8 dicembre 2025

…"Primato della fede" o dei piviali di seta?

Quando la vacuità sostiene di fatto il modernismo

 

8 dicembre 2025, Immacolata Concezione

 


Sorpresa in Vaticano” titolava Nico Spuntoni, su Il Giornale: il Cardinale Zuppi, che non si è mai sottratto al gioco politico di dare un colpo a destra e uno a sinistra, o meglio dieci uscite favorevoli alla sinistra e ogni tanto un vago ammiccamento ecumenico a destra per ragioni “elettorali” e che a Bologna era soprannominato “il cappellano del PD”, è stato solennemente invitato dall’Istituto del Buon Pastore, in perpetua ricerca di legittimazione curiale, a celebrare i Vespri al pellegrinaggio che un tempo si chiamava “Una cum Papa nostro Francisco” e che poi è stato ribattezzato in un più presentabile “Summorum Pontificum”.

 

Ma cosa ci faceva a celebrare i Vespri in rito antico il Presidente della CEI Cardinal Zuppi, proprio mentre allestiva il suo capolavoro di ottobre, sovversivo della fede e della morale cattoliche, il famoso Documento di sintesi del Cammino sinodale della Cei con la sfrontata promozione delle tematiche in favore della propaganda LGBT? Lui, nella cui diocesi si benedicevano le coppie omosessuali fin dal 2022, anticipando i tempi, e che poi aveva detto, alla pubblicazione dell’impresentabile documento Fiducia Supplicans sullo sdoganamento reale dell’omosessualità, che…“l’amore di Dio non ha confini”? Ma che c’entra Zuppi con la battaglia per il rito tradizionale, che è una battaglia eminentemente di fede?

 

Quali erano le intenzioni degli organizzatori dell’Istituto del Buon Pastore nel chiamare un porporato così esposto e arcinoto per il suo progressismo dottrinale, anche in favore dell’omosessualismo? La loro battaglia non sarà mica diventata più attenta al numero di piviali di seta da sfoggiare in un vespro pontificale che non alla “critica costruttiva” degli errori moderni nella Chiesa, di cui non si vede più traccia dall’epoca del Commissariamento nel 2012 e che pure era il cavallo di battaglia prima del tradimento?

 

Ma ha senso un Istituto dedito alla celebrazione della Messa tradizionale (più o meno esclusiva…) che non è stato capace di dire mezza parola contro l’aberrante benedizione delle coppie gay? E il rimprovero non vale certo solo per l’IBP, che tuttavia rappresenta un caso alquanto eclatante di questo fenomeno.

 

La battaglia per il rito tradizionale se non è al servizio della battaglia per la difesa della dottrina cattolica, oggi attaccata da tutti i lati, non è solo una “battaglia a metà”, ma rischia di diventare anche un vigliacco svilimento di tutto il combattimento per la Tradizione, quasi ridotto a gioco estetico. 

 

L’organizzatore principale don Giorgio Lenzi, plenipotenziario del Buon Pastore a Roma, ha dichiarato  pure che il Cardinale Zuppi è “un autentico uomo di Chiesa”. Ma allora perché poi in privato lo si tratta da mezzo eretico progressista? E’ davvero così che si serve la causa? “La politica prima di tutto”, come diceva Maurras…

 

Per questo la nostra Redazione sottolineava poche settimane fa, prevedendo le aberrazioni ecumeniche cui abbiamo assistito nella celebrazione del centenario di Nicea: Il primato della fede in Sant’Atanasio. Il problema è la fede. La fede e il suo contenuto. La battaglia per la fede, cui la liturgia è collegata, ribadendo la verità, ma anche condannando l’errore. Pubblicamente. Qui sta il nocciolo della questione.

 

E all’ecumenismo interessato di certo clero “tradizionalista” che flirta con i Cardinali pro LGBT, viene quasi da preferire la schiettezza del Cardinale Zuppi, che all’invito ad assistere anche alla Messa tradizionale dell’indomani ha risposto - sorridendo - che quel giorno era impegnato per l’approvazione del Documento di Sintesi del Cammino sinodale della Cei di cui è Presidente. Sorridendo. Ma in realtà è una gran tristezza. 

 

La Redazione di Disputationes Theologicae