Apoteosi di San Tommaso d'Aquino, Francisco de Zurbaran, 1631 |
La
filosofia del senso comune in dialogo con il razionalismo e lo scetticismo di
oggi.
di Antonio Livi
Sono impegnato
da anni in un lavoro di ricerca filosofica, sia storico-critica che teoretica, che
mira a una fondata rivendicazione della possibilità, anzi della necessità della
metafisica in un’epoca che sembra segnare il trionfo definitivo del pensiero
anti-metafisico (se di “pensiero” si può parlare, perché il più delle volte si
tratta di mera retorica in difesa di interessi ideologici). Il risultato di
questa ricerca consiste nella dimostrazione logico-aletica di due tesi tra loro
collegate: la prima, contenuta in un trattato intitolato Filosofia del senso comune[1],
afferma l’impossibilità di pensare se non presupponendo la verità di cinque
evidenze empiriche universali (l’esistenza del mondo, dell’io come soggetto,
degli altri soggetti, dell’ordine morale, di Dio come causa prima di tutto); la
seconda, oggetto del saggio intitolato Metafisica e senso comune[2], afferma che la vera metafisica (non quella
razionalistica, che sfocia nella dialettica hegeliana) non è altro che la
formulazione scientifica e la giustificazione epistemica delle certezze che
costituiscono il senso comune. Ho potuto poi constatare con
soddisfazione che parecchi studiosi hanno preso in attenta considerazione
questo discorso[3]
e hanno notato come questa rivendicazione della metafisica, che altri continuano
a respingere ritenendolo un tentativo anacronistico di riportare il dibattito
filosofico ad epoche pre-critiche, muova da ragioni in gran parte nuove, in
quanto basata sulla mia nozione di “senso comune”, che si rifà non tanto alla
filosofia antica e medioevale quanto piuttosto alla filosofia moderna
anti-cartesiana[4]
e alla filosofia contemporanea di scuola analitica[5].
In particolare, i commenti di Evandro Agazzi[6],
di Francesco Arzillo[7],
di Roberto Di Ceglie[8],
di Ambrogio Giacomo Manno[9],
di Maria Antonietta Mendosa[10],
di Fabrizio Renzi[11]
e di Dario Sacchi hanno messo adeguatamente in rilievo come la mia
rivendicazione della metafisica non sia una “conseguenza” della filosofia del
senso comune ma sia proprio la stessa filosofia del senso comune, che a sua
volta è espressione del realismo come metodo della filosofia[12].