Il
potere enorme della libera volontà e della penitenza
29
settembre 2020, San Michele Arcangelo
La
distruzione di Sodoma
Iddio
conosce il futuro e può liberamente scegliere di rivelare eventi
futuri, ivi comprese le catastrofi che possono abbattersi sul mondo,
lo ha fatto in passato sia nella Rivelazione pubblica (si pensi alla
distruzione di Gerusalemme, alla strage e alla dispersione del popolo
ebraico, profetizzate da Gesù e puntualmente realizzatesi nel 70 d.
C.) o nella Rivelazione privata (si pensi a quanto annunciato a
Fatima e già puntualmente realizzatosi, come la fine della Prima
Guerra mondiale e lo scoppio della Seconda, la diffusione dei funesti
errori del Comunismo e quanto ancora non è giunto a compimento, come
il Terzo Segreto).
Il
piano della Provvidenza non disdegna affatto di aggiungere alla
cosiddetta Rivelazione
pubblica - la
Tradizione e la Scrittura - le Rivelazioni
private autentiche,
che possono contenere anch’esse degli avvertimenti per la Chiesa o
per le nazioni perché si rimettano sulla retta via. Così fa spesso
Dio nell’Antico Testamento, mettendo in guardia Israele per la sua
infedeltà e minacciando il giusto castigo se il popolo non si
converte. In alcuni casi quindi l’avvenimento profeticamente
annunziato si distingue dalla sua realizzazione effettiva, senza che
ciò significhi che la predizione è falsa. Questa precisazione si
rende particolarmente necessaria in un’epoca che conosce degli
avvertimenti profetici anche autorevolmente approvati dalla Chiesa.
Un’epoca inoltre che - per la sua grave infedeltà - è
oggettivamente e tragicamente meritevole di castighi sia nel mondo
che nella Chiesa. E, se da un lato ci può essere la tendenza
razionalista a disprezzare le profezie e gli avvertimenti del Cielo
ignorandoli orgogliosamente, dall’altro può svilupparsi una
tendenza a rassegnarsi passivamente ad futuro imminente castigo,
nella convinzione dell’ineluttabilità delle pene annunciate.
Razionalismo e indifferentismo da un lato, soprannaturalismo
disordinato e pigrizia spirituale dall’altro, concorrono, per vie
diverse, a negare la cooperazione alla salvezza che Dio chiede al
nostro libero arbitrio.
In
questo articolo vorremmo offrire una breve spiegazione della
distinzione fra i diversi tipi di profezia secondo San Tommaso,
soffermandoci proprio
sulla profezia di
minaccia, messa in
relazione al piano della misericordiosa Provvidenza di Dio, perché
risalti tutto il potere che Dio affida alla nostra libera volontà
nello stornare o nel ridurre i castighi ed emerga quindi tutta la
responsabilità di ciascuno di noi, non solo dei grandi prelati o dei
governanti in genere, ma anche del più piccolo dei fedeli.
Profezia
di prescienza e profezia di minaccia
San
Tommaso d’Aquino nella Summa
Theologiae, alla
questione 174 della Secunda
Secundae, dopo aver
affrontato la natura, la causa e il modo della conoscenza profetica,
si occupa dei diversi tipi di profezia. Nel corpus
del primo articolo
afferma che vi sono profezie che descrivono l’avvenimento futuro
così come esso avverrà con assoluta certezza, e vi sono altre
profezie che descrivono quel che l’infallibile scienza divina
rivela non tanto sulla sicura realizzazione dell’evento, quanto
sull’ineluttabile rapporto fra causa ed effetto.
San
Tommaso tanto nella Summa
Theologiae che nel De
Veritate parla nel
dettaglio di tre tipologie di profezia: di predestinazione, di
prescienza, di minaccia. Quando Dio rivela degli eventi che si
compiranno per opera della sola potenza divina, come la Risurrezione
di Lazzaro o il concepimento verginale di Cristo,
sta rivelando degli eventi che “non
dipendono da noi”
ma da Lui solo, si
ha la profezia di
predestinazione. Il
termine stesso di predestinazione sottolinea il fatto che è Dio che
“prepara” e non un'altra causa, le libere scelte degli uomini non
sono coinvolte direttamente nel compimento di tali cose, Dio
“destina” e stabilisce alcuni eventi appunto.
Vi sono poi degli eventi futuri che, pur essendo legati al libero
arbitrio dell’uomo, vengono rivelati da Dio esattamente così come
si compiranno. E ciò non già per una forma di “predestinazione”,
non già perché Dio ha stabilito così, Egli non condiziona le
volontà al bene o al male. Dio, conoscendo da tutta l’eternità
quel che il libero arbitrio dell’uomo sceglierà, può rivelarne le
conseguenze così come effettivamente avverranno. Dio vede passato
presente e futuro in un solo sguardo, rivela quindi quell’avvenimento
futuro - che è “futuro”
solo per la conoscenza di noi uomini - così come effettivamente si
realizzerà, ma l’evento si realizzerà in ragione di una libera
scelta dell’uomo. E’ questa la profezia
di prescienza, che
sarebbe più corretto chiamare di “scienza” perché in Dio non
c’è un “pre-conoscere”, un “conoscere in anticipo”, ma
solo un “conoscere”.
La chiamiamo di “pre-scienza” solo per meglio distinguerla,
tenendo conto del nostro tipo di conoscenza che è nel tempo e nella
successione.
Vi
è poi anche un altro tipo di profezia, ed è appunto quello cui
facciamo particolare riferimento, ed essa non è la descrizione
dell’evento fausto o infausto come effettivamente si produrrà, ma
è la rivelazione del fatto che in
presenza di determinate condizioni
il futuro sarà ineluttabilmente in un determinato modo. Perciò la
si può chiamare profezia “di
minaccia” o
“condizionata”.
La sua realizzazione non è per forza di cose quel che viene
“minacciato”, ma l’esito dipende dagli uomini e dalle loro
scelte. In questo caso Dio non rivela contestualmente quale sarà la
libera scelta degli uomini, ma rivela solo che se
gli uomini persisteranno in quella condotta (causa), la punizione
sarà ineluttabilmente quella annunciata (effetto). Scrive l’Aquinate
: “E in tal modo
s’intende la profezia di minaccia: la quale non
sempre si compie,
ma per mezzo di essa si preannunzia il rapporto di causa e effetto”.
Dio rivela solo, appunto, il rapporto causa-effetto.
Se
quella situazione perdura, tale sarà l’esito perché tale è
l’orientamento : “Quando
la rivelazione fatta al profeta non riguarda se non l’ordinazione
delle cause, si parla di profezia
di minaccia. In
effetti, in questo caso null’altro è rivelato al profeta se non
questo: tenuto conto di ciò che ora esiste, tale persona si
orienta verso
questa cosa o verso quest’altra”.
Citiamo
alcuni esempi: 1) Profezia
di predestinazione. Il
fatto che Dio avesse scelto che il Salvatore sarebbe nato da una
Vergine per la salvezza di tutti, viene annunciato ai profeti e si
realizzerà indipendentemente dalla condotta di Israele. E’ quel
che Dio ha “destinato”. 2) Profezia
di prescienza. La
profezia della distruzione di Gerusalemme avverrà con certezza,
tuttavia essa non è “ineluttabilmente predestinata”, ma dipende
dal rifiuto volontario di Cristo da parte del popolo eletto, essa è
legata alla libera volontà d’Israele che Dio conosce, pur senza
condizionare, e che rivela in anticipo. 3) Profezia
di minaccia. Vi sono
profezie il cui esito è rivelato in maniera solo condizionata: “se
non farete penitenza, perirete tutti”
(Lc 13,5). C’è un “se”,
non tutti periremo se faremo penitenza. C’è una minaccia che
scaturisce dalla misericordia di Dio, che desidera il bene e minaccia
la punizione con largo anticipo, dando la possibilità di emendarsi.
Quindi
se la profezia non si verifica non era falsa, ma l’esito della
minaccia non si è verificato perché sono cambiati gli orientamenti
degli uomini, quindi la profezia si compie sempre perfettamente anche
nell’altro caso: gli uomini essendosi convertiti non saranno
puniti, quella condizione di colpa venendo meno, viene meno anche il
castigo rivelato da Dio e che ad essa era, questo sì,
“ineluttabilmente” collegato. Dio non ha "mutato consiglio", se ha
legato quella causa a quell’effetto e ha così annunciato agli
uomini, questo legame non muterà: “la
profezia di minaccia ha assolutamente un’immutabile verità: non
riguardo agli avvenimenti delle cose, ma in merito all’ordine delle
cause all’evento e che ci sia quest’ordine predetto dal profeta è
cosa necessaria sebbene in certe occasioni l’evento non si
produca”.
A
volte quindi la minaccia non si avvera, ma ciò non può avvenire
perché Dio “ha cambiato idea”, come certo modernismo panteista
ed evoluzionista affermerebbe. Dio non muta e Dio non inganna gli
uomini, e se un castigo - come l’eterna dannazione per il peccatore
che muore impenitente - è annunziato, avverrà così. Dio “non
muta consiglio” dice San Tommaso,
ma può e vuole “mutare la sentenza”, ovvero vuole e favorisce
che gli uomini cambino, in guisa tale che la sentenza di condanna
possa essere ritirata o attenuata, perché l’ordine delle cose da
Lui stabilito ha una verità immutabile, mentre mutabili sono le
creature e l’orientamento delle loro volontà.
E Dio tiene conto di questo mutabilità, che implica anche il
possibile miglioramento e quindi una sentenza mitigata
laddove non c’è ostinazione.
“Altri
quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”
“Fu
rivolta a Giona una
seconda volta
questa parola del Signore”: «Alzati,
và a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò».
Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. […]
«Ancora quaranta
giorni e Ninive sarà distrutta».
I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno,
vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo.[…]
Dio vide le loro
opere, che cioè si
erano convertiti dalla loro condotta malvagia,
e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare
loro e non lo fece”
(Gio 3, 1-10).
Dio
“è lento all’ira”
dice il Libro dell’Esodo (34, 6), anche perché laddove la malizia
degli uomini avesse ampiamente e ostinatamente meritato il castigo,
la sua ira diverrebbe implacabile. E lo sarà tanto di più quanto
più ci avrà avvertito, quanto più sarà venuto a cercarci “una
seconda volta”. Dopo tanti avvisi inoltre il castigo sarebbe
doppiamente meritato, primo per la condotta in sé malvagia e secondo
per l’ostinazione ai suoi ammonimenti. Ed è proprio questa la
logica dottrinale dei castighi minacciati, non ultimo dalle
Apparizioni mariane autentiche del Novecento, Fatima in
primis.
Dio
ha legato al nostro libero arbitrio quel premio o quel castigo,
poiché incontrovertibile è il nesso fra il castigo e l’ammonimento,
al punto tale che qualora il castigo si dovesse realizzare non
potremo dire che è avvenuto per altre cause. Così è per i dannati
nell’Inferno, li rode quel tarlo che ripete loro “se
brucio eternamente quaggiù è per causa mia”.
Quindi
se l’attuale situazione nella Chiesa e nel mondo intimorisce -
giustamente - anche in ragione di quanto annunciato dalle profezie
approvate dall’autorità ecclesiastica e la cui realizzazione
sembra vicina proprio per l’ostinazione delle nostre volontà,
lungi dallo scoraggiarsi o dal rassegnarsi solo all’attesa degli
eventi, resta un rimedio per tutti. Fare come gli abitanti di Ninive
e non come quelli di Sodoma. C’è un’attività che tutti possiamo
esercitare in qualsiasi situazione, ed è quella della conversione
permanente perché quei castighi, inesorabilmente
promessi se gli uomini persistono nel rifiuto della legge divina,
possono altrettanto inesorabilmente
essere evitati o ridotti proprio per quel citato rapporto
causa-effetto, poiché come dice l’adagio rimuovendo la causa si
rimuove l’effetto (remota
causa removetur effectus).
In
più va ricordato in proposito proprio a tali minacce profetiche, che
Dio pur non “mutando
consiglio” non
vincola la sua clemenza a calcoli da razionalismo matematico. E anche
la Scrittura ci ricorda che non richiede in strettissima giustizia la
conversione di tutto il popolo perché esso non sia punito, ma -
quando la conversione del Capo e con esso di tutta la società sembra
impossibile - apprezza anche la conversione e l’offerta di quei
pochi che vogliono offrirsi. Il dogma della Comunione dei Santi fa sì
che quei benefici guadagnati da pochi si riversino su tutti. Così
intercedeva Abramo per Sodoma (Gn 18, 20-33): «“Se
vi saranno cinquanta giusti in questa città periranno anch’essi?
Non risparmierai tu la città se vi si troveranno?”
(…) Gli rispose il
Signore: “Se
troverò in Sodoma, in tutta la città cinquanta giusti, perdonerò
in grazia di loro a tutta la città”. Ed Abramo continuò: “[…]
che farai se sono cinque meno di cinquanta? Se sono quarantacinque
distruggerai tutta la città?”. Disse il Signore: “Non la
distruggerò se ve ne trovo quarantacinque”».
Ed Abramo insiste, se fossero solo
quaranta, se fossero
solo trenta
e se fossero solo
venti? E ad ogni volta
risponde il Signore che “per
amore di quei giusti non distruggerà la città”
ed infine “Ti
supplico Signore non t’adirare se parlo ancora una volta. E se
fossero solo dieci?”.
Disse: “per quei
dieci non la distruggerò”.
Ma Sodoma non ascoltò.
Don
Stefano Carusi