Gli sviluppi della vicenda dell’Istituto del Buon Pastore.
25 luglio 2013, San Giacomo Apostolo
Come annunciato e promesso, nella doverosa fedeltà alla linea della
franchezza ecclesiale e della critica costruttiva, Disputationes Theologicae
continua a informare sugli sviluppi della vicenda dell’IBP. Senza procedere in
maniera affrettata - come evidente ad ogni osservatore attento - ma anche
tentando di perseverare in quell’amore alla verità, sebbene scomoda, che ci ha
fatto parlare (anche con la giusta visibilità) a proposito di altri soggetti.
Sicché, dopo aver prudentemente seguito la “scaletta” evangelica, pubblichiamo
anche gli atti recentemente posti, che - riteniamo - parlano da sé.
Né perdiamo di vista - diversamente dalla non rara demagogia - che le
pressioni sono un aspetto certamente molto rilevante, ma non l’unico: il
fattore principale è come ad esse ci si rapporta, libero arbitrio per libero
arbitrio. E’ in effetti la frequente presenza di questo secondo fattore, quello
interno, ciò che dà campo al primo. Guardiamo alla recente storia (che, ahinoi,
tanto raramente è magistra vitae…), ad esempio la storia ecclesiastica:
se gli uomini di Chiesa “di buona dottrina” avessero diffusamente preferito il
bene della causa al bene personale (o al miraggio di esso…), se almeno i
“buoni” fossero stati disponibili ad esporsi di persona senza troppi calcoli
opportunistici - di una falsa prudenza solo umana - e ciò stabilmente, la crisi
modernista non avrebbe potuto nuocere molto meno? Forse il Signore ci avrebbe
addirittura del tutto risparmiato tale castigo. D’altra parte, queste prove
hanno il grande pregio di svelare i cuori e di vagliarli uno ad uno.
Ecco dunque gli atti che sono stati posti in questi mesi. Guardando senza
ansia ai segni della Provvidenza e mentre praticamente tutte le attività
ordinarie, le appaganti gioie del sacerdozio e del Seminario, proseguivano come
sempre. A questa medesima Provvidenza per l’intercessione della Madonna ci
affidiamo, senza fretta, anche per l’avvenire. Fiat voluntas Tua.
1 - Preavviso di ricorso al Supremo
Tribunale della Segnatura Apostolica inviato al Rev.mo Dom Antoine Forgeot in
data 29 maggio 2013.
Al Rev.mo Padre Abate Dom Antoine Forgeot
in quanto esecutore della Commissione Ecclesia Dei.
p. c. alla Rev.da Commissione Ecclesia Dei.
Oggetto: preavviso di ricorso
Courtalain, 29 maggio 2013
Rev. mo Padre
Abate,
dopo aver presentato il testo qui sotto allegato, ricevendone frasi dal sapore
di minaccia, ma non argomentate risposte alle questioni da me poste, né avendo
ricevuto l’invio dei documenti di carattere pubblico da me richiesti, ivi
compreso il/i decreto/decreti del 18 luglio e/o del 19 luglio (le date e gli
oggetti fornitimi non coincidono) e la relazione del canonista rappresentante
la Commissione al Capitolo Rev. Padre Poquet de Haut-Jussé (il cui nominativo
l’abbé Laguérie ci ha detto essere stato concordato discretamente con Mons.
Guido Pozzo);
dopo aver mandato riservatamente un testo con alcune questioni a Lei, Rev.
mo Padre Abate, che mi è stato rimandato indietro, e dopo avere nuovamente
spedito il medesimo testo, senza che abbia ancora avuto risposta ai miei
quesiti;
con la presente
comunico che nei giorni prossimi, allo stato, mi vedrò ormai costretto - con
mio grande rammarico - al ricorso canonico compiuto secondo il Diritto della
Chiesa Romana.
Se infatti, a
seguito della risposta scritta della Rev. ma Commissione del 20 maggio
scorso, in assenza di alcun seguito bonario integrativo, dovrò dedurre
che i termini della supplicatio potranno considerarsi ormai decorsi, non
pervenendo le risposte alle domande da me formulate sulle motivazioni canoniche
dell’annullamento dell'elezione dell’abbé Roch Perrel e del Consiglio Generale
dell’IBP (la cui invalidità resta indimostrata) - Consiglio comprendente lo
scrivente, il quale peraltro risulta pertanto parte lesa -, così come sulle
ragioni giuridiche soggiacenti all’introduzione della conferma degli eletti da
parte della Commissione, elemento nuovo che introduce surrettiziamente una
norma non prevista dal Diritto canonico né dai nostri Statuti, mi vedrò obbligato
ad operare ad normam iuris, benché abbia finora preferito e tentato vie
più discrete, finché compatibili con la fraterna carità nella verità. Charitas
in veritate.
In via subordinata a quanto sopra espresso mi vedrò altresì costretto a
presentare ricorso, in merito al rifacimento del corpo elettorale capitolare,
il quale oltre che contrario al Diritto e ai nostri Statuti, mi appare
contrario anche alla più elementare giustizia naturale (i risultati ne
uscirebbero oggettivamente alterati e potrebbero apparire “orientati”).
Non sto qui a descrivere la singolare prassi di convocazione alla quale
abbiamo assistito finora, che mi appare, quantomeno giuridicamente discutibile,
se non categoricamente a-giuridica.
Preciso inoltre, esternando filialmente quanto ho nel cuore e
presentandolo alla vostra paterna valutazione, che un procedimento siffatto mi
appare imprudente ai fini di una sereno proseguimento dell’attività
dell’Istituto (che – oggettivamente e a prescindere dalle personali intenzioni
– resta lo scopo primario d’ogni intervento) e potrebbe apparire sconveniente
al bene di una società già tanto travagliata dalle reiterate pressioni volte ad
alterarne l’identità, identità riconosciuta dagli Statuti per volontà del Sommo
Pontefice Benedetto XVI.
Va da sé - evidentemente - che un ricorso alla Prima Sedes è per
natura propria un atto pubblico, di cui non sarebbe sconveniente dar
pubblicamente notizia; tuttavia ardentemente desidero che le vie interlocutorie
possano essere attivate in un congruo tempo che preceda il 4 giugno, data
anteriore fino alla quale continuerò a sperare.
Mi sia permesso ricordare che analoghi interventi hanno in passato
oggettivamente ingenerato, a prescindere dalle intenzioni dei fautori, dolorose
rotture ed inasprimenti, dimostrandosi i peggiori nemici del terreno di un sano
spirito di comunione. Nella tristezza che provo nel constatare che la storia
del “mondo tradizionalista” sembra non avere insegnato nulla - tanto con il
caso di Mons. Lefebvre, in cui la rottura si sarebbe potuta evitare per tempo,
quanto con il caso della Fraternità San Pietro nell’Anno Santo 2000, in cui il
pesante commissariamento e le manipolazioni e pressioni (di cui sacerdoti di
tale Fraternità ci hanno confidato il doloroso condizionamento) hanno
rafforzato il successivo clima di sfiducia in vari settori di questo mondo -
resto nella speranza che non ci si ostini in una linea che fa piuttosto terra
bruciata a quella pace e a quell’unione, nella verità e nella carità, cui ci
spinge quest’amabile festa del Corpus Domini.
In evangelica
franchezza e nella preghiera a Maria Regina,
Don Stefano Carusi
Il testo anteriore summenzionato, di nuovo inviato, era il seguente:
Segue l’allegato:
ALLEGATO
Istanza alla
Pontificia Commissione Ecclesia Dei
A S. Ecc.za Rev.ma Mons. Gerhard L. Müller
A S. Ecc.za Rev.ma Mons. J. Augustine Di Noia
p.c. al Rev. mo Padre Abate Dom Antoine Forgeaut
A S. Ecc.za Rev.ma Mons. J. Augustine Di Noia
p.c. al Rev. mo Padre Abate Dom Antoine Forgeaut
Courtalain,
8 maggio 2013,
Apparizione di S. Michele Arcangelo e Supplica alla Madonna del Rosario
Apparizione di S. Michele Arcangelo e Supplica alla Madonna del Rosario
Eccellenze
Reverendissime,
in data 4 maggio 2013 sono venuto a conoscenza della lettera ai membri
dell’Istituto del Buon Pastore, che le Loro Eccellenze hanno voluto farci
pervenire attraverso la spedizione del Rev.mo Dom Forgeaut, partita da
Fontgombault in data 1 maggio 2013.
Ho letto con cuore aperto le esortazioni alla pace e alla riconciliazione;
e mi rallegro di essere stato in sintonia con esse, nell’amore alla verità e
alla giustizia, nei seguenti miei tentativi: luglio 2012, settembre 2012,
aprile 2013. Purtroppo, come anche la Rev.ma Commissione ci scrive, non è stato
possibile, con mio grande rammarico, addivenire ad un ragionevole superamento
della situazione concreta. Situazione in cui - senza animosità per la
persona, ma anche senza cecità pei fatti - l’abbé Laguérie dopo aver fatto
arrivare un bollettino elettorale ad hoc, dopo aver abbandonato il
Capitolo in pieno svolgimento, dopo aver sottoscritto un documento di rinuncia
ai suoi titoli poco prima di tale abbandono, ha pubblicato come nulla fosse
degli scritti di segno opposto, a mezzo internet, già a partire dal luglio
2012!
Con questa mia supplicatio, dopo aver preso consiglio nella Rev.ma
Curia Romana, presento alcune istanze, a codesta Commissione e a tutti i gradi
previsti secondo la pratica di Santa Madre Chiesa, senza peraltro
escludere di riconsiderarle.
Presento dunque a Voi, in primo grado, le seguenti tre istanze:
Istanza n. 1 - Chiedo copia del citato decreto del 19 luglio 2012,
decreto emesso a seguito di non so quali informazioni ed in ogni caso inaudita
altera parte, giacché l’allora Segretario di codesta Commissione, il Rev.mo
Mons. Guido Pozzo, aveva risposto via mail all’abbé Perrel due giorni prima,
con espressione di tenore onnicomprensivo, che egli non era disposto ad
ascoltare nessuno dei Capitolari.
Istanza n. 2 - Chiedo le ragioni giuridiche che hanno portato a
stimare invalida l’elezione dell’abbé Perrel e del Consiglio, compreso il
ricorrente, elezione che tutti i Padri Capitolari presenti (oltre i due terzi
degli aventi diritto) hanno realizzato e alla quale si era proceduto soltanto
dopo aver informato codesta Rev.ma Commissione ed averne chiesto invano
l’avviso prima di procedere oltre, senza ricevere da parte Vostra alcun cenno
contrario. E’ infatti evidente quali siano le ragioni dell’invalidità
dell’elezione addotta dall’abbé Laguérie, al cui pareggio fu essenziale un
bollettino giunto per corrispondenza e sostituito poco prima dello scrutinio
dal Rev.do Padre Canonista Poquet du Haut Jussé, che l’abbé Laguérie disse di
aver discretamente concordato con l’allora Segretario di codesta Rev.da
Commissione. Il contrasto col Codice essendo flagrante (cfr. can. 167), come fu
sottolineato in sede capitolare (cfr. Relazione del Segretario del Capitolo),
l’invalidità è ovvia, come fu ovvia per i Capitolari. Non consta invece quale
elemento giuridico sarebbe stato invalidante l’elezione, stavolta con
maggioranza qualificata, dell’abbé Perrel e del suo
Consiglio.
Istanza n.3 - Chiedo le ragioni della necessità di conferma di
colui che uscirà eletto Superiore dell’IBP nella prossima elezione, da parte di
codesta Commissione, così come precisato nel decreto del 15 aprile 2013. Tale
elemento non risulta presente nel vigente Codice di Diritto Canonico, oltre a
non essere presente nei nostri Statuti per volontà (che allora non ci presentò
affatto come transitoria) dell’Em.mo Card. Castrillon Hoyos. E’ infatti
evidente, oggi purtroppo non certo ovunque (come alla Congregazione per la
Dottrina della Fede sarà certo ben noto), che il Romano Pontefice gode
del diritto di qualsiasi intervento diretto : ma trattandosi di Statuti
recentemente approvati per volontà diretta – così ci disse il Card. Castrillon
Hoyos – di SS. Benedetto XVI, sembra al ricorrente e alle fonti da egli
consultate, che eventuali elementi difformi debbano constare approvati
direttamente e in forma specifica dal Santo Padre.
Mentre resto nell’attesa delle summenzionate delucidazioni, che
evidentemente quanto ai punti n. 2 e 3, postulano anche un’umile domanda di
riconsiderazione, con serenità spero e prego il più possibile, sia evitata la
malaugurata evenienza di un ricorso al provvedimento, fino all’Augusto Tavolo.
Mentre mi permetto affidare alle Vostre preghiere il futuro del nostro
Istituto, imploro la Vostra benedizione e porgo i miei più spirituali saluti.
Don Stefano Carusi,
membro eletto del Consiglio dell’IBP
soltanto successivamente, rispetto al nostro ricorso del 3 corrente mese, abbiamo appreso che la Commissione Ecclesia Dei ha confermato motu proprio il Superiore scaduto e non rieletto abbé Philippe Laguérie, che “è ricondotto per un anno”. La circostanza riferita dal rappresentante di detta Commissione, Dom Antoine Forgeot il 4 c. m., riferitaci da alcuni confratelli, è stata da questi successivamente confermata per iscritto nella mail qui allegata in cui ci comunica del suo compito di “aiutare il Superiore uscente abbé Philippe Laguérie nella riorganizzazione delle elezioni”. Tale procedimento calpesta la volontà del nostro Capitolo del luglio 2012, che ha legittimamente ritenuto di non confermare tale candidato e si palesa completamente irrispettosa dei nostri Statuti, approvati dalla Santa Sede nel vicino 2006, che non prevedono un tale procedimento. Pertanto, rifiutandoci di considerare un accordo bilaterale come fosse carta straccia, ci vediamo costretti ad integrare la nostra recente Istanza anche con tale elemento, che peraltro non consente di riconoscere nel Delegato della Commissione un garante equidistante della ripetizione di una elezione controversa. Quantunque sbalorditi e rattristati all’estremo, stiamo cercando di procedere con la massima moderazione e responsabilità possibili sicché abbiamo ancora tenuto riservati detti comportamenti, che non possono che apparirci come scandalosi abusi di potere.
membro eletto del Consiglio dell’IBP
2
- A seguito della mancata risposta del Commissario della
Commissione “Ecclesia Dei”, il quale anzi procedeva all’indizione di elezioni
primarie, modificando la composizione del Capitolo in carica, che avrebbe
nuovamente proceduto all’elezione del Superiore, è stata inoltrata la presente
Istanza al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, istanza implicante la
sospensione dei provvedimenti oggetto di ricorso.
Istanza al
Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica
A Sua Em.za Rev.ma Card. Raymond Burke
p.c. Alla Rev. ma Segreteria di Stato
p.c. Alla Rev. ma Congregazione dei Religiosi
p.c. Alla Rev. da Commissione Ecclesia Dei
p.c. Al Rev. mo Dom Antoine Forgeot
Courtalain, 3 giugno 2013
Em.za Rev. ma,
con la presente ricorro direttamente al Supremo Tribunale che Ella presiede per
presentare quanto segue a titolo d’Istanza, prosieguo della Istanza giuridica
da me già sottoposta alla Rev. da Commissione Ecclesia Dei, in merito
all’annullamento dell’elezione del Superiore Generale dell’Istituto del Buon
Pastore avvenuta lo scorso luglio 2012.
In data 8
maggio 2013, avendo avuto notizia certa il 4 maggio di un decreto annullante
l’elezione del Superiore Generale del Buon Pastore e mia, ho sottoposto - anche
in quanto parte lesa - un’Istanza alla Commissione Ecclesia Dei per conoscere
le ragioni giuridiche di un tale atto d’annullamento; ragioni che per natura
propria sono pubbliche, almeno per i soggetti che, in ordine al provvedimento,
sono parte lesa.
S. Ecc.za Mons.
Di Noia mi ha risposto con la lettera che allego in data 20 maggio 2013;
mi rispondeva null’altro che ingiungendomi d’“astenermi”, in maniera
indefinita, da qualsiasi atto che “provochi disagio”, aggiungendo altresì una
frase che si presta a varie interpretazioni, anche eventualmente di sapore
minaccioso, ovvero che la cosa sarebbe stata un bene per la mia persona; nessun'altra specificazione è stata aggiunta, né mi sono stati inviati i documenti, né
si è indicata disponibilità ad inviarli nei tre mesi seguenti la ricezione
della lettera.
Essendo da
sempre prassi della Chiesa il franco ed aperto ricorso alla Prima Sedes,
atto peraltro di deferenza al Vicario di Cristo e alla Sua Curia, sono nella
convinzione che il filiale ricorso agli organi competenti possa essere, nel
culto della giustizia e del diritto, la via propizia per favorire quell’umile e
rigorosa trasparenza giuridica, che, vera garanzia alla persona, tanto sta a
cuore alla Chiesa.
A seguito di
analoghe comunicazioni e mentre, in mancanza di adeguate risposte, stavo
anticipando il progetto del mio attuale intervento, ho ricevuto minacce di
“gravi sanzioni”. Esse erano espresse in maniera canonica irricevibile, ed
hanno suscitato in me dolore profondo, unito a scandalo e riprovazione, non per
gli intenti che non sta a me giudicare, ma all’Altissimo il giorno del
Giudizio, ma per la maniera pericolosamente indefinita di dette minacce, che
non è certo compatibile con la serena cristiana franchezza e la pace ecclesiale
nella giustizia (cfr. Allegato n. 7).
Presento quindi
la citata documentazione a codesto Rev. mo Tribunale, attualmente in forma di
Istanza, restando nella preghiera aperto a possibilità di conciliazione, che
siano compatibili coi principi richiamati dai Sommi Pontefici Pio XII e Paolo
VI sul nesso imprescindibile tra pace e giustizia.
All’uopo trasmetto come parte integrante gli allegati
seguenti:
Allegato n. 1) Resoconto del
Capitolo Generale dell’Istituto del Buon Pastore del luglio 2012 redatto del
Segretario del Capitolo.
Allegato n.2 ) Lettera di S.
Ecc.za Mons. Muller ai membri dell’Istituto del Buon Pastore del 15 aprile
2013.
Allegato n.3) Istanza alla
Pontificia Commissione Ecclesia Dei presentata dallo scrivente in data 8 maggio
2013.
Allegato n.4) Lettera di
Mons. Di Noia del 20 maggio 2013.
Allegato n.5) Lettera dello
scrivente al Rev.mo Padre Abate Dom Antoine Forgeot del 29 maggio 2013.
Allegato n. 6) Annuncio del
ricorso canonico in via gerarchica del 31 maggio 2013.
Allegato n. 7) Decreto del
Rev.mo Dom Antoine Forgeot, datato 30 maggio 2013.
Con le mie povere preghiere, prono al bacio della
Sacra Porpora
Don
Stefano Carusi, IBP
3) - Contestualmente, con altri cinque confratelli è
stato inoltrato il seguente ricorso gerarchico in merito al provvedimento che
di fatto procedeva all’alterazione della composizione del Capitolo che avrebbe
eletto il Superiore dell’Istituto:
A S. Ecc.za Rev. ma Mons. Gerard Müller
A S. Ecc.za Rev. ma Mons. Augustine Di Noia
Pontificia Commissione Ecclesia Dei
p. c. Alla Rev. ma Segreteria di Stato
p. c. Alla Rev. da Congregazione dei Religiosi
Oggetto: ricorso gerarchico
Courtalain, 2 giugno 2013
Ecc. ze Rev.
me,
ci
troviamo nell’obbligo di presentare alle Loro Eccellenze un ricorso gerarchico,
dopo aver esaurito tutte le vie della pacifica composizione del dissidio. Dal
momento in cui abbiamo avuto la comunicazione, pur frammentaria e
imprecisa, abbiamo chiesto, con diverse remonstrationes scritte inviate
al Rev. Dom Antoine Forgeot, Superiore Generale pro tempore dell’Istituto del
Buon Pastore, la revoca del provvedimento ab ipsius auctore (CIC, c.
1734), provvedimento che indiceva elezioni per il rifacimento del corpo
elettorale capitolare dell’Istituto del Buon Pastore, alterandone la
composizione originaria. Specifichiamo che tale provvedimento risulta essere
emanato senza espressa deroga in materia. L’autore con risposta scritta del 31
maggio scorso non dava seguito ad alcuna riconsiderazione del provvedimento di
cui esponiamo più sotto nel dettaglio, né dava seguito alla via della
mediazione da noi proposta per i due giorni successivi (CIC, c. 1733).
A seguito del
decreto di nomina del 15 aprile scorso le Loro Eccellenze hanno nominato il
Rev. Dom Antoine Forgeot, Commissario con funzione di Superiore Generale pro
tempore per l’Istituto del Buon Pastore, in vista di procedere all’elezione
del futuro Superiore Generale, in conformità al Diritto e ai nostri Statuti.
Una settimana
fa circa ci è stato comunicato con più mails dal contenuto differente, che la
riunione consultativa e di bonario scambio d’opinioni in vista di una
pacificazione, prevista per il 4 giugno, era stata trasformata in sezione
elettorale (cfr. mails allegate) per organizzare delle elezioni primarie che
avrebbero modificato in massima parte la composizione del Capitolo. Precisiamo
che il Capitolo è già in carica da oltre un anno e resta in carica per i
prossimi cinque a norma degli Statuti (V, 4); i membri di diritto sono stati
approvati da codesta Commissione e i membri eletti hanno avuto accesso alle
cariche in ottemperanza alla prassi statutaria approvata per iscritto da
codesta Commissione, che approvò altresì i risultati degli scrutini e la
regolare convocazione del luglio 2012.
Il
provvedimento, oltre alla rapidità della comunicazione a ridosso dell’incontro
che ci era stato prospettato inizialmente come meramente consultivo, è volto a
organizzare nuove votazioni, che di fatto rimaneggiano la composizione originaria
del Capitolo Generale, e non risulta in assonanza col Diritto e con le norme
procedurali:
nell’arco della
settimana trascorsa, a ridosso immediato dell’incontro consultivo del 4 giugno,
abbiamo avuto imprecisa notizia che si procedeva all’innovazione improvvisa e
inattesa per cui si indicevano nuove elezioni primarie, senza addurre alcuna
ragione giuridica (mail del 23 maggio), che si procedeva alla rimozione di due
membri di diritto, all’abbassamento del numero dei membri eletti (che da
quattro divenivano due), alla comunicazione che l’abbé Héry era membro di
diritto, seguita da smentita scritta della medesima notizia, smentita a sua
volta smentita da una terza comunicazione di segno opposto (cfr. mails allegate
del 27 e 29 maggio 2013); così come pei diaconi incardinati, che in primo
momento sono stati indicati per iscritto come elettori per poi essere espulsi
dal collegio elettorale due giorni fa’ circa, il tutto a meno di una settimana
dall’incontro consultivo, improvvisamente trasformatosi in votazione primaria.
Precisiamo che tali comunicazioni sono pervenute tutte via mail ed in maniera
frammentaria, sono pervenute ad alcuni e non ad altri membri dell’Istituto,
ingenerando oggettivamente confusione e sfiducia giuridica, rinvenendovi una
prassi procedurale che ci risulta impossibile conciliare col Codice e coi
nostri Statuti e che non possiamo approvare in coscienza.
Il pressoché
completo rifacimento del corpo elettorale capitolare, in carica per i prossimi
cinque anni, non constando alcun conferimento di poteri straordinari in tal
senso - e non essendoci alcuna espressa deroga - non rientra nei munera
conferiti al Superiore pro tempore (cfr. Decr. della Commissione
Ecclesia Dei, prot. 80/2006, 15 aprile 2013). Presentiamo pertanto ricorso in
via gerarchica perché sia riconosciuta la nullità giuridica del citato
provvedimento del Rev. Dom Forgeot, il quale risulta avere facoltà per
organizzare l’elezione invocata dal decreto menzionato, ma non per alterare la
composizione dell’intero Capitolo. Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II,
invocando il rispetto del Codice, che chiamava “il terzo pilastro della
Chiesa”, sottolineava che la chiarezza procedurale è il necessario presupposto
di ogni atto giuridico ecclesiale e della sua credibilità.
Né possiamo
tacere inoltre che l’elezione successiva a tale procedura, per la sua
invalidità, esporrebbe l’Istituto a gravissimi ulteriori disagi che,
oggettivamente e a prescindere dalle intenzioni, non farebbero che aggravare la
già delicata situazione della nostra società. Non solo alcuni membri
dell’Istituto, avvertiti da meno d’una settimana e da mail contraddittorie -
che tra l’altro non parlavano inizialmente d’elezione - non hanno previsto di
rendersi materialmente nel luogo dell’incontro (si pensi a quanti risiedono in
America del Sud, i quali non possono nemmeno - ragionevolmente - essere
avvisati in extremis), ma sottolineiamo che non possiamo davvero
concepire una tale procedura. Qualsiasi risultato esca dall’imposizione di una
tale votazione non potrà che essere l’opposto della “serena e sicura elezione”
auspicata dal Decreto del 15 aprile scorso.
Facciamo
altresì presente la sconvenienza delle minacce scritte che alcuni dei firmatari
stanno ricevendo in questo tempo che è un tempo elettorale, per cui non può certo
dirsi che vi sia il clima per poter serenamente procedere, essendo evidente che
una siffatta alterazione del corpo elettorale porterebbe verosimilmente a
risultati diversi da quelli che verrebbero dal corpo elettorale originale dei
Padri capitolari.
Chiediamo
quindi, prima del ricorso al Supremo Tribunale della Segnatura, che la
votazione si svolga come da procedura con il medesimo corpo elettorale
capitolare del luglio 2012 e la sospensione immediata - connessa al presente
ricorso - del provvedimento convocante le menzionate elezioni del 4 giugno
prossimo.
Nel salutare
distintamente e nella speranza di una soluzione, restiamo nell’attesa di un
riscontro nella preghiera a Gesù Buon Pastore.
(Seguono le
sei firme dei sacerdoti ricorrenti)
4) - Mentre il Commissario Forgeot
procedeva come nulla fosse ad una nuova elezione, per la quale sono stati
convocati anche quattro sacerdoti che anteriormente all’ultimo Capitolo avevano
abbandonato l’Istituto, di cui due si sono pure presentati (e nonostante ciò
non è stato neppure raggiunto il quorum, già da lui stesso previsto per la
validità dell’elezione), ci è giunta pure la sconcertante notizia di una
proroga per un anno dell’abbé Laguérie, cosa di cui nessuno aveva notizia
prima del 4 giugno 2013, né i Padri Capitolari né i membri dell’Istituto.
Cosicché si è resa necessaria la presente integrazione al ricorso:
Courtalain, 8 giugno 201
Ecc.ze Rev.me,
soltanto successivamente, rispetto al nostro ricorso del 3 corrente mese, abbiamo appreso che la Commissione Ecclesia Dei ha confermato motu proprio il Superiore scaduto e non rieletto abbé Philippe Laguérie, che “è ricondotto per un anno”. La circostanza riferita dal rappresentante di detta Commissione, Dom Antoine Forgeot il 4 c. m., riferitaci da alcuni confratelli, è stata da questi successivamente confermata per iscritto nella mail qui allegata in cui ci comunica del suo compito di “aiutare il Superiore uscente abbé Philippe Laguérie nella riorganizzazione delle elezioni”. Tale procedimento calpesta la volontà del nostro Capitolo del luglio 2012, che ha legittimamente ritenuto di non confermare tale candidato e si palesa completamente irrispettosa dei nostri Statuti, approvati dalla Santa Sede nel vicino 2006, che non prevedono un tale procedimento. Pertanto, rifiutandoci di considerare un accordo bilaterale come fosse carta straccia, ci vediamo costretti ad integrare la nostra recente Istanza anche con tale elemento, che peraltro non consente di riconoscere nel Delegato della Commissione un garante equidistante della ripetizione di una elezione controversa. Quantunque sbalorditi e rattristati all’estremo, stiamo cercando di procedere con la massima moderazione e responsabilità possibili sicché abbiamo ancora tenuto riservati detti comportamenti, che non possono che apparirci come scandalosi abusi di potere.
Preghiamo
ardentemente perché non ci vediamo costretti, fallita anche la via
dell’Istanza, ad adire ormai presto alle via giudiziarie compiute, come da
procedimento sempre considerato legittimo nella Santa Romana Chiesa, amica del
diritto e della giustizia.
(Inviata a nome dei precedenti ricorrenti).
(Inviata a nome dei precedenti ricorrenti).
La Redazione di Disputationes Theologicae