Intervista
al Superiore
19 marzo 2014 San Giuseppe, Patrono
della Chiesa universale
1) Quali sono gli sviluppi in
questo mese trascorso dal manifesto
di fondazione del 22 febbraio?
Don Stefano Carusi: Questo mese è volato! I lavori
per il riordino pratico dell’edificio che ci accoglie (e ne restano altri, che
ci occuperanno per un buon mesetto), la ripartizione delle responsabilità, i
corsi di teologia per i nostri seminaristi e pure il corso d’italiano e di
canto gregoriano, l’Ufficio in comune che scandisce la nostra giornata…il tutto
nella quiete raccolta della campagna di Camerino, davanti a un paesaggio
montano che favorisce la contemplazione, la vita di preghiera e la pace.
Del nostro
“manifesto” hanno parlato diversi siti: in Italia Cattolici tradizionalisti Marche, Messainlatino e Chiesa e
Post-Concilio, in Francia Tradinews,
Riposte Catholique e Le Forum Catholique, in Polonia Unacum. In America Latina e negli Stati Uniti la
notizia ha fatto capolino nei commenti di diversi siti di area. Siamo stati
contattati da sacerdoti, seminaristi e fedeli di varia posizione, talvolta per
approfondire la notizia, talvolta per esprimere incoraggiamento e talvolta per
darci qualche aiuto.
2) Ha notizie della situazione
interna del Buon Pastore?
Don Stefano: Purtroppo sì.
Qualche
ex-confratello dell’IBP, che non ha voluto fare la scelta di mettersi nella
mani della Provvidenza, non si è vergognato di fare in privato qualche
commento, che conosciamo parola per parola, e il cui aspetto più triste è la
mentalità da “nemici della Croce di Cristo”. Naturalmente in questi casi, per
salvare al contempo la pagnotta e il proprio orgoglio, si sacrifica la verità;
e si nobilita la propria condotta con il vecchio argomento dell’utilità: «stando
dentro possiamo più efficacemente cambiare le cose».
La
smentita della realtà a questa che - oggettivamente parlando - è una menzogna,
non si è fatta attendere:
e proprio nei giorni immediatamente successivi al nostro “manifesto” siamo venuti a sapere che il Segretario della Commissione Ecclesia Dei, Mons. Pozzo, si recherà a Courtalain per le Ordinazioni. Prima però realizzerà il prossimo 3 e 4 aprile un’ispezione canonica al Seminario dell’Istituto, durante la quale terrà due conferenze: guarda caso, una sul Concilio Vaticano II e l’altra sull’inserimento del carisma del Buon Pastore nella Chiesa. Ma perché, tali questioni non erano state già risolte? Otto anni fa, nel settembre 2006, non è successo niente? Si riparte daccapo con l’ “integrazione” nella Chiesa? Ma quanto dura il Commissariamento?
e proprio nei giorni immediatamente successivi al nostro “manifesto” siamo venuti a sapere che il Segretario della Commissione Ecclesia Dei, Mons. Pozzo, si recherà a Courtalain per le Ordinazioni. Prima però realizzerà il prossimo 3 e 4 aprile un’ispezione canonica al Seminario dell’Istituto, durante la quale terrà due conferenze: guarda caso, una sul Concilio Vaticano II e l’altra sull’inserimento del carisma del Buon Pastore nella Chiesa. Ma perché, tali questioni non erano state già risolte? Otto anni fa, nel settembre 2006, non è successo niente? Si riparte daccapo con l’ “integrazione” nella Chiesa? Ma quanto dura il Commissariamento?
Non
stupisce allora che al seminario i nervi siano tesissimi…
Davvero
la via del servilismo è un abisso senza fondo, se professori e seminaristi (anche
quelli che il 7 giugno 2012 avevano firmato un testo contro il “Documento
Pozzo”, nei confronti del quale qualcuno in privato inveiva anche “sopra le
righe”), accettano persino quanto segue: ciascun seminarista potrà
soltanto «proporre domande intelligenti, sensate, comprensibili, e anche, perché
no, interessanti affinché siano raccolte, sintetizzate, analizzate, setacciate
e infine riunite e inviate a mia cura, al suo [di mons. Pozzo, ndr] segretariato in tempo opportuno».
Niente domande libere, dunque. Si possono
mettere sul foglio due domande sul Concilio e due sull’inserimento dell’IBP.
Insomma un trattamento da scimmiette ammaestrate (che ricorda, e a tratti
sorpassa, il metodo usato dal regime comunista sovietico nei confronti delle
asservite comunità Ortodosse).
Questo
non lo diciamo noi, ma è scritto nero su bianco su un documento, che possediamo
in originale, e che è stato messo nella cassetta delle lettere di ciascun seminarista
e sacerdote del seminario. Eccolo:
E sapete
chi è l’estensore di siffatte richieste e curatore di quanto in oggetto? Uno
che era tra gli oppositori dell’Abbé Laguérie (vogliamo sperare che all’epoca
non lo fosse per motivi umani, ma per divergenza sulla linea da seguire).
Adesso però egli è diventato Superiore del Distretto Sudamericano dell’Istituto,
in sostanza lo stesso posto che era stato offerto ai due sacerdoti, già membri
dell’ultimo Capitolo dell’IBP, che ora sono alla San Gregorio Magno. Ovviamente
non abbiamo accettato: non certo perché non ci piaccia il Sud America, ma
perché era chiaro il contesto, e quindi era chiara la contropartita di una tale
offerta.
Preferiamo offrire il contributo di una
“domanda intelligente, sensata, comprensibile e anche, perché no, interessante”
a Mons. Pozzo: «Eccellenza, le questioni in oggetto potrebbero anche, in sé, essere
interessanti. Ma non ritiene che il “quinto grado” andrebbe fatto piuttosto al
Card. Kasper, che nella prospettiva del Concilio Vaticano Terzo ha appena
tenuto una relazione scandalosa e ideale per l’autodemolizione della Chiesa?».
Che ne dite, questa domandina costruttivamente critica, pubblicamente posta
dalla nostra comunità, passerà i filtri di cui sopra?
3) Che cosa ne pensa delle
dichiarazioni di mons. Rifan, durante un Pontificale, sull’incontro avuto con
Papa Francesco : «il
papa pensa che la Messa Tradizionale in Latino è un tesoro per la Chiesa e la
sua sola paura è quella che la S. Messa nella Forma Extraordinaria possa essere
strumentalizzata». Mons. Rifan rispose a Sua Santità che egli
sta facendo ogni cosa per assicurare che ciò non accada e per promuovere la
Forma Estraordinaria?
Don Stefano: Penso che sia un esempio,
purtroppo non raro, di una forma straordinaria di servilismo. E che l’autore ne
sia proprio quel giovane ecclesiastico che nel 1988 non aveva posto “obiezioni
di coscienza” a trascrivere ad Econe una frase di tenore sedevacantista di
Mons. De Castro Mayer (ormai molto anziano e nella sua “fase estrema”, e
comunque mai andando oltre la mera ipotesi personale), mostra bene il “complesso dell’allineato”.
Mons. Rifan avrebbe potuto cogliere
l’occasione del suo incontro con Papa Bergoglio per dirGli, nella franchezza e
“corresponsabilità” ecclesiali tanto lodate dal Papa latinoamericano: «Santità,
le strumentalizzazioni non ha da cercarle lontano…non si è accorto che,
utilizzandoLa, hanno inneggiato - anche testualmente - a “Martini Papa”?».
Così
facendo, Mons. Rifan avrebbe seguito l’esempio dato da San Paolo, opponendosi
pubblicamente ad Antiochia a San Pietro, e avrebbe seguito la spiegazione probata che ne diede San Tommaso. Avrebbe
seguito l’esempio della lettera di Mons. De Castro Mayer, negli anni Settanta,
a Papa Paolo VI. Avrebbe seguito anche la notoria franchezza del Card. Siri con
Papa Montini. Avrebbe seguito persino il recente esempio d’un porporato (di
creazione woytiliana), che lodevolmente ha messo in guardia Sua Santità
Francesco sulla facile strumentalizzazione, con effetti dirompenti, di certe
sue uscite ambigue e imprudenti.
E
invece, mons. Rifan è stato…“a sinistra”…di tutti questi confratelli
nell’episcopato! Ha scelto di limitarsi al discorso “in positivo” (certo molto
importante) e di enfatizzare l’apprezzamento teorico di questa liturgia, chiamata
un “tesoro per la Chiesa” (realisticamente piuttosto scontato visti i recenti
documenti ufficiali) : bene, purché non si intenda che sia un “tesoro” come
sarebbero un “tesoro” le messe rock…
Ci torna
in mente l’ex-oppositore della gestione Laguérie, cui facevamo prima
riferimento, il quale, proprio le settimane scorse affermava la volontà di
restare nella linea degli Statuti fondativi dell’IBP e ne dava i punti salienti.
Bene, forse le nostre critiche non sono state vane…Dobbiamo però notare
l’astrattezza di un tale asserto, giacché nel ribadire le specificità cui di
nuovo promette fedeltà scorda uno dei due pilastri: proprio la critica costruttiva!
Queste
due vicende hanno un comune denominatore : senza nulla togliere alla
complessità dei problemi anche nell’area detta tradizionalista, proprio questa
è oggi la principale “strumentalizzazione”: la rinuncia a parlare contro la
situazione attuale, in cambio di strumentalizzatissime concessioni liturgiche e
abbaglianti cerimonie.
Nicolas Fulvi