25 gennaio 2023

A proposito del Cardinal Ricard…

 E la sua vicinanza alla Massoneria?

25 gennaio 2022, Conversione di San Paolo


Copertina di "Franc-Maçonnerie magazine" n. 26 sett.-ott. 2013


La nostra rivista non è propensa a correr dietro a certe morbosità della stampa su certe personali debolezze del clero, sulle quali, qualora si appurasse fossero vere, andrebbe maggiormente tenuta in considerazione la saggia posizione di san Giovanni Bosco. Sollecitati tuttavia da un nostro lettore in merito ad una vicenda passata ammessa dal Card. Jean-Pierre Ricard, per anni influente Presidente della Conferenza Episcopale di Francia, ci sembra sia doveroso fare una riflessione. Sappiamo che la stampa mondano-massonica ama amplificare, demagogicamente, le vicende che ruotano attorno al sesto comandamento e che, pur essendo ultralibertina quando i protagonisti delle vicende sono altri, non lascia certo che le vicende che investono il clero passino inosservate. Recentemente ha imbrattato l’immagine della Chiesa di Francia, attraversata anche da altri scandali il cui martellamento mediatico supera di gran lunga la realtà.

Che siano aspetti, laddove non si trattasse di menzogne, che hanno una loro reale intrinseca gravità morale, è evidente. E’ anche vero che fino a quando qualcuno non si incarica di diffonderli non comportano per forza di cose lo scandalo pubblico… A questo proposito una reprimenda andrebbe fatta anche a certo mondo mediatico cattolico o anche “cattolico-tradizionalista” che appare succube di criteri mondani e conformistici nel bearsi di scandali che investono certe autorità, seppur di tendenza modernista. Il nostro punto di vista è che il dibattito andrebbe mantenuto sul piano dottrinale, giacché quell’altro è scivoloso e poi “che colui che sta in piedi si guardi dal non cadere”…nessun ambiente essendo esente dalle conseguenze del peccato originale ed essendo assai poco cavalleresco impostare il livello del confronto su questo piano. Si aggiunga poi che certe tematiche sono già ampiamente additate alla pubblica riprovazione, mentre altrove regna l’oblio.

Purtroppo però il puritanesimo ipocrita dei Protestanti e dell’imperante cultura anglo-sassone che ormai ci domina, ha stravolto anche il modo di pensare di chi si crede di mentalità tradizionale, mettendo al primo posto i peccati contro il sesto comandamento (o meglio, alcuni dei peccati contro il sesto comandamento), perché ormai nessuno crede più che ci siano peccati contro la fede. Protestantesimo e cattolicesimo modernista infatti con il loro soggettivismo pensano sia più grave un “comportamento inappropriato” (sembra che, in realtà, sia questa l’accusa al Cardinale) che non la negazione di una verità di fede. Anche perché, se ognuno è libero di costruirsi la propria fede, tutti i concetti ad essa legati sono relativi e soggettivi e di peccato contro la fede non se ne può più nemmeno parlare.

E’ evidente, nella prospettiva tradizionale cattolica, che gli atti contro il sesto comandamento sono gravi, ma dovrebbe essere altrettanto evidente che i peccati contro la fede sono gravissimi. E bisogna aggiungere che se il primo si limita spesso a vicende private con scandalo circoscritto, il secondo - specie nel clero o nell’alto clero - comporta quasi sempre un aspetto di gravità pubblica, di scandalo generalizzato, di corruzione del depositum fidei, che per un Cardinale è di massima gravità. Tanto più che, mentre il primo può essere imputato a debolezza, caduta o sorpresa, l’altro implica generalmente premeditazione e riflessione.

Che queste distinzioni siano poco accessibili ai tromboni della stampa liberal-massonica o che deliberatamente essi si voltolino nel fango per far male alla Chiesa, non meraviglia più di tanto. Meraviglia invece che il pettegolezzo scandalistico riesca ad influenzare e addirittura a condizionare il pensiero cattolico, magari sotto pretesto di “trasparenza” o alla ricerca di un’utopica e mai esistita “impeccabilità del clero”, ma infischiandosene vergognosamente dei principali problemi ovvero di tutto ciò che attiene alla dottrina della fede.

E’ così che si sono mosse - stimolate dai giornali e dal pensiero dominante - le più alte autorità ecclesiastiche, con una solerzia non certo usuale quando le materie sono di altro ordine.

Ma dove stavano questi ecclesiastici erettesi a giudici severissimi e a custodi inflessibili della morale quando il Card. Ricard rivelava pubblicamente la sua partecipazione a sedute massoniche? Da Cardinale in più ! Non stiamo parlando di un errore da giovane sacerdote, sul quale - dopo decenni - avrebbe anche avuto diritto al perdono e all’oblio, ma di uno scandalo pubblico in materia gravissima, che comportava fino alla scomunica nel vecchio codice di Diritto Canonico!

Ma vi è o no una gerarchia di peccati? Vi sono peccati “gravi” e ve ne sono di “gravissimi”? E’ forse l’opinione pubblica la fonte di questa gerarchia? Di fatto ci si scaglia solo contro i “gravi”, in più vecchi di cinquant’anni e incerti, ma non si prendono provvedimenti per i “gravissimi”, pubblici, recenti ed inequivocabili, ma per cui c’è il plauso dei media, come la partecipazione ad una “tenue blanche” della Massoneria.

I peccati contro la fede, questi sì che sono “gravissimi” per un prelato, con il loro aspetto generalmente di maggiore premeditazione e di minore passionalità rispetto alle altre debolezze meno controllabili. Ma soprattutto perché investono un oggetto - la fede appunto - che è al vertice, che è sommo, che è la ricchezza più preziosa da difendere nella Chiesa. Quando Sua Em.za Rev.ma il Card. Ricard di recò ad una “tenue blanche” della Massoneria - che secondo i Papi è la Contro-Chiesa -, così come riportato da Franc-Maçonerie Magazine (n. 26, sett.-ott. 2013, p. 22) e da noi denunciato con scandalo nel nostro articolo del 22 febbraio2014, non ci consta che il coro dei Vescovi di Francia o le autorità della Santa Sede si siano mosse per fare giustizia e condannare il colpevole ad un’abiura pubblica e ad un’altrettanto pubblica richiesta di scuse al popolo scandalizzato, come invece hanno preteso e ottenuto per lo scandalo emerso poco tempo fa.

Né possiamo tacere un interrogativo che percorre il nostro spirito e come noi quello di alcuni lettori: ma che necessità c’è di andare in loggia quando si è liberi da condizionamenti? E’ sempre una scelta libera quella di frequentare certi ambienti o talvolta è una “necessità” di rendersi amici certi ambienti, che sono i primi ad essere al corrente di qualche “errore di gioventù” di alcuni sacerdoti poi diventati Vescovi e Cardinali o - sperando che i casi siano limitati - promossi a posti di responsabilità proprio perché “controllabili”? Sarà forse un caso, ma fu proprio al Card. Ricard che fu affidato il determinante ruolo di “Cardinal-Conseil” in quello che appariva un “commissariamento permanente” dell’IBP. Le sue scelte, non solo su questo punto che conosciamo bene da vicino, ma anche su molti altri delicati dossier della Chiesa di Francia, fino a che punto saranno state libere?

Rispondiamo quindi ai nostri lettori sottolineando più aspetti: la gravità della crisi nella Chiesa - e purtroppo non solo in ambiente apertamente modernista - è tale per cui i peccati contro la fede, che in casi gravi meriterebbero l’immediata scomunica e la riduzione allo stato laicale, sono ridotti a “sensibilità diverse” o al massimo a “iniziative pastorali poco opportune”, ma non si vedono sanzioni e nemmeno reprimende. I peccati contro il sesto comandamento ( o meglio “alcuni di essi”), magari di moltissimi anni fa e anche se di dubbia rilevanza come quelli sollevati contro il Card. Ricard, sono invece diventati “imperdonabili” per decenni e sono gli unici sui quali l’autorità ecclesiastica è diventata capace di scusarsi pubblicamente, assoggettandosi ancor di più ai “padroni del discorso” che gestiscono non solo i media, ma che indicano anche alla Chiesa quali sono i peccati gravi da punire e quali siano i peccati gravissimi da derubricare.

E’ il trionfo pieno del soggettivismo nella fede. E nella morale. Nella fede, poiché rifiutando l’oggettività dei dogmi da credersi, sposando l’immanentismo più sfrontato e sminuendo l’importanza della materia dottrinale, non si concepisce più la gravità di un peccato contro una verità rivelata da Dio. Soggettivismo nella morale, poiché il nostro mondo è diventato incapace di affrontare l’agire umano secondo una gerarchia oggettiva di maggiore o minore gravità di un atto e nell’analisi ci si lascia influenzare dal martellante attacco mediatico, che ci sta spingendo verso un puritanesimo all’americana e verso un indifferentismo modernista nelle verità di fede e nella legge naturale. Questo sì che è grave, anzi gravissimo. Grida vendetta al cospetto di Dio.


La Redazione di Disputationes Theologicae