Certa nuova
“prassi” alla luce di San Tommaso d’Aquino
19 - IV - 2021
“In questi tempi così bui…un Cardinale che onora la Sua Porpora”
Abbiamo già invocato in passato i pericoli di una nuova “prassi sacramentale” (Missionari della Misericordia o della profanazione della Confessione?), con cui si diffonde nella pratica l’accesso oggettivamente sacrilego alla Comunione e che quantomeno asserisce di rifarsi alla diffusione di documenti ambigui quali Amoris Laetitia o alle linee, provenienti da alto loco, di formalizzazione dell’intercomunione coi Protestanti (cfr. Intercomunione, le false ragioni dottrinali di Kasper). Avevamo anche ricordato come, nel pensiero marxista che oggi fa scuola, i più inconfessabili programmi rivoluzionari si applichino non tanto con documenti di speculazione ordinata, supportando scientificamente la supposta validità delle novità e accettando il rischio di reazioni contrarie, ma con l’azione fattuale e concreta, con la “dottrina della prassi” appunto. Documenti troppo articolati ed espliciti infatti, non potendo resistere ad un esame serrato perché privi di solida ossatura filosofica e teologica e soprattutto di radicato fondamento nella Divina Rivelazione, si rivelerebbero controproducenti per la causa dei sovversivi. Non per questo il piano del capovolgimento è meno articolato, solo non lo si confessa e ci si limita ad applicarlo sottotraccia, lasciando poi che la dottrina cambi impercettibilmente in tutti quegli ambiti che alla nuova prassi ereticale sono connessi. A forza di non agire come si pensa, si finisce per pensare come si agisce. I marxisti - e il catto-marxismo che ne è un succube derivato - lo sanno bene.
In
merito alla Comunione sacrilega di fatto ormai imperversante e in parte anche
teorizzata - sebbene evitando con cura la troppo allarmante nozione di “sacrilegio”
e parlando piuttosto di “apertura” (guarda caso sempre “a sinistra” e,
salvo “situazioni fantoccio”, mai “a destra”) - è bene ricordare l’ampia
illustrazione che ne dà San Tommaso d’Aquino, cercando di coglierne tutti i
risvolti distruttivi connessi alla oggettiva malizia di tale sacrilegio,
sovvertitore anche del disegno di Cristo sulla Sua Chiesa. E’ evidente che non
ci stiamo riferendo alla debolezza di chi per rispetto umano si accosta alla
Comunione in peccato mortale, perché mal formato o perché più attento al
giudizio degli uomini che a quello di Dio - la qual cosa resta di certo grave e
dalla quale è imperativo emendarsi, ma che può talvolta essere attribuita più a
umana irrisolutezza che a meditata malizia - ma ci riferiamo alla velata
“teorizzazione” (vale a dire : ufficializzazione) da parte di taluni
ecclesiastici anche rivestiti di autorità, della “prassi” della Comunione
sacrilega.
Fino a che punto viene falsato il segno dell’Eucarestia
Quando San Tommaso analizza in cosa consista la gravità della Comunione sacrilega non solo si riferisce al grave danno che subisce l’anima del peccatore e alla condanna che si decreta a se stessi, riportando il noto passaggio della Prima Epistola ai Corinti, “chi mangia e beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna” (11, 29), ma vuole approfondire con ampiezza tutto quel che indica e comporta peccare “sacramentalmente”.