese, messo nero su bianco dal Capitolo Generale; che ha solo dimenticato di riconoscere che hanno invertito la rotta e che la Dichiarazione del 2006, approvata «all’unanimità», era appunto una “bugia giocosa”. Affermazioni di questo tipo secondo la morale possono essere fatte se tutti ne colgono la natura ironica (la nostra rivista a dire il vero l’aveva capito e per questo aveva scritto che gli scherzi di Mons. Fellay non andavano presi troppo sul serio).

14 maggio 2012

Disputationes non si lascia imbavagliare


13 maggio 2012, Madonnna di Fatima


La chiesa patriottica cinese


Abbiamo ricevuto, a nome della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, l'ingiunzione di togliere questi due articoli:


Dobbiamo sperare che quanto ci è stato riferito sia stato mal inteso, essendo irricevibile per clamoroso contrasto con il can. 212 (e 215) C.I.C. Ne diamo notizia perché si tratta di un fatto di natura pubblica: la Chiesa non è un regime d'assolutismo giacobino e Disputationes preferisce puntare sulla forza probante degli argomenti.

Pace e bene a tutti! 

La Redazione


P.S. Peraltro oggi stesso leggiamo che uno dei famosi leader accordisti della FSSPX, l'abbé Simoulin, in un suo nuovo articolo dà testualmente della "funesta" alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, insultando l'Istituto del Buon Pastore perché, a differenza di ciò che sta per fare la detta Fraternità, si è messo nelle mani di tale "funesta" ( lo dicono gli accordisti della FSSPX) Commissione; sempre oggi è comparso un altro articolo che dipinge un accordo realizzato "passando sopra la testa" della medesima Commissione, per evitare che chi aveva seguito i colloqui con la Fraternità e redatto il preambolo, sollevasse problemi: sicché non è certo con noi, che abbiamo semplicemente espresso delle opinioni, che la Pontificia Commissione (nel cui nome ci è stata intimata la censura) dovrebbe prendersela...

2 maggio 2012

Il “rito proprio” e l’ “ermeneutica della continuità” sono sufficienti?


2 maggio 2012, Sant'Atanasio

G.L. Bernini, Sant'Atanasio sorregge la Cattedra di S. Pietro


La nostra Redazione, a seguito del risultato della visita canonica all’Istituto del Buon Pastore, riceve delle domande che possono essere riassunte dal titolo di questo intervento. La questione ci sembra avere un rilevante interesse ecclesiale, anche tenendo conto della sollecitazione a pronunciarsi racchiusa in articoli a riguardo come quello del superiore italiano della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Esporremo quindi alcune considerazioni ai nostri lettori, le quali – ovviamente – non impegnano se non la linea editoriale di questa libera rivista.

Il testo che  la Rev. da Pontificia Commissione Ecclesia Dei ha prodotto offre all’Istituto del Buon Pastore alcune indicazioni, d’ordine in parte pratico-giuridico e in parte teologico-ecclesiale, toccando anche le “specificità” dell’Istituto, sebbene in termini non perentori ma piuttosto di consiglio: la Commissione, in merito alla celebrazione della Messa tradizionale come prevista dagli Statuti, invita a parlare di “rito proprio”, citiamo letteralmente, “senza parlare di esclusività” (ovvero, invito a modificare gli Statuti fondativi?); e - su questo secondo punto con formulazione un po’ più forte - chiede altresì di diminuire la “critica, sia pure seria e costruttiva”, degli aspetti del Concilio Vaticano II che pongono interrogativi, per insistere maggiormente sull’ “ermeneutica del rinnovamento nella continuità”, adottando “come base” il “Nuovo Catechismo”.

13 marzo 2012

Mons. Livi: incompatibilità tra teologia cattolica e filosofia hegeliana



Mons. Livi e Benedetto XVI all'Università Lateranense 




Mons. Antonio Livi, decano emerito di filosofia alla Pontificia Università Lateranense, allievo di Etienne Gilson, offre a Disputationes una riflessione sulle conseguenze del dilagare della filosofia hegeliana in ambito teologico.  La familiarità con la philosophia perennis che ha lungamente insegnato ne fa uno dei maggiori epistemologi tomisti; ha recentemente dato alle stampe un testo che vuole andare alle radici concettuali dell’attuale crisi dottrinale: il problema prima ancora che teologico è filosofico. Nel suo recentissimo “Vera e falsa teologia. Come distinguere l’autentica scienza della fede da un’equivoca filosofia religiosa denuncia la “teologia” di Teilhard de Chardin, Karl Rahner, Hans Küng e Klaus Hemmerle; egli afferma che è suo compito di filosofo quello di mostrare “falsa” la teologia di chi è nell’incoerenza logica coi principi filosofici essenziali, esprimendo un giudizio sui presupposti filosofici che inficiano qualsiasi trattazione teologica e lasciando al Magistero il compito di condannare.

Nel presente articolo Mons. Livi analizza scientificamente il pensiero del noto teologo italiano Piero Coda, proponendo alcune dense citazioni. Ne emerge un bagaglio d’ispirazione hegeliana e l’improponibile conciliazione con la scienza teologica, che ad esso viene sottomessa; è dunque lecito parlare di “falsa teologia” per chiare ragioni epistemologiche. Ma mons. Livi denuncia anche un aspetto da pochi rilevato nell’attuale confusione immanentista: la comparsa del teologo-vate, oseremmo dire. Ovvero del teologo che non è non più servitore della Verità rivelata, ma autonomo interprete - e addirittura quasi organo - della Rivelazione, trascurando il dato oggettivo della Tradizione, del Magistero della Chiesa e persino della Scrittura. 

S. C.


9 febbraio 2012

La « tesi Ocariz » contraddetta anche dalla « tesi Ratzinger »




          Cardinal Ratzinger : “[l’Istruzione “Donum Veritatis”] afferma - forse per la prima volta con questa chiarezza - che ci sono delle decisioni del magistero che non possono essere un’ultima parola sulla materia in quanto tale, ma sono in un ancoraggio sostanziale nel problema,innanzitutto anche un’espressione di prudenza pastorale, una specie di disposizione provvisoria. Il loro nocciolo resta valido, ma i singoli particolari sui quali hanno influito le circostanze dei tempi, possono aver bisogno di ulteriori rettifiche. Al riguardo si può pensare sia alle dichiarazioni dei Papi del secolo scorso sulla libertà religiosa, come anche alle decisioni antimodernistiche dell’inizio del secolo”. (Osservatore Romano, 27 giugno 1990, p. 6 ).

Monsignor Ocáriz : “il concilio Vaticano II non definì alcun dogma, nel senso che non propose mediante atto definitivo alcuna dottrina. Tuttavia il fatto che un atto del magistero della Chiesa non sia esercitato mediante il carisma dell’infallibilità non significa che esso possa essere considerato «fallibile» nel senso che trasmetta una «dottrina provvisoria» oppure «autorevoli opinioni». Ogni espressione di magistero autentico va recepita come è veramente: un insegnamento dato da Pastori che, nella successione apostolica, parlano con il «carisma della verità» (Dei Verbum, n. 8), «rivestiti dell’autorità di Cristo» (Lumen gentium, n. 25), «alla luce dello Spirito Santo» (Ibidem)”. (Osservatore Romano, 2 dicembre 2011, p. 6)