25 marzo 2020

Tra “epidemie” e “egemonie”, la Buona Morte

Prepariamoci all’essenziale

25 marzo 2020, Annunciazione della Beata Vergine Maria


Francesco Trevisani (ambito), Transito di San Giuseppe, Celano, 
Castello Piccolomini


Il mese di marzo è dedicato particolarmente a San Giuseppe e alla preparazione alla Buona Morte, di cui il Santo Patriarca è speciale protettore. In questo periodo le morti impreviste, anche se tanto sensazionalismo dei media è da sottoporre ad attenta valutazione, sembra abbiano avuto un oggettivo aumento. Un nostro lettore che ha avuto un congiunto affetto da questo nuovo morbo e  deceduto recentemente senza che gli sia stato permesso ricevere i Sacramenti, ci ha contattato e invitato a rendere pubbliche alcune considerazioni. Lo facciamo volentieri aggiungendo alcune brevi riflessioni e una preghiera finale che vale per tutti i tempi, quale che sia la reale natura di questa “epidemia” alquanto misteriosa.

Il nostro lettore ha voluto farci sapere come è morto suo padre, hanno potuto solo vederlo da un vetro e, manco a dirlo, nessuno ha permesso che il sacerdote - magari protetto come uno dei medici che lo visitava ogni giorno e con l’ausilio di uno strumento, come permesso dalla Chiesa in tempo di peste - gli amministrasse l’estrema unzione. Insistendo e vincendo ogni rispetto umano alla fine si è potuto ottenere che ricevesse una benedizione dal vetro (o forse un’assoluzione sotto condizione) da parte del Cappellano. L’uomo era un buon cristiano ed è plausibilmente morto con le migliori disposizioni, ma ciò non toglie che non si può evitare di fare una riflessione e raccogliere un avvertimento.

Proprio mentre sembra avvicinarsi un momento cruciale per il mondo e per la Chiesa, Fatima docet, ci può cogliere improvvisamente la morte. E non per forza di cose da Coronavirus, dato che le incertezze che seguiranno l’attuale situazione appaiono assai più fosche della sua causa.  

“Sorella morte corporale” giunge senza preavviso e trova i più impreparati, anche perché quei burattinai cui accenniamo sembra che si sforzino particolarmente nel distrarci dall’essenziale. Ormai siamo stati presi in affidamento forzato da “Fratello Internet”, che ci accompagna, ci culla, ci distrae, ci riempie di ansie che lui stesso “rasserena” spingendoci a ricollegarci - dopo poche ore - per ascoltare di nuovo i padroni dell’informazione. Il tutto purché non pensiamo all’essenziale. E’ una corsa verso il vuoto, in cui bisogna andare più velocemente ancora per non accorgersi della vera meta, che - virus o non virus - ci attende in ogni caso.