22 marzo 2014

A un mese dal manifesto della Comunità “San Gregorio Magno”

Intervista al Superiore

                                                           
19 marzo 2014 San Giuseppe, Patrono della Chiesa universale



1) Quali sono gli sviluppi in questo mese trascorso dal manifesto di fondazione del 22 febbraio?

Don Stefano Carusi: Questo mese è volato! I lavori per il riordino pratico dell’edificio che ci accoglie (e ne restano altri, che ci occuperanno per un buon mesetto), la ripartizione delle responsabilità, i corsi di teologia per i nostri seminaristi e pure il corso d’italiano e di canto gregoriano, l’Ufficio in comune che scandisce la nostra giornata…il tutto nella quiete raccolta della campagna di Camerino, davanti a un paesaggio montano che favorisce la contemplazione, la vita di preghiera e la pace.

Del nostro “manifesto” hanno parlato diversi siti: in Italia Cattolici tradizionalisti Marche, Messainlatino e Chiesa e Post-Concilio, in Francia Tradinews, Riposte Catholique e Le Forum Catholique, in Polonia Unacum.  In America Latina e negli Stati Uniti la notizia ha fatto capolino nei commenti di diversi siti di area. Siamo stati contattati da sacerdoti, seminaristi e fedeli di varia posizione, talvolta per approfondire la notizia, talvolta per esprimere incoraggiamento e talvolta per darci qualche aiuto. 


2) Ha notizie della situazione interna del Buon Pastore?

Don Stefano: Purtroppo sì.

Qualche ex-confratello dell’IBP, che non ha voluto fare la scelta di mettersi nella mani della Provvidenza, non si è vergognato di fare in privato qualche commento, che conosciamo parola per parola, e il cui aspetto più triste è la mentalità da “nemici della Croce di Cristo”. Naturalmente in questi casi, per salvare al contempo la pagnotta e il proprio orgoglio, si sacrifica la verità; e si nobilita la propria condotta con il vecchio argomento dell’utilità: «stando dentro possiamo più efficacemente cambiare le cose».

La smentita della realtà a questa che - oggettivamente parlando - è una menzogna, non si è fatta attendere:
e proprio nei giorni immediatamente successivi al nostro “manifesto” siamo venuti a sapere che il Segretario della Commissione Ecclesia Dei, Mons. Pozzo, si recherà a Courtalain per le Ordinazioni. Prima però realizzerà il prossimo 3 e 4 aprile un’ispezione canonica al Seminario dell’Istituto, durante la quale terrà due conferenze: guarda caso, una sul Concilio Vaticano II e l’altra sull’inserimento del carisma del Buon Pastore nella Chiesa. Ma perché, tali questioni non erano state già risolte? Otto anni fa, nel settembre 2006, non è successo niente? Si riparte daccapo con l’ “integrazione” nella Chiesa? Ma quanto dura il Commissariamento?

Non stupisce allora che al seminario i nervi siano tesissimi…

Davvero la via del servilismo è un abisso senza fondo, se professori e seminaristi (anche quelli che il 7 giugno 2012 avevano firmato un testo contro il “Documento Pozzo”, nei confronti del quale qualcuno in privato inveiva anche “sopra le righe”), accettano persino quanto segue: ciascun seminarista potrà soltanto  «proporre domande intelligenti, sensate, comprensibili, e anche, perché no, interessanti affinché siano raccolte, sintetizzate, analizzate, setacciate e infine riunite e inviate a mia cura, al suo [di mons. Pozzo, ndr] segretariato in tempo opportuno».

Niente domande libere, dunque. Si possono mettere sul foglio due domande sul Concilio e due sull’inserimento dell’IBP. Insomma un trattamento da scimmiette ammaestrate (che ricorda, e a tratti sorpassa, il metodo usato dal regime comunista sovietico nei confronti delle asservite comunità Ortodosse).
Questo non lo diciamo noi, ma è scritto nero su bianco su un documento, che possediamo in originale, e che è stato messo nella cassetta delle lettere di ciascun seminarista e sacerdote del seminario. Eccolo:




E sapete chi è l’estensore di siffatte richieste e curatore di quanto in oggetto? Uno che era tra gli oppositori dell’Abbé Laguérie (vogliamo sperare che all’epoca non lo fosse per motivi umani, ma per divergenza sulla linea da seguire). Adesso però egli è diventato Superiore del Distretto Sudamericano dell’Istituto, in sostanza lo stesso posto che era stato offerto ai due sacerdoti, già membri dell’ultimo Capitolo dell’IBP, che ora sono alla San Gregorio Magno. Ovviamente non abbiamo accettato: non certo perché non ci piaccia il Sud America, ma perché era chiaro il contesto, e quindi era chiara la contropartita di una tale offerta.

Preferiamo offrire il contributo di una “domanda intelligente, sensata, comprensibile e anche, perché no, interessante” a Mons. Pozzo: «Eccellenza, le questioni in oggetto potrebbero anche, in sé, essere interessanti. Ma non ritiene che il “quinto grado” andrebbe fatto piuttosto al Card. Kasper, che nella prospettiva del Concilio Vaticano Terzo ha appena tenuto una relazione scandalosa e ideale per l’autodemolizione della Chiesa?».

Che ne dite, questa domandina costruttivamente critica, pubblicamente posta dalla nostra comunità, passerà i filtri di cui sopra? 


3) Che cosa ne pensa delle dichiarazioni di mons. Rifan, durante un Pontificale, sull’incontro avuto con Papa Francesco : «il papa pensa che la Messa Tradizionale in Latino è un tesoro per la Chiesa e la sua sola paura è quella che la S. Messa nella Forma Extraordinaria possa essere strumentalizzata». Mons. Rifan rispose a Sua Santità che egli sta facendo ogni cosa per assicurare che ciò non accada e per promuovere la Forma Estraordinaria?

Don Stefano: Penso che sia un esempio, purtroppo non raro, di una forma straordinaria di servilismo. E che l’autore ne sia proprio quel giovane ecclesiastico che nel 1988 non aveva posto “obiezioni di coscienza” a trascrivere ad Econe una frase di tenore sedevacantista di Mons. De Castro Mayer (ormai molto anziano e nella sua “fase estrema”, e comunque mai andando oltre la mera ipotesi personale), mostra bene il “complesso dell’allineato”.

Mons. Rifan avrebbe potuto cogliere l’occasione del suo incontro con Papa Bergoglio per dirGli, nella franchezza e “corresponsabilità” ecclesiali tanto lodate dal Papa latinoamericano: «Santità, le strumentalizzazioni non ha da cercarle lontano…non si è accorto che, utilizzandoLa, hanno inneggiato - anche testualmente - a “Martini Papa”?».

Così facendo, Mons. Rifan avrebbe seguito l’esempio dato da San Paolo, opponendosi pubblicamente ad Antiochia a San Pietro, e avrebbe seguito la spiegazione probata che ne diede San Tommaso. Avrebbe seguito l’esempio della lettera di Mons. De Castro Mayer, negli anni Settanta, a Papa Paolo VI. Avrebbe seguito anche la notoria franchezza del Card. Siri con Papa Montini. Avrebbe seguito persino il recente esempio d’un porporato (di creazione woytiliana), che lodevolmente ha messo in guardia Sua Santità Francesco sulla facile strumentalizzazione, con effetti dirompenti, di certe sue uscite ambigue e imprudenti.

E invece, mons. Rifan è stato…“a sinistra”…di tutti questi confratelli nell’episcopato! Ha scelto di limitarsi al discorso “in positivo” (certo molto importante) e di enfatizzare l’apprezzamento teorico di questa liturgia, chiamata un “tesoro per la Chiesa” (realisticamente piuttosto scontato visti i recenti documenti ufficiali) : bene, purché non si intenda che sia un “tesoro” come sarebbero un “tesoro” le messe rock

Ci torna in mente l’ex-oppositore della gestione Laguérie, cui facevamo prima riferimento, il quale, proprio le settimane scorse affermava la volontà di restare nella linea degli Statuti fondativi dell’IBP e ne dava i punti salienti. Bene, forse le nostre critiche non sono state vane…Dobbiamo però notare l’astrattezza di un tale asserto, giacché nel ribadire le specificità cui di nuovo promette fedeltà scorda uno dei due pilastri: proprio la critica costruttiva!

Queste due vicende hanno un comune denominatore : senza nulla togliere alla complessità dei problemi anche nell’area detta tradizionalista, proprio questa è oggi la principale “strumentalizzazione”: la rinuncia a parlare contro la situazione attuale, in cambio di strumentalizzatissime concessioni liturgiche e abbaglianti cerimonie.

                                                                                                                               Nicolas Fulvi