Tra interessi “curialeschi” e ipocrisia
29 settembre 2021, San Michele Arcangelo
Bergogliani
Una fedele di Bordeaux si è rivolta alla nostra Redazione in merito a Traditionis custodes, il testo che di fatto quasi proibisce la celebrazione della Santa Messa tradizionale, e in merito alla relativa risposta servile data dai Superiori degli Istituti tradizionali appartenenti alla Commissione “Ecclesia Dei”, ormai definitivamente soppressa, come è soppressa (anche in teoria) quella logica di protezione delle realtà tradizionali che Giovanni Paolo II le aveva attribuito. La nostra lettrice ci riferisce che, su sua domanda espressa, il testo dei Superiori degli Istituti tradizionali Riuniti a Courtalain è stato definito da un sacerdote responsabile di Saint Eloi sufficientemente ambivalente perché possa esser letto nei due sensi, il “tradizionalista” non scopre le sue carte su come la pensa, il Vaticano può leggerlo come un’accettazione piena nel Vaticano II. A questo si aggiunge l’informazione che il Superiore per l’Italia del medesimo Istituto del Buon Pastore, su indicazione del Vicario Generale della diocesi di Ascoli Piceno, ha proclamato dal pulpito - solennemente rivestito di sacri paramenti - tutto il testo di Traditionis Custodes, fin nei passaggi che fino a poco tempo fa sarebbero stati giudicati dallo stesso inaccettabili. E poi, a fine Messa, al fedele che scandalizzato ha chiesto spiegazioni è stato risposto: “disobbedire a questa disposizione pontificia sarebbe come peccare contro lo Spirito Santo”. E siccome il servilismo provoca anche schizofrenia, un sacerdote dello stesso Istituto dice - in privato - che il Documento dei Superiori Riuniti a Courtalain è vergognoso ed è frutto delle pressioni (provenienti dalla Segreteria di Stato?) esercitate nella riunione tramite Mons. Wach e su cui non tutti i firmatari erano d’accordo in un primo momento. Si tratta dello stesso sacerdote di Ascoli Piceno?
Mettendo da parte il doppiogiochismo interessato, a noi pare gravemente ingiusto dare tutta la colpa all’Istituto del Cristo Re, che certo non brilla per critica pubblica delle eresie moderne, ma che non aveva il potere di imporre nulla a nessuno. Ciascun sacerdote degli Istituti firmatari si assuma la responsabilità di ciò che è stato firmato dal Capo. Aristotele dice che quel che fa il Capo, lo fa la società intera, restando al singolo la possibilità di dissentire. Pubblicamente però. Sì, perché se davanti a tutti è stata proclamata una posizione che investe l’intero Istituto e se tale posizione è inaccettabile in coscienza, almeno per qualche sacerdote e anche per qualche battezzato, si ha il dovere di dissentire davanti a tutti. Altrimenti il silenzio equivale ad una sottoscrizione, aldilà dei pettegolezzi detti sottovoce.
Ad onor del vero nei ranghi della Fraternità San Pietro, si erano notate nell’immediato, nella seconda metà di luglio, delle prese di posizione pubbliche un po’ più coraggiose che altrove ed anche dei commenti non disprezzabili, qualcuno ha ricordato anche per iscritto la possibilità della famosa “critica costruttiva”, che - non più difesa dall’IBP - era stata fatta propria da alcuni sacerdoti un po’ più intraprendenti della FSSP. Purtroppo tutto si è spento inesorabilmente dopo le prese di posizione del Superiore Generale ed ancor più dopo il Documento dei Superiori Riuniti. Documento definito lapidariamente da alcuni sacerdoti statunitensi della FSSP : “una capitolazione”. Anche qui però, a nostra conoscenza, il dissenso si è espresso solo in privato. Se dovessimo sbagliarci volentieri pubblicheremo una rettifica firmata. In merito alle posizioni delle Comunità Benedettine firmatarie, Le Barroux in primis, non trapela nulla per il momento, salvo l’unanime commento che, avendo grande familiarità con la lectio divina, sarebbero loro i fautori di quel profluvio di citazioni scritturali, la maggior parte delle quali riferite a sproposito. Qualcuno ha obiettato che ci sfuggirebbe il senso accomodatizio di un testo ironico, perché in fondo il Documento dei Superiori Riuniti, quando invoca pietà e misericordia, farebbe allusione alla “misericordia” tanto invocata e così poco applicata per i tradizionalisti. Evocare comunque proprio quei passaggi latitudinaristi di Amoris Laetitia, che di fatto hanno permesso ai divorziati risposati di accedere alla Comunione, per invocare misericordia anche sulla Tradizione, se è una battuta non fa ridere per niente, se è segno della pavidità di certo mondo tradizionale, fa solo piangere. Il vecchio Eleazaro del Libro dei Maccabei si rigirerà nella tomba. A cosa serve poi nascondersi dietro un dito? E’ così che si serve con amore la Chiesa nella tempesta? Oportet aliquandum excessum facere direbbe San Girolamo e Sant’ Atanasio, ripreso da San Pio X, ci ricorda che nella difesa della verità cattolica è meglio l’eccesso che il difetto, finora invece si è visto solo il politicamente corretto…
E poi chiedere misericordia e pietà, se è giusto per il peccatore in quanto tale, se è giusto per ciascuno di noi in quanto peccatori singolarmente presi, è ingiusto se preso in quanto società o sacerdoti che, pur coi propri limiti, cercano di difendere la Tradizione. “Agnosce, o christiane, dignitatem tuam”.
Per correttezza tuttavia dobbiamo aggiungere nel rispondere alla nostra lettrice che non sarebbe giusto soffermarsi solo su queste forme d’ipocrisia di quel “mondo tradizionalista” definito non sempre a torto “rallié” (in italiano diremmo “allineato”/“integrato”), cui si sono recentemente aggiunti a pieno titolo - pubblicamente e senza distinzioni - anche coloro che nel 2006 dicevano di voler avere una posizione più battagliera perché avevano ricevuto un preciso mandato da parte del Papa Benedetto XVI. Non sarebbe giusto perché sarebbe quantomeno incompleto. Infatti, attorno a Traditionis custodes, si stanno svelando molti cuori. Non ultimo quello della FSSPX bergogliana, che è la grande beneficiata del Papa dal volto latino-americano…ma dai metodi squisitamente curiali, il quale - a parole - non amerebbe “quelli che criticano il Vaticano II”.
Per chi da anni segue le vicende sa bene che Disputationes Theologicae da tempo denuncia l’esistenza di un accordo…pratico (addirittura “praticone”), tra Papa Bergoglio e la FSSPX. Quelle che erano nostre deduzioni, seppur provviste di una certa evidenza per chiunque volesse leggere le vicende con onestà intellettuale, diventano addirittura lampanti per chi oggi abbia conservato un po’ di buon senso. Nessuno infatti è riuscito a spiegarci come sia credibile che la ragione profonda di Traditionis Custodes siano le “critiche al Vaticano II” che, Dio sa quanto timidamente, possono aver espresso (ma lo hanno fatto davvero?) gli Istituti “Ecclesia Dei”.
Tra l’altro stando all’invocato pretestuoso ragionamento che grosso modo dice “siccome tra alcuni che celebrano la Messa tradizionale c’è qualcuno che insulta il Vaticano II, allora vi levo la Messa tradizionale” si potrebbe equamente rovesciare “siccome tra chi è ideologicamente fautore della Messa riformata di Paolo VI ci sono dei veri e propri eretici che negano i dogmi sanciti dalla Chiesa, allora vietiamo il Novus Ordo”, invece per quest’ultimo si parla benevolmente e ipocritamente soltanto di qualche “abuso” da correggere. Per gli eventuali eccessi di qualcuno si toglie di fatto a tutti la Messa gregoriana, per le aberrazioni degli amici modernisti, giusto un richiamo generico.
A noi sembra invece che del Vaticano II non gliene importi più nulla a nessuno, nemmeno ai progressisti, proiettati a razzo come sono sul Vaticano Terzo, ma che lo si invochi piuttosto per manovre curiali…non ultimo in vista del prossimo Conclave, che pur si tenta di ritardare.
Se il motivo di tanta repressione verso la Messa tradizionale risiedesse davvero nelle prese di posizione divisive degli “Istituti tradizionali” sull’ultimo Concilio, perché davanti alle critiche, pur non prive di fondamento, ma espresse in maniera sguaiata, talvolta urlata e in alcuni casi anche senza un’adeguata struttura teologica da parte della FSSPX, non si agisce in maniera analoga? La ragione è dottrinale o politica? Di fatto oggi gli Istituti “Ecclesia Dei” sono stati strozzati, mentre gli unici che possono continuare ad ordinare sacerdoti lecitamente e senza bisogno di lettere dimissorie per concessione di Papa Francesco, gli unici che possono confessare validamente e lecitamente senza chiedere i poteri ai Vescovi diocesani con l’accordo di Papa Francesco, gli unici che possano sposare validamente e lecitamente - dando un colpo di telefono al parroco a fine serata perché trascriva nei registri il matrimonio celebrato al mattino - in virtù di un riconoscimento reciproco col Papa di Fratelli Tutti sono proprio…i sacerdoti della FSSPX.
Ma davvero qualcuno crede che tutto ciò sia un caso o una dimenticanza di colui che, forse troppo preso dalla preparazione del futuro Conclave, si è scordato di quel che dice la FSSPX e delle sue posizioni discutibili addirittura in materi di validità dei Sacramenti “Nuovi” (ripetiamo : non “corretta espressione dell’ortodossia”, non “piena legittimità dottrinale e canonica”, ma addirittura “validità”), mentre ha schiacciato quegli Istituti che, seppure in modi diversi, hanno almeno fatto lo sforzo di tenere in piedi un accordo canonico con Roma da anni ? Ce lo potrebbe spiegare l’abbé Jean Michel Gleize che con una durezza più vicina all’ideologia che alla teologia, ha attaccato senza pietà il pur criticabile Documento dei Superiori Riuniti senza abbordare le ambiguità di casa sua? Non è forse maggiore ipocrisia atteggiarsi a inflessibili difensori del dogma senza nessun compromesso con “la Roma modernista ed apostata”, come la chiamano loro, e al contempo chiedere - ed ottenere sottobanco - tutte le suddette concessioni? Concessioni che poi non sono solo in materia di Sacramenti, ma anche molto, molto concrete. Sono addirittura immobiliari. Come può essere giunto l’avallo romano all’acquisto da parte della FSSPX - anzi alla donazione da parte dell’Istituto religioso ! - di “una delle chiese più rinomate, belle e antiche di Vienna, in una posizione privilegiata”, come dice l’abbé Frei, proprio nei giorni della redazione di Traditionis Custodes ? Come è possibile che Mons. Huonder, già Vescovo di Coira, solo il 26 agosto scorso a Wangs, confermi solennemente che la sua scelta di passare la sua pensione in una casa della FSSPX è stata pienamente avallata e condivisa da Papa Francesco? Come è possibile che Mons. Huonder celebri pontificalmente al trono, nei priorati della FSSPX e attorniato dagli Assistenti Generali della medesima società il 25 settembre 2021 con l’incoraggiamento espresso di Bergoglio e che invece i sacerdoti regolarmente incardinati debbano chiedere cento permessi e non possano più celebrare nelle “chiese parrocchiali”? Via, non prendiamoci in giro…quale cieco non vede la realtà dei fatti? Ed ora, almeno, l’abbé Gleize della FSSPX, che Don Davide Pagliarani lascia liberamente insegnare a Ecône le sue posizioni ecclesiali alquanto discutibili (e non sempre teologicamente fondate), bilanciando così “a destra” l’accordo bergogliano e tranquillizzando la “Resistenza interna”, abbia almeno la compiacenza di risparmiare la morale, giacché alcuni Superiori “Ecclesia Dei” hanno peccato di pavidità interessata, ma almeno non si sono atteggiati a inflessibili salvatori della Chiesa. E poi loro il coraggio d’un accordo alla luce del sole almeno ce lo hanno avuto, non hanno mai detto come la FSSPX che per fare l’accordo ci voleva : 1) La liberalizzazione della Messa tradizionale. Ed è uscito Traditionis Custodes. 2) Il ritiro delle scomuniche. E invece nella lettera di accompagnamento a Traditionis Custodes si è tornati a parlare di “scisma” di Mons. Lefebvre. 3) La conversione di Roma a seguito delle discussioni dottrinali. La vede Don Davide Pagliarani? E adesso, invece di prendere le distanze, l’accordo pratico tra FSSPX e Papa Bergoglio continua fino al punto da far fuori…chi faceva scomodo ad entrambi.
E aggiungiamo, quale altro inconfessabile patto si cela dietro questa promozione di fatto della FSSPX da parte di Bergoglio cui la FSSPX risponde spesso con più gratitudine e deferenza di quanto non facesse con Benedetto XVI? Ci sarà di certo un “do ut des”. Non ci saranno mica dei giochi pre-Conclave con legittimazioni incrociate di situazioni che invece sarebbero ampiamente delegittimate da ambo le parti? La FSSPX non starà mica barattando con la legittimazione di Bergoglio, criticato sì, ma riconosciuto come “indiscutibilmente legittimo”, quando invece qualche penna ha sollevato, sebbene non in forma categorica, dei dubbi (cfr. anche Che tipo di “dimissioni” sono quelle di Benedetto XVI?; Benedetto XVI nel 2017 ha dato la Benedizione Apostolica ?!? )?
Papa Bergoglio infatti in cui, caduta la maschera francescana e simpaticamente “latino-americana”, sta venendo fuori tutto il curialismo progressista italiano e tedesco, da una parte - in nome dell’unità - stigmatizza i “tradizionalisti divisivi”, dall’altra spacca ancor più la Chiesa con l’anti-Motu Proprio, cassando il Pontificato del Predecessore a colpi d’accetta e demolendo col martello pneumatico Summorum Pontificum, che - pur coi suoi limiti - era un simbolo del Pontificato benedettiano e uno degli atti più eminenti (cfr. Istruzione “Universae Ecclesiae”) del suo Magistero. Ma cosa è stato promesso all’ultimo Conclave? Quante cambiali ci sono da pagare? Quando afferma “non faccio quello che voglio, ma quello che abbiamo deciso insieme”, ragion per cui è stato eletto, a cosa si riferisce? Ma si è accordato su questo punto con tutti quelli che poi lo hanno votato o solo coi sostenitori della prima ora, ovvero il filone di ispirazione progressista gesuitico-martiniana ?
E poi cosa c’entrava quell’accusa ai Cardinali che si sarebbero riuniti per preparare un futuro Conclave durante la sua malattia? Non era stato forse lui a parlare nel 2014 di una sua presenza breve, quattro o cinque anni ? I Cardinali in questione avranno solo fatto i conti, 2013 più cinque fa 2018 e siamo nel 2021. E poi la storia del “Papato a termine” non è forse già stata quasi imposta, sebbene in diversi termini, a Benedetto XVI ? Era uno dei grandi cavalli di battaglia del Card. Martini e della Mafia di San Gallo, il Papato svilito, ed anche Bergoglio parlò lungamente di dimissioni a tempo debito, non sarà forse che più che “alcuni Cardinali mi volevano morto”, il problema sia che “se si va al Conclave adesso il Card. Tagle (o Zuppi) non vince, quindi è meglio ritardarlo”, come ci è stato autorevolmente riferito ?
E poi quella fretta nel promulgare Traditionis custodes, appena uscito dall’ospedale…non gli hanno dato nemmeno il tempo fare un po’ di convalescenza…quel far entrare immediatamente in vigore la norma, suona tanto come se bisognasse assicurarsi tutto prima che succedesse qualcosa. Un gesto prima del Conclave che desse una chiara caratterizzazione progressista, anti-benedettiana, che vincolasse il successore e che facesse un effetto, su quei tanti Cardinali provenienti “dalla fine del mondo”, magari un po’ più sprovveduti di manovre “vaticane”, di vittoria schiacciante e assoluta del fronte dell’estrema sinistra ecclesiale.
In conclusione, se questi eventi - e Dio si rivela con gli eventi - non riescono a far mettere in discussione la strada intrapresa, cos’altro ci vorrà ? Non disprezziamo queste sollecitazioni della Provvidenza, fossimo noi Cardinali, con un’immensa responsabilità, fossimo noi sacerdoti, trattati peggio degli eretici per la sola celebrazione tradizionale, fossimo noi dei semplici battezzati.
La Redazione di “Disputationes Theologicae”